Come ha raccontato la tv la Giornata della Memoria

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Auschwitz_I_entrance_snow27  gennaio 1945. Le porte di Auschwitz vengono aperte ed emerge la follia nazista. Da quel giorno sono passati 70 anni: pochi per rimarginare le ferite ed eliminare la vergogna per quel che il genere umano è stato in grado di compiere,  ma abbastanza per rischiare di dimenticare ciò che è accaduto.

Il 27 gennaio di ogni anno Capi di Stato,istituzioni, cittadini e mezzi di informazione si impegnano per scongiurare questo pericolo. Tra questi, la televisione, il cinema e le arti visive tout court si confermano strumenti fondamentali per alimentare la consapevolezza degli errori del passato. Le immagini, infatti, hanno un potere comunicativo talvolta maggiore delle parole: investono pienamente lo spettatore, lo scuotono, lo sconvolgono, generando pathos e catarsi. Le immagini restano impresse, soprattutto quelle vere, girate realmente tra i corpi ammassati,  vivi e morti.

La televisione è il mezzo certamente più adatto per sfruttare pienamente il potere evocativo dei documenti visivi. Percepita fin dalla sua nascita come rivoluzione democratica dell’informazione, essa può parlare a tutte le persone, giovani, anziane, istruite, analfabete e, in queste occasioni celebrative, la sua influenza e il suo potere informativo superano quelli degli altri mezzi di comunicazione visiva.
Per questo, lo scorso 27 gennaio, tutte le reti televisive hanno contribuito a ricordare la Shoah con una programmazione dedicata. In alcuni casi, questo contributo si è esteso anche oltre la Giornata della Memoria, proponendo programmi, testimonianze, omaggi anche nei giorni successivi o precedenti quella data. Parliamo, per esempio, dei canali specializzati della Rai, che hanno commemorato la “settimana della memoria”, scegliendo di dedicare la maggior parte del palinsesto settimanale al ricordo delle vittime dei crimini nazisti. In particolare, le reti Rai dedicate alla cultura (Rai 5, Rai Storia e Rai Scuola),hanno proposto approfondimenti, film e documentari nei giorni tra il 21 e il 30 gennaio. Dallo spettacolo teatrale Canto del Popolo Ebraico massacrato, al concerto Tutto ciò che mi resta, per concludere con Primo Levi: il Volto e la Voce, il palinsesto Rai 5 è stato denso di appuntamenti e ha divulgato contributi provenienti da ogni forma di comunicazione culturale: musica, teatro e cinema hanno trovato posto nella programmazione e hanno, così, partecipato alla causa della memoria. A ciò si aggiungano gli appuntamenti di Rai Storia e Rai movie, nonché quelli delle emittenti “sovrane” Rai1, Rai2 e Rai3 (qui l’intera programmazione).
A partire dal 22 gennaio, infatti, sono stati vari e significativi i momenti di commemorazione delle vittime della Shoah: gli spazi speciali riservati al tema in questione durante i programmi Domenica In e Unomattina, la puntata in prima serata della Grande Storia dedicata al documentario In nome della razza.Auschwitz, Mengele, SS,  le testimonianze raccolte da Israel Moscati, il ciclo omaggio a Primo Levi, sono solo alcuni esempi del grande progetto attuato dall’emittente televisiva statale per assolvere pienamente il suo compito di servizio pubblico. Le proposte citate, inoltre, mettono in evidenza la volontà di utilizzare tutti i mezzi della cultura in chiave commemorativa: film, interviste, documentari, spettacoli teatrali, concerti, tutte espressioni visive e comunicative unite per un unico scopo.

Attraverso la scelta di dedicare spazi ampi e variegati al ricordo delle vittime del genocidio nazista, la Rai ha voluto amplificare e rendere note le proposte celebrative provenienti da ogni ambito culturale e informativo; nessuna forma di arte è rimasta indifferente di fronte alla necessità di ricordare ciò che è stato e il servizio pubblico televisivo è stata la cassa di risonanza di tutte queste espressioni. Accanto a questo compito di divulgazione, la Rai non ha dimenticato i suoi “impegni” istituzionali trasmettendo la cerimonia di celebrazione del Giorno della Memoria in diretta  dall’aula di  Montecitorio.

I contributi provenienti dall’emittente privata Mediaset sono stati ugualmente degni di nota, anche se hanno mantenuto un profilo meno eclettico e più limitato rispetto alle proposte Rai. Il motivo di tale ristrettezza è da rintracciare anche nell’assenza di canali Mediaset (ci riferiamo all’offerta esclusa dalla logica pay tv) paralleli a Rai Storia, Rai 5 o Rai Scuola. Il contributo dell’emittente privata si è espresso soprattutto tramite l’inserimento di grandi film dedicati all’argomento nel palinsesto di Rete 4 e Iris e quest’ultimo canale, in particolare, ha manifestato  pienamente la sua funzione: divulgare il  grande cinema sul piccolo schermo. Il pianista, Il Servo svedese, Schindler’s List sono soltanto alcune delle proposte messe in campo da Mediaset. Degni di nota sono gli ascolti registrati per Il bambino con il pigiama a righe, andato in onda martedì 27 gennaio in prima serata su Rete 4: con 3.456.000 telespettatori, e il 12.47% di share, il film ha raggiunto percentuali e numeri insoliti per la rete in questione.

Tuttavia, il dato davvero rilevante da evidenziare è l’impegno del mezzo televisivo in tutte le sue forme e le sue scelte di onorare, rispettare e commemorare la giornata del 27 gennaio. Non bastano le iniziative particolari, chiuse tra le mura di cinema, teatri o Auditorium. Non bastano i minuti di raccoglimento. Non bastano le commemorazioni ufficiali. Occorre un mezzo che riunisca tutte queste espressioni e le proponga all’intera Nazione, affinchè le possa apprezzare e possa sentirsi intimamente coinvolta da ognuna di esse. Soltanto con una cassa di risonanza come la televisione, accompagnata ormai anche dalla dimensione web, è possibile generare la consapevolezza degli orrori passati ed eliminare tutti quei miseri atteggiamenti di negazionismo e oltraggio che, rinnegando la storia, ancora offendono vittime e superstiti.

(di Giulia Cara)

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