Amarcord: il 2004 del Parma fra la paura del fallimento, le cessioni ed il grande sogno europeo

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L’epopea del grande Parma è stata e rimarrà una delle pagine indelebili nella storia del calcio italiano. L’approdo in Coppa Uefa da debuttante assoluta in serie A, la conquista della Coppa Italia l’anno successivo, i grandi acquisti, le coppe, la rivalità con la Juventus. Tutto ha un inizio e una fine, la fine del grande Parma è arrivata fra il 2003 e il 2004 con la crisi della famiglia Tanzi e del gruppo Parmalat, chiudendo un meraviglioso capitolo con un’impennata finale inaspettata.

E’ l’estate del 2003 e a Parma si respira ancora aria di grande calcio, seppur in tono leggermente minore rispetto agli anni novanta quando i gialloblu lottavano costantemente per lo scudetto. La famiglia Tanzi, proprietaria del club e dell’azienda Parmalat, ha stretto da un paio d’anni i cordoni della borsa, il Parma resta una delle squadre migliori della serie A ma compete al massimo per un posto in Coppa Campioni. La favola delle 7 sorelle del campionato è durata forse un paio di stagioni, ora la Fiorentina è in serie B, Lazio e Parma sgomitano per entrare in Europa ma non ambiscono più a quello scudetto che i romani sono riusciti a strappare nel 2000 e che, viceversa, in Emilia hanno rincorso invano per poco meno di 10 anni. L’allenatore del Parma per la stagione 2002-03 è Cesare Prandelli, in rosa è partito Adrian Mutu ma c’è ancora il centravanti brasiliano Adriano a cui il tecnico chiede i gol per arrivare il più in alto possibile in Europa. Per il resto, tanti giovani promettenti (fra cui l’attaccante biellese Alberto Gilardino), la fantasia di Domenico Morfeo e l’affidabilità in porta di Sebastien Frey.

Il Parma inizia alla grande il campionato e resta imbattuto per le prime 6 giornate prima di perdere in casa della Roma ma, soprattutto, scopre in Adriano un bomber quasi infallibile: il brasiliano (ancora di proprietà dell’Inter ed in comproprietà coi ducali), infatti, mette a segno 7 reti nelle prime 7 giornate, fra cui la doppietta all’esordio contro il Bologna, il gol del pari al Tardini contro il Siena e quello che decide la sfida con la Sampdoria. Il 2 novembre, però, Adriano si fa male a Brescia riportando un brutto infortunio muscolare dopo uno scatto, il Parma espugna il Rigamonti ma la preoccupazione sul volto di Prandelli a fine giornata è tanta, la paura è che i gialloblu abbiano perso la loro più grande fonte di ispirazione e finalizzazione. Eppure, una settimana più tardi, la squadra di Prandelli ferma in casa sullo 0-0 il Milan capolista, inoltre nell’attesa del ritorno di Adriano, Gilardino segna con regolarità, sua la doppietta che consente al Parma di espugnare Lecce il 7 dicembre, suo l’ultimo gol emiliano del 2003 nella sconfitta casalinga dei parmensi contro la Reggina il 21 dello stesso mese.

Il Parma va in vacanza al quinto posto della classifica alla pari dell’Udinese con 24 punti, si gode una squadra giovane che gioca un calcio brillante, guidata da un allenatore ambizioso e preparato e con una coppia di attaccanti di tutto rispetto, capace di realizzare 7 reti con Adriano e 6 con Gilardino. Il 2004, insomma, si preannuncia ricco di soddisfazioni a Parma, invece l’anno si apre con fosche nubi all’orizzonte perché i telegiornali di tutta Italia cominciano ad aprirsi con la notizia del possibile fallimento della Parmalat e degli innumerevoli debiti della famiglia Tanzi. Per il Parma è una scudisciata terribile, il terrore di scomparire dal panorama calcistico è fondato e neanche così improbabile, così come la possibilità che già a gennaio nel mercato di riparazione vengano ceduti i pezzi migliori della squadra. Il 6 gennaio, tuttavia, il Parma vince 2-0 ad Ancona e 4 giorni dopo batte pure l’Inter quando già tutte le domande ai protagonisti riguardano il futuro societario. Prandelli e Frey, al termine del successo contro i nerazzurri, dichiarano in coro che fino a fine stagione non ci saranno scossoni e che lo spogliatoio è tranquillo.

Nel frattempo è tornato Adriano che segna a Udine il 18 gennaio quello che sarà il suo ultimo gol con la maglia del Parma dato che, dopo un’estenuante trattativa, l’Inter riporta a Milano il brasiliano per cercare di dare l’assalto al quarto posto che, peraltro, i nerazzurri contendono proprio al Parma. L’accordo prevedeva che Adriano rimanesse in Emilia fino a giugno, ma l’Inter insiste e paga 23 milioni di euro più il cartellino di due giovani (Eliakwu e Zicu) che non avranno fortuna. Troppo importante per il Parma incassare soldi in quel momento e, anzi, i tifosi si accontentano del male minore perché oltre all’attaccante carioca non parte nessun altro. Prandelli e la squadra fanno un patto: tutti uniti per provare a raggiungere la Coppa dei Campioni, poi a giugno ognuno deciderà per sé, in primis l’allenatore che è corteggiatissimo dalla Juventus e dalla Roma. Certo, lo scossone societario è forte, così come la partenza di Adriano, il Parma perde malamente 3-0 in casa con la Lazio ma poi vince due gare di fila in trasferta contro Siena e Sampdoria, entrambe per 2-1 ed entrambe grazie ai gol di Gilardino e Bresciano.

Proprio Alberto Gilardino è la nuova stella dei gialloblu, il nuovo bomber di una squadra che si riprende alla grande e prosegue la sua marcia verso il quarto posto, peraltro l’unico ancora a disposizione per agguantare la Coppa dei Campioni, dato che Milan, Roma e Juventus hanno ormai fatto il vuoto in vetta alla classifica. Tra febbraio e marzo, poi, i ducali escono sia dalla Coppa Italia (per mano della Lazio) e sia dalla Coppa Uefa (eliminati dai turchi del Gençlerbirligi), restando così col campionato come unico impegno stagionale. Sul fronte societario, nel frattempo, i curatori fallimentari e gli avvocati stanno facendo di tutto per salvare titolo sportivo e categoria, sfruttando leggi sulle aziende in crisi. Ma a Prandelli e a suoi giocatori queste vicende non interessano, o meglio, non scalfiscono il proprio lavoro: lo spogliatoio è compatto, c’è voglia di arrivare al quarto posto e di soffiarlo a quell’Inter che con aria di superiorità ha strappato al Parma il suo bomber, come a dire: “Serve a noi e ce lo prendiamo“. Tutto lecito, ci mancherebbe, ma il gruppo gialloblu ha voglia di rivalsa nei confronti dei nerazzurri.

Il mese di marzo scorre via con alti e bassi, fino al 4-0 rifilato all’Empoli con altre due reti di Gilardino, salito nel frattempo a quota 14 nella classifica marcatori. Il Parma batte anche Chievo e Lecce e festeggia la Pasqua al quarto posto della classifica con 50 punti, uno in più dell’Inter e tre in più della Lazio. La lotta è serratissima, alla 32° e terz’ultima giornata la svolta sembra vicina: l’Inter cade a Lecce, il Parma batte l’Ancona già retrocesso, la Lazio si fa bloccare all’Olimpico dalla Reggina; la classifica vede i gialloblu quarti con 55 punti, Inter e Lazio ad inseguire a 53. La domenica successiva a San Siro è in programma Inter-Parma. Quello di Milano è un autentico spareggio, l’Inter sa che non può fallire, sa che restare fuori dalle prime quattro proprio mentre il Milan negli ultimi due anni ha vinto Coppa Campioni e scudetto sarebbe un’onta troppo grossa, sa che i soldi degli introiti Uefa e delle televisioni servono a finanziare la campagna acquisti estiva. L’Italia del calcio attende Inter-Parma, il nobile contro il proletario, la potenza economica di Moratti e Tronchetti Provera contro le difficoltà finanziarie di Tanzi, l’ex idolo parmense Adriano contro la nuova stella Gilardino.

Domenica 9 maggio 2004 alle ore 15 va in scena la grande sfida. Il Parma è sfavorito, ma può contare su due risultati favorevoli per tenersi stretto il quarto posto. L’Inter attacca ma è nervosa, i gialloblu sono forse troppo timidi. La svolta arriva al minuto 62: la formazione interista, allenata da Alberto Zaccheroni, guadagna un calcio di punizione dal limite dell’area, vertice destro e dunque posizione adattissima per un mancino, anzi, per il mancino. Quello di Adriano Leite Ribeiro. San Siro trattiene il fiato, il brasiliano calcia forte come sa fare, la palla si insacca, l’Inter è in vantaggio e il risultato non cambierà più. E’ la fine del sogno per il Parma, è la vittoria dei più potenti, di chi ha detto: ci serve Adriano e ce lo riprendiamo. Ha avuto ragione l’Inter, proprio il brasiliano ha deciso la partita più importante dell’anno, perché l’Inter acciuffa il quarto posto in extremis e lo legittima con qualche sofferenza la settimana successiva vincendo 3-2 ad Empoli (altro gol di Adriano) e chiudendo il campionato con 59 punti, uno solo più del Parma che finisce quinto come l’anno prima e piazzando Alberto Gilardino sul secondo gradino del podio dei marcatori con 23 reti, appena una in meno del capocannoniere Shevchenko.

Il Parma chiude domenica 16 maggio 2004 una bellissima storia di sport, chiude l’epopea di vittorie, ma soprattutto chiude un campionato orgoglioso, in barba ai problemi societari del club. In estate, sfruttando la Legge Marzano che consente la ristrutturazione di grandi imprese in stato di insolvenza, cambia denominazione da Parma Associazione Calcio a Parma Football Club, scongiurando il fallimento e mantenendo categoria e matricola. Cesare Prandelli andrà alla Roma ma si fermerà subito per i problemi di salute della moglie, il Parma vivrà ancora ma con una luce più fioca. Gli ultimi sprazzi li aveva esauriti in quel 2003-04 pieno di paure, speranze e un sogno infranto.

di Marco Milan

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