Donne, a Roma Tor Vergata il convegno “Stanche di subire”

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di Eloisa De Felice

“Ne il trucco ne le maniche lunghe possono coprire i lividi. Non sono potuta andare a lavoro perché temevo che qualcuno se ne accorgesse. So che è pentito perché mi ha mandato dei fiori. Come posso da sola andare avanti se lo lascio? Oggi è un giorno speciale perché è il mio funerale e ho ricevuto dei fiori. Se avessi chiesto aiuto non avrei ricevuto dei fiori”. Con questo passo, tratto da “Oggi ho ricevuto dei fiori”, la Professoressa Laura Silvestri, della cattedra di Letteratura e Lingua Spagnola, ha ufficialmente aperto il convegno “Stanche di Subire”, tenutosi il 25 novembre scorso, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tor Vergata.

Con l’attivo contributo dell’Associazione M. A. R. E. L. (Movimento Attività Riabilitative Espressive Ludiche) e in collaborazione con la Compagnia “Ottavo Atto”, l’iniziativa intendeva inserirsi tra le attività organizzate all’interno della “Giornata Internazionale Contro la Violenza di Genere”.

Il Comune di Roma con l’Assessorato alle politiche culturali e Sovrintendenza ai Beni culturali non ha fatto mancare il proprio patrocinio al convegno che ha visto la partecipazione di ben 400 studenti delle classi quinte delle scuole Sandro Pertini, Edoardo Amaldi, Lombardo Radice, Enrico Fermi e dei loro docenti.

“I giovani sono l’opportunità su cui puntare. Voi giovani siete depositari del futuro. Voi potete cambiarlo, in meglio, anche approfondendo queste tematiche che non sono solo un qualcosa di rituale”. Così Gabriella Giganti, delegata del Rettore per le Pari Opportunità, ha sinteticamente spiegato il perché di questi ragazzi e di questa giornata presso l’Università. Anche Carmine Giammarini, Preside dell’Istituto tecnico Enrico Fermi, ha rincarato: “Questi momenti sono di altissima formazione per i nostri giovani. Pur nella povertà dei mezzi, comunque, bisogna andare avanti. Per loro”. Così come Angela Picca, Preside dell’Istituto Pertini: “Qualsiasi cosa purché faccia crescere i nostri studenti e le loro speranze per il futuro”.

Giovani uomini impegnati nella comprensione dell’altro sesso. Madri, sorelle, giovani donne, diverse per biologia ma per tanti versi uguali a loro. Anche la donna può violentare. Come? Con le parole e con la sua caparbia capacità linguistica, molto più sviluppata di quella dei maschi, inutile negarlo.

L’uomo vive lo spazio, mentre la donna il tempo, tramite la gestazione e la formazione della coscienza, che, giorno per giorno, promuove presso i figli. L’uomo non riesce a vivere bene se non in piccoli gruppi: bagaglio che ci portiamo dalle ere in cui la nostra razza era cacciatrice. Mentre la donna se la cava benissimo anche da sola, come appare sin troppo chiaro nella quotidianità di una casa e di una famiglia. Così Alessandro Bertirotti, Docente di Antropologia della Mente, ha spiegato il tortuoso cammino tra naturale e appreso, tra biologia e esperienza che, tra filogenesi e ontogenesi, compie ogni essere umano.

Ragazzi e ragazze alle prese con la difficoltà di inserirsi, nella società attuale, senza ledere la propria dignità di persona. Ciò non significa solo non tornare indietro e dire basta alla “donna oggetto”, che invece sembra, in qualche modo, essere tornata tristemente in auge. Si tratta di riconoscere e apprezzare, ancora una volta, le differenze: l’uomo ama il potere, mentre la donna, riesce a coordinare meglio lavoro e famiglia, perché è, invece, forte. Come può farlo anche se il walfare statale non la supporta? Tramite l’innalzamento del livello culturale e il grado d’istruzione, come risulta evidente anche dai dati istat presentati, anche se, purtroppo, nelle “stanze dei bottoni”, in Italia, ci sono solo 11% di donne, mentre in un Paese quale la Lettonia ce ne sono ben il 40%. Potere alle donne, quindi? Ciò è riduttivo, anche se la risposta dovrebbe, necessariamente e presto, propendere per il “sì”, perché, biologicamente, la donna è programmata per trasmettere la vita e non solo il potere che acquisisce. Non si tratta di triste retorica o di sciocco astorico femminismo, ma di lottare contro l’ancora oggi imperante maschilismo che, poi, come ha detto Oretta Di Carlo, Presidente dell’Associazione Forme in Azione, purtroppo, è come l’omofilia: colpisce gli uomini, ma è trasmesso dalle donne.

Giovani e rapporto con l’altro sesso, nel rispetto del proprio corpo. Giovani e desiderio di uscire, appare normale. Giovani e voglia di riscatto di tutti i tipi, ma non solo. Anche storie terribili di cui l’opinione pubblica ignora l’esistenza, come le giovani, troppe, che escono di casa per andare a lavorare e non tornano mai più, come accade a Ciudad Juàrez, Chihuahua, Messico. Dove decine di ragazze (desaparecidos) scompaiono ogni giorno e dove sono nate associazioni quali Nuestras Hija de Regreso a Casa che lotta per ottenere giustizia contro l’inettitudine, l’intransigenza, l’occultamento, la corruzione e il più indifferente atteggiamento di funzionari e autorità locali nei confronti di questa piaga sociale. Di queste ultime vicende si ha un vivido ritratto cinematogrfico nella pellicola di Gregory Nava “Bordertown”

E, poi, il teatro, la musica, la poesia e la letteratura, luoghi dove costruire una nuova idea di uomo e di donna, che lavorano insieme e non più solo l’uno contro l’altro armati. Spazi dove raccontare le differenze di genere, dove capire meglio l’altro/a che si ha accanto e dove incontrarsi e conoscersi, senza odio stereotipato. La regista Ilenia Costanza ha raccontato ai presenti lo spettacolo “Legittima difesa Dossier”. Sono state proposte delle letture di poesie e di saggi e ben due spettacoli teatrali. Immagini di donne, mix di musica e spettacolo per regalare momenti di suggestione e fascinazione sul tema.

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