Paolo Gentiloni, ex Ministro degli Esteri, è il nuovo premier incaricato da Mattarella
Forza Italia dice “no” a un governo di larghe intese; M5S e Lega Nord non si presentano alle consultazioni. Priorità alla legge elettorale
Dopo le dimissioni di Matteo Renzi che aveva legato le sorti del “suo” governo al Referendum Costituzionale, per il quale gli italiani chiamati al voto il 4 dicembre hanno detto “no”, si è scatenata la bufera. Tuttavia si tratta della crisi di governo più breve della storia della Repubblica italiana: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha nominato l’ex Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, per occupare il posto di capo del governo.
Chi è Paolo Gentiloni
Classe 1954, moderato, politico di lunga data e grande capacità di mediazione: queste le doti riconosciute al Ministro degli Esteri uscente cui è toccato il compito di formare un nuovo governo. Un trascorso importante: educazione cattolica, scuola montessoriana, Paolo Gentiloni fa il suo esordio in politica nelle fila della sinistra extraparlamentare entrando in contatto con il Movimento Studentesco. Da lì la sua carriera prosegue con l’adesione al movimento ambientalista di Legambiente diventando direttore della rivista “Nuova ecologia” e nel 1990 diventa giornalista professionista. Sono gli anni della “liaison” con Francesco Rutelli: Gentiloni, infatti, è il suo portavoce quando viene eletto Sindaco di Roma e diventa un punto di raccordo tra Campidoglio e il mondo romano, fino a diventare assessore al Giubileo nel 2000. L’anno successivo entra in Parlamento nelle liste della Margherita diventando responsabile della comunicazione. Ricandidato nel 2006, entra nel governo guidato da Romano Prodi con l’incarico di ministro delle Comunicazioni. Da qui alla fondazione del Partito Democratico il paso è breve; nel 2012 si candida alle primarie per il primo cittadino di Roma con il sostegno dell’ala renziana del partito, ma viene sconfitto da Ignazio Marino e Davi Sassoli. Nel 2013 è rieletto in Parlamento, questa volta entrando in commisione Affari Esteri prendendo il posto di Federica Mogherini quando quest’ultima viene eletta Alto Rappresentante Ue.
Nuovo esecutivo: gli scenari
Un percorso costellato da diversi incarichi che culmina con l’ultimo, non meno importante, di ricostruire una nuova squadra di governo che consenta al Paese di affrontare le sfide che incombono: dal capo Mps, al G7, fino alla nuova legge elettorale che chiamerà di nuovo gli italiani al voto. L’ex titolare della Farnesina nelle scorse ore ha dichiarato: “Non per scelta, ma per senso di responsabilità, ci muoveremo nel quadro del governo e della maggioranza uscente”. Nel pomeriggio di domenica 11 dicembre, infatti, ha tenuto le prime consultazioni a Montecitorio con le diverse rappresentanze politiche ma il primo obiettivo resta quello di formare il nuovo esecutivo in tempi brevi in vista di importanti appuntamenti, primo fra tutti il Consiglio Europeo che si terrà giovedì 15 dicembre. E dal piano europeo alla politica interna: il neo presidente del Consiglio dovrà cercare di ricucire lo strappo che si è creato, già durante la campagna referendaria, all’interno del Pd con la minoranza dem la quale però non sembra ben disposta al dialogo. L’offerta a Gianni Cuperlo di entrare nel nuovo esecutivo come Ministro dell’Istruzione è stata declinata.
Divisioni interne a parte, Gentiloni ha promesso tempi brevi e quindi al più tardi martedì 13 dicembre preparerà la lista dei ministri e scioglierà la riserva, per arrivare a giurare entro mercoledì 14 e presentarsi forte in Europa. Poi ci sarà il passaggio della fiducia –la stessa maggioranza che de facto ha sostenuto il governo Renzi viste le posizioni degli altri partiti. Continua infatti la battaglia sul fronte dell’opposizione: da Forza Italia che nega la disponibilità per formare un governo di larghe intese, al Movimento Cinque Stelle che cavalca l’onda e non si presenterà alle consultazioni con il neo premier. “Gentiloni non rappresenta nessuno” ha affermato il pentastellato Alessandro Di Battista che ha poi aggiunto, “Noi faremo di tutto per andare al voto prima possibile”, chiudendo così la porta a qualsiasi collaborazione sulla legge elettorale. I grillini chiedono infatti di aspettare la sentenza della Consulta sull’Italicum per poi tornare alle urne.
Dura anche la posizione del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, che ha dichiarato: “Non riconosciamo alcuna legittimità a Gentiloni e al suo governo. Non abbiamo tempo da perdere in inutili consultazioni. L’unica risposta che vogliamo ascoltare è la fissazione della data per le elezioni politiche”.
(di Anna Piscopo)