Amarcord: aggressioni, infortuni e stregoni, la carriera agitata di Saliou Lassissi

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Esistono infortuni e scene che restano impresse nella memoria della gente, situazioni che rendono celebri anche calciatori poco conosciuti. Infortuni da cui qualcuno riparte e qualcuno no, qualcuno torna grande e qualcuno si accontenta di vivacchiare a livelli inferiori. A Saliou Lassissi, difensore ivoriano, un infortunio ha interrotto una carriera ambiziosa, gettandolo in un tunnel dal quale è riemerso a fatica e dopo contenziosi burocratici e morali.

Saliou Lassissi nasce in Costa d’Avorio a Abidjan, il 15 agosto 1978. Alto e forte fisicamente, Lassissi gioca a calcio e lo fa da difensore centrale, ha prestanza atletica e visione di gioco, da molti è indicato come una delle migliori promesse del calcio internazionale, tanto che a neanche vent’anni il ragazzo viene individuato dalla Juventus che gli fa firmare un precontratto, approfittando anche della doppia cittadinanza (ivoriana e francese) del calciatore. La grana scoppia quando Luciano Moggi, allora direttore generale juventino, si accorge che Lassissi ha firmato anche il rinnovo di contratto col Rennes, società della serie A francese con la quale gioca, e decide di ritirare l’offerta del club piemontese sottolineando l’inaffidabilità e la poca serietà del difensore. E’ il primo campanello d’allarme che suona alle orecchie degli esperti che notano qualità tecniche importanti dello stopper africano ma anche un carettere un po’ turbolento. Nell’estate del 1998, però, Lassissi approda comunque in Italia perchè lo acquista il Parma di Tanzi, convinto di tirar su l’erede di Lilian Thuram; gli emiliani lo fanno ambientare con calma e Lassissi esordisce anche in serie A il 20 settembre 1998 durante Venezia-Parma 0-0. Ma lo spazio si riduce, il Parma è una squadra che lotta per lo scudetto e un calciatore giovane ha poche possibilità di mettersi in luce, così la società gialloblu decide di girarlo in prestito alla Sampdoria nel mese di ottobre.

La compagine ligure sta attraversando una stagione particolare con l’eliminazione in estate dall’Intertoto e un campionato partito col piede sbagliato e che ha in poco tempo spedito i blucerchiati in zona retrocessione. Lassissi arriva a Genova come buon rinforzo per la difesa, ma il suo carattere e la sua irruenza lo portano in breve a qualche guaio per lui e per la squadra: a novembre, durante Sampdoria-Salernitana, il difensore ivoriano viene espulso dopo un violento battibecco a gioco fermo con Gennaro Gattuso e squalificato per tre giornate. Il campionato della Sampdoria, nel frattempo, prosegue con qualche alto e troppi bassi, la serie B diventa uno spettro ingombrante e nel girone di ritorno i genovesi sono costretti a vincere ogni domenica per evitare una clamorosa retrocessione, come ad esempio la gara contro l’Inter a marzo: a Marassi la Sampdoria deve vincere a tutti i costi, ha perso diverse gare, compresa quella di Roma contro i giallorossi, nella quale Lassissi ha realizzato il momentaneo 1-1 segnando il primo gol in serie A. Sampdoria-Inter finisce 4-0 e verrà ricordata come la partita di Vincenzo Montella, autore di una tripletta, e come la partita della grande illusione doriana che, nonostante l’exploit contro i nerazzurri, porterà la formazione ligure in serie B. Ma Sampdoria-Inter sarà anche ricordata come la gara della follia di Lassissi che durante l’incontro e a seguito di una scaramuccia fra calciatori delle due squadre, irrompe nel capannello mettendo le mani al collo all’attaccante interista Nicola Ventola; l’arbitro interviene sventolando il cartellino rosso sotto il naso del difensore africano che però non ha ancora finito di sfogare la sua rabbia: il compagno di squadra Francesco Palmieri prova a calmarlo, ma Lassissi aggredisce anche lui gettandolo a terra. Si buscherà altre tre giornate di squalifica e a giugno, dopo la retrocessione della Sampdoria, tornerà a Parma per fine prestito e giocherà 14 partite nel campionato 1999-2000, intervallate da un ritiro con la nazionale ivoriana nel quale fa parlare di sè quando spacca il labbro ad un compagno di squadra con una testata e dopo un passaggio sbagliato. Escluso dalla nazionale e fermato dalla polizia, Lassissi viene costretto a seguire un corso di istruzione civica e a scusarsi in diretta tv con l’intera nazione.

Nell’estate del 2000, il Parma, non convinto dal carattere di Lassissi, lo cede ancora in prestito alla Fiorentina dove diventa il primo calciatore africano della storia viola e dove chiude la stagione con 14 presenze, una rete e la vittoria della squadra gigliata in Coppa Italia. Il difensore risulterà uno dei migliori dell’annata, tanto che la Roma neo campione d’Italia decide di chiederlo nel maxi scambio col Parma che a luglio del 2001 coinvolge anche Gurenko, Mangone e Poggi, passati dalla capitale in Emilia, oltre a Fuser, Longo e appunto Lassissi che intraprendono il percorso inverso. E’ l’occasione della vita per un calciatore di 23 anni, chiamato a giocare con la squadra in quel momento più forte d’Italia, allenata da uno dei migliori tecnici d’Europa, Fabio Capello, che annuncia come i giallorossi puntino al bis scudetto e ad arrivare il più avanti possibile anche in Coppa Campioni. Il 7 agosto 2001, in una calda serata d’estate, la Roma ospita allo stadio Olimpico il Boca Juniors per la classica presentazione della squadra al pubblico in vista dell’inizio della nuova stagione; il clima è particolare, la Roma ha lo scudetto sulle maglie, il presidente Franco Sensi è visibilmente emozionato nel presentare al centro del campo i vecchi e i nuovi calciatori, i tifosi sono esaltati ma anche rabbiosi nei confronti del tecnico del Boca, Carlos Bianchi, che in patria è un guru ma che a Roma ricordano alla guida dei giallorossi nella pessima annata 1996-97, chiusa a metà classifica e con l’allenatore argentino che voleva cedere Francesco Totti. Cori per la Roma e contro Bianchi nella curiosa serata romana che precede quella che dovrebbe essere una semplice amichevole.

Tutto scorre tranquillamente, quando un’innocua azione difensiva della Roma provoca ciò che segnerà per sempre la carriera di Lassissi. In occasione di un ripiegamento difensivo della formazione di Capello, Lassissi riceve palla ed inizia a proteggerla per effettuare poi un retropassaggio al portiere, quando improvvisamente l’attaccante del Boca Juniors Daniel Barijho entra in scivolata con troppa foga e colpisce la gamba sinistra del difensore ivoriano: l’intervento è duro, l’arto di Lassissi esegue una torsione innaturale e il calciatore si accascia a terra contorcendosi per il dolore e tenendosi la gamba con entrambe le mani. L’urlo di Lassissi è talmente forte che lo sentono anche i tifosi più vicini alla tribuna, i compagni di squadra si accorgono della gravità della situazione e richiamano a gran voce l’attenzione dei medici sociali che accorrono in soccorso del difensore che intanto continua a strillare per il dolore. Il responso è frattura della tibia e del perone, i tempi di recupero vengono stimati in circa 7 mesi; Lassissi è triste e arrabbiato, ma determinato a tornare, anche a costo di sacrificare una stagione intera pur di tornare in forma e pienamente ristabilito. Inizierà per lui invece un calvario che andrà oltre l’infortunio alla gamba.

All’inizio di settembre, infatti, il calciatore lascia la clinica romana Villa Stuart dove era ricoverato, poichè, a suo dire, i medici gli somministravano le pillole sbagliate. La Roma si irrita, soprattutto perchè non avvisata per tempo, la dirigenza giallorossa emette un comunicato secondo cui Lassissi ha lasciato di sua volontà la struttura medica senza avvertire la propria società di appartenenza. Le condizioni fisiche del difensore, intanto, non migliorano ed il recupero è più lento del previsto, tanto che le immagini di Lassissi sono poco rassicuranti: le stampelle sempre presenti, un lungo e vistoso cerotto sulla gamba sinistra, lui chiuso in casa, immalinconito e perennemente steso sul divano di casa a seguire la televisione francese. Si apre poi un contenzioso con la Roma, perchè il procuratore di Lassissi, Antonio Caliendo, esce allo scoperto e afferma: “Il mio assistito è stato curato male, le colpe sono della società giallorossa in qualità del responsabile sanitario Brozzi che oltretutto in tutti questi mesi non ha mai telefonato al calciatore per informarsi sulla riabilitazione”. La Roma ribatte che Lassissi è scappato dalla clinica senza motivo, mentre il calciatore sostiene che gli venivano somministrati, come detto, farmaci sbagliati; il difensore e il suo agente sospettano che la società stia approfittando della situazione per rompere il contratto con lui e non pagarlo più; Lassissi rivela che in allenamento Fabio Capello lo rimproverava e non si fidava di lui, forse la Roma ha colto la palla al balzo per liberarsi di un atleta poco convincente dal punto di vista caratteriale.

Il fisico di Lassissi ricomincia a rispondere, il difensore ivoriano si sottopone a qualunque tipo di cure, qualcuno sosterrà di averlo visto da stregoni e fattucchiere, lui ammette di aver fatto punture di ogni tipo, fatto sta che dopo oltre un anno di inattività il calciatore sembra pronto per tornare in campo, ma la Roma è di diverso avviso ed impedisce allo staff tecnico di mandarlo in campo anche nelle partite con la squadra Primavera. A gennaio del 2003, Lassissi afferma che la Roma ha smesso di pagarlo da giugno nonostante il contratto sia in vigore per ancora un anno e mezzo; il giocatore afferma di essere perfettamente guarito e che la società ha impedito a Fabio Capello di prenderlo in considerazione anche per le partitelle amichevoli, tanto che in un’intervista dice: “Non sogno la Coppa dei Campioni, sogno l’amichevole della settimana prossima contro il Frosinone”. Il contenzioso con la Roma prosegue nei tribunali anche dopo la scadenza del contratto nel 2004 e alla fine Lassissi ottiene ragione e il pagamento degli emolumenti residui. Ma rientrare nel giro del calcio è difficile per un calciatore fermo da così tanto tempo, il difensore africano implora chiunque di dargli una possibilità: “Giocherei anche gratis in Italia – ammette da svincolato mentre gioca tornei di periferia a Parigi – ma accetterei anche Francia, Grecia, Turchia, Portogallo, va bene qualsiasi destinazione pur di tornare a giocare”.

Tre presenze nella serie B Svizzera nel Bellinzona dove il futuro allenatore della Lazio Valdimir Petkovic lo mette fuori squadra dopo una partita persa per due errori commessi che causano la sconfitta degli elvetici. L’allora compagno di squadra Andrea Conti, figlio di Bruno e fratello di Daniele, dirà che Lassissi si era integrato poco col gruppo, sta di fatto che il difensore africano lascia anche Bellinzona e si accorda coi dilettanti francesi dell’Entente con cui giocherà nella stagione 2007-2008 prima di chiudere la carriera in Polonia, nella squadra amatoriale del Sokol Skromnica. Una carriera conclusa nel 2012 e caratterizzata da un unico ma tormentato infortunio che ne ha interrotto un’ascesa che qualcuno aveva ritenuto comunque impossibile per via di un carattere turbolento, ma che Saliou Lassissi avrebbe volentieri provato a scalare, prendendosela magari con sè stesso e non con un destino beffardo che gli ha chiuso a neanche 25 anni la porta del grande calcio.

di Marco Milan

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