Welfare e pari opportunità. La miopia del sistema Italia

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L’articolo di Camillo Langone su Libero “Togliete i libri alle donne: torneranno a far figli”, pubblicato qualche giorno fa, ha suscitato un vivace dibattito in rete e sulla carta stampata. Ospitiamo a questo riguardo il contributo di una nostra Lettrice. Ne apprezziamo l’equilibrio e l’acutezza della riflessione. Una penna autenticamente femminile che scorre implacabile e asciutta mostrando una spiccata sensibilità. Buona lettura (v.a.)

di Mariacristina Giovannini

Tuba Sahaab è una bambina di 13 anni e abita nella periferia di Islamabad. In Pakistan molte bimbe non possono neppure frequentare la scuola e vedono bruciati i loro libri ma Tuba, invece, scrive, e i suoi versi costituiscono una personale lotta contro i talebani. “È scioccante che le ragazze non possano andare a scuola, ci stanno riportando all’età della pietra”, scrive in una delle sue poesie. La sua voce è seria, consapevole, e neppure gli estremisti islamici riescono a ridurla al silenzio.

Leggendo l’articolo “Togliete i libri alle donne: torneranno a far figli” , pubblicato su Libero a firma di Camillo Langone, ho pensato subito a Tuba Sahaab. Ho pensato che dietro un articolo di questo tipo c’è molto più di un paradosso, che non è permesso scherzare su questi temi, e che in questo Paese c’è urgenza di voci serie.

Come è possibile sostenere, sia pure come provocazione, che “il vero fattore fertilizzante è la bassa scolarizzazione”, quando gli organismi internazionali rilevano che i Paesi con una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro otterrebbero dall’aumento dell’occupazione femminile un maggior vantaggio in termini di crescita?

L’innalzamento dell’occupazione femminile è al centro delle politiche per lo sviluppo dell’UE, e già nel 2000 la Strategia di Lisbona puntava a raggiungere per la media europea un tasso di occupazione femminile del 70% entro il 2010.

In Italia le disoccupate sono il 9,4% e il tasso di occupazione decresce di 10 punti percentuali già dalla nascita del primo figlio. Questo valore, già molto pesante, non tiene conto della “disoccupazione bianca”, ovvero delle donne inattive, che nel nostro Paese superano il 50%.

Il mercato del lavoro femminile in Italia è dunque molto debole. Ciò che manca è una rivoluzione del concetto stesso di welfare e una transizione dal principio di conciliazione – che privilegia politiche di sostegno nella gestione dei tempi vita/lavoro – al principio di condivisione, per un riequilibrio reale del ruolo dei sessi nella distribuzione dei compiti.

In questo senso, è buon segno che la delega alle Pari opportunità sia andata a Elsa Fornero, neo-ministra del Lavoro. In una società in cui tutto continua a essere a misura di uomo si avverte l’urgenza di superare un preconcetto: la questione di genere non si esaurisce con interventi a sostegno delle donne e la crescita del lavoro femminile, legata a vantaggi sociali di grande rilevanza, è un problema di tutti.

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