Amarcord: Cristiano Scapolo, troppo talento per affermarsi

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Il nome di Cristiano Scapolo dirà poco ai più giovani, ma farà balenare qualche ricordo a chi di anni ne ha qualcuno in più. Perché Scapolo è sempre stato considerato un talento puro, cristallino, tecnica sopraffina, sinistro vellutato, doti che lo avrebbero potuto portare in alto ma che, al contrario, ne hanno aumentato le aspettative senza che il calciatore abbia mai raggiunto i livelli sperati.

Cristiano Scapolo nasce a Varese il 5 ottobre 1970, alto 1 metro e 75 non snellissimo, ma dotato di un piede sinistro da far invidia ai più grandi. Il suo ruolo è il centrocampista, può muoversi lungo l’intera linea mediana e possiede un notevole tiro dalla distanza. Tifosissimo dell’Inter, Scapolo entra a far parte proprio del settore giovanile neroazzurro e di lui si dice un gran bene fin dall’inizio, anche perché è puntuale e con la testa sulle spalle, ha come unica pecca una lieve tendenza a mettere peso, ma per il resto è tranquillamente giudicabile come promessa del calcio italiano. Nell’estate del 1989, Scapolo è un perno della Primavera interista con cui ha appena vinto il titolo di categoria e l’allenatore della prima squadra, Giovanni Trapattoni, lo tiene d’occhio e spesso lo fa allenare con i grandi. L’Inter è campione d’Italia in carica, ma il campionato 89-90 si sta rivelando più complicato del previsto per i nerazzurri che faticano a tenere il passo di Napoli e Milan, uscendo quasi subito dalla lotta scudetto. Tuttavia, il 4 febbraio 1990, nella gara che la compagine milanese gioca in casa contro l’Ascoli, Scapolo va in panchina a causa pure di numerose assenze, e addirittura entra nel corso del secondo tempo facendo così il suo debutto in serie A a 19 anni.

Rimarrà la sua unica presenza con la maglia dell’Inter, perché la stagione successiva va a giocare in prestito al Vicenza in serie C1 che lo acquista poi definitivamente. In Veneto, Scapolo gioca due anni realizzando pure 4 reti, ma è nell’estate del 1992 che la sua carriera vive una fase di svolta quando è acquistato dal Ravenna che milita sempre in C1 ma che dominerà la stagione conquistando la sua prima storica promozione in serie B. Scapolo è uno dei grandi protagonisti della squadra romagnola grazie anche ai suoi 5 gol in 31 presenze che gli valgono non solo la promozione, ma addirittura il doppio salto perché a giugno del 1993 lo compra l’Atalanta, spinta anche dal nuovo allenatore Francesco Guidolin che era proprio il tecnico di quel Ravenna. Dalla C1 alla A in una sola estate, possibile? Per molti, Scapolo soffrirà di vertigini, per Guidolin assolutamente no perché il ragazzo ha talento e personalità. A ricacciare in gola i dubbi degli scettici, poi, ci pensa lo stesso centrocampista che va in gol già alla prima giornata quando l’Atalanta, sul campo neutro di Bologna, travolge per 5-2 il Cagliari. Passano appena due settimane e Scapolo si ripete segnando anche alla Reggiana e candidandosi come rivelazione del campionato.

Ma Guidolin dura poco sulla panchina bergamasca: il tecnico veneto è esonerato in autunno e al suo posto arriva la coppia Valdinoci (che ha il patentino) Prandelli, un altro che coi giovani sa lavorare benissimo. Il campionato dell’Atalanta sarà un calvario, nonostante un organico più che buono, chiudendosi con un’amarissima retrocessione; per Scapolo, però, 16 presenze e 2 reti, un buon bottino, anche se visto l’inizio ci si poteva aspettare di più. Il ragazzo viene confermato anche per l’annata successiva in serie B quando in panchina a Bergamo torna Emiliano Mondonico. Il campionato inizia male, nelle prime giornate i nerazzurri sono addirittura in zona retrocessione, poi ingranano la marcia giusta, scalano la classifica e alla fine tornano in serie A. Scapolo segna 2 gol nelle prime 2 giornate contro Chievo ed Ascoli, e alla fine ne realizzerà 4 colpendo anche Venezia ed Acireale (rete decisiva all’89’). Nell’estate del 1995 lo acquista il Bologna che è neo promosso in serie B e che ha velleità di centrare la seconda promozione consecutiva; inizialmente, Scapolo non vorrebbe scendere ancora di categoria, vuole la serie A, ma il progetto dei felsinei lo convince e, a conti fatti, la scelta si rivelerà vincente.

Di Cristiano Scapolo si continua a parlare come di un enorme talento a cui, però, manca qualcosa per emergere definitivamente, forse a livello fisico, forse potrebbe segnare di più, forse non ha una collocazione tattica ben precisa risultando una specie di anarchico del centrocampo. Fatto sta che il Bologna di Renzo Ulivieri se lo porta a casa e, come al solito, Scapolo segna alla prima giornata contribuendo al successo per 2-0 dei rossoblu ad Andria. Il campionato del Bologna è una sinfonia, la squadra emiliana assume il comando del torneo e vola trionfalmente verso il ritorno in serie A dopo 5 anni, celebrato ufficialmente il 2 giugno 1996 dopo la vittoria in extremis contro il Chievo. Scapolo è un protagonista clamoroso della promozione, abbina colpi di genio a visione di gioco e ci aggiunge pure 6 reti. Ora sì che merita la serie A ed il Bologna certo non se lo lascia sfuggire, anche perché la squadra di Ulivieri ha discrete ambizioni pure in massima serie, si rinforza e sfiora addirittura l’accesso in Europa. Il 2 febbraio 1997, Scapolo sigla la sua prima doppietta in serie A nel 6-1 del Bologna al Verona, realizzando pure un eurogol al volo, ovviamente di sinistro. A fine anno le reti saranno 5 più 2 in Coppa Italia ed il suo nome è in cima alla lista delle grandi squadre.

Quel campionato 96-97, infatti, ha posto l’ex atalantino alla ribalta anche in serie A, ha giocato benissimo, è padrone del centrocampo bolognese e sa fare tutto, gol, assist, recupero palla, magari non sarà velocissimo ma è dotato di grande intelligenza, in molti chiedono al commissario tecnico della Nazionale Cesare Maldini di dargli una possibilità. Nell’estate del 1997, Cristiano Scapolo firma con la Roma di Zeman che lo aveva già bloccato la stagione precedente quando non era ancora chiaro chi ci sarebbe stato in panchina. Scapolo esordisce con la maglia giallorossa già alla prima giornata, il 31 agosto 1997, subentrando nel corso del secondo tempo a Eusebio Di Francesco nel 3-1 romanista in casa dell’Empoli. Può essere questo l’anno della sua definitiva consacrazione, magari della convocazione in Nazionale, anche perché naturalmente giocare nella Roma consente maggiore visibilità e anche in campo le occasioni possono aumentare, anche in considerazione del fatto che una squadra allenata da Zeman è inevitabilmente votata all’attacco.

Ma le cose si mettono male per Scapolo che incomincia quasi subito a soffrire di pubalgia: una settimana si allena, poi è costretto a fermarsi, riparte e sente nuovamente dolore. La Roma, nel frattempo, trova il suo assetto tattico e la stagione dei giallorossi è buona, per Scapolo le porte sembrano chiudersi, mentre i cancelli dell’infermeria lo accolgono sempre a braccia aperte. A fine stagione, le presenze saranno appena 8, di cui 7 in campionato e una in Coppa Italia; troppo poco per meritarsi la conferma, così passa al Napoli che nel frattempo è precipitato in serie B e che vuole ripetere l’impresa del Bologna, tanto che chiama in panchina Ulivieri che, a sua volta, si affida ancora a Scapolo per imitare quanto fatto in Emilia. Ma l’annata dei partenopei sarà deludente col nono posto finale ed Ulivieri esonerato a stagione in corso; per Scapolo, 2 reti in 25 presenze e l’etichetta di giocatore sul viale del tramonto che ormai iniziano troppo spesso ad appiccicargli addosso. L’ex atalantino ha quasi 30 anni, il treno per il grande calcio è passato, del suo talento parlano in pochi, perfino la serie A sembra un miraggio lontano. Così decide di restare a Napoli dove nel frattempo è arrivato Walter Novellino, specialista in promozioni; ma Scapolo vivrà la stagione (trionfale per i partenopei, promossi in serie a) in ombra, senza reti (una sola, in Coppa Italia contro il Bari) e con la valigia pronta per partire in estate.

E’ il 2000, ormai Scapolo sa che è costretto ad accontentarsi e torna a Ravenna in serie B. Sarà un autentico calvario quello dei romagnoli, retrocessi a fine campionato e dritti verso il fallimento; Scapolo, leader della squadra ma impotente nei confronti di una situazione drammatica anche oltre il campo, segna 2 reti contro Genoa e Pescara, poi in estate scende ancora di categoria giocando dal 2001 al 2004 con il Legnano e poi per qualche mese con il Meda, dopodiché, anche per continui guai fisici, appende gli scarpini al chiodo a 34 anni intraprendendo la carriera di allenatore grazie al progetto giovani del Milan che lo porta negli Stati Uniti dove sposa una donna americana e dove resta a vivere e a lavorare, affermandosi come tecnico delle giovanili e promuovendo il calcio statunitense, parlando prima di altri di calciatori che poi si sono affermati anche in Europa come Pulisic e McKennie. I giovani che allena non lo hanno conosciuto da calciatore, ma quando in campo Scapolo mette la palla a terra e la colpisce col suo sinistro, restano incantati e in molti ne invidiano il talento.

Bologna, sì, un paio di stagioni da protagonista, eppure da Cristiano Scapolo ci si aspettava di più, è sempre stato troppo bravo per poter giocare in squadre di livello inferiore alle grandi. Magari qualche aspettativa in meno e un pizzico di fortuna in più nell’anno di Roma avrebbero regalato al centrocampista una carriera diversa, forse con almeno una chiamata della Nazionale. Pazienza, è andata così e il nome di Cristiano Scapolo resta comunque nel cuore degli appassionati e degli amanti del talento puro.

di Marco Milan

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