Un calcio alla ‘ndrangheta, il commento di Don Ciotti

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di Roberto D’Amico

Dopo tante polemiche, processi, scommesse illegali e doping, il calcio mostra il meglio di sé e lo fa lanciando un segnale forte e chiaro al male peggiore che affligge il nostro paese: la criminalità organizzata. Domenica 13 novembre gli azzurri sono scesi simbolicamente in campo, accanto a “Libera” di Don Ciotti, per dare un “Calcio alla ‘ndrangheta”.
Il ct Prandelli, il capitano Gigi Buffon, il calabrese Rino Gattuso e tutti gli altri azzurri si sono cimentati in un minitorneo di calcetto sorto su un terreno confiscato in contrada Li Morti, a Rizziconi (RC) al boss Teodoro “Toro” Crea.

L’idea di questa iniziativa, ha spiegato proprio Don Ciotti agli studenti di Roma intervenuti all’Università La Sapienza per seguire l’incontro “Le Mafie non pagano la crisi”, è nata quando il fondatore dell’associazione che da anni si batte nella lotta contro la criminalità organizzata, è stato chiamato a parlare di etica ad un convegno organizzato dai vertici nazionali di questo sport. Lì nasce l’idea: «venite a giocare su un campo confiscato alla ‘ndrangheta» provoca Ciotti. Prandelli accoglie l’invito e in poco tempo quel campetto ancora mai utilizzato si prepara ad ospitare la nazionale italiana di calcio.

IL COMMENTO – «Il messaggio dell’iniziativa – ci spiega Don Ciotti al termine della lezione nell’ateneo romano –  è di stare dalla parte giusta. Il mondo del calcio e dello sport hanno un grande valore di comunicazione ed educativo. Una nazionale come quella italiana, che viene su un campo sequestrato alla mafia, mai potuto utilizzare prima, a dire ai bambini “ci siamo anche noi”, “siamo dalla parte dei cambiamenti”, rappresenta sicuramente un forte contributo nella lotta alla sensibilizzazione delle coscienze. Credo – aggiunge il fondatore di Libera – che serva anche altro: politiche sociali, lavoro nelle scuole e nelle strade, battaglie sul territorio. Questi gesti hanno comunque una forte valenza comunicative e possono fare la differenza».

UN SEGNALE IMPORTANTE – Don Ciotti risponde poi alle polemiche sullo spreco di denaro pubblico in un territorio che soffre disagi e assenza di lavoro:  «Non è assolutamente vero. Quel campetto, appena risistemato, è al servizio dei ragazzi. La nazionale italiana ha deciso di investire una certa somma per migliorare la struttura e garantire l’accesso a più persone. E’ stato sicuramente un segnale importante, che ha attraversato l’Italia intera riuscendo a scavare nella coscienza di molti che non conoscevano questo tipo di realtà. Il mondo dello sport si è posto qualche domanda in più e credo che sia veramente un passo in avanti. Sono segni che aprono brecce».

I BENI IN MANO ALLE BANCHE – Il fondatore di “Libera” fa poi un punto sulla ridistribuzione e l’utilizzo che viene fatto dei beni confiscati alla mafia, ricordando però che il 45-55% è ancora sotto ipoteca bancaria: «c’è veramente di tutto. Le associazioni e i comuni chiedono di poter avere in concessione questi terreni e ne nascono case per gli anziani, centri sportivi, asili nido. Più di 400 associazioni hanno beneficiato dell’utilizzo di questi beni per scopi sociali. “Libera” si è fatta promotrice per l’apertura di cooperative composte da giovani che, attraverso bandi pubblici, lavorano su campi agricoli confiscati in maniera autonoma. Sono tutti segni di positività».

Foto: bongat.altervista.org

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