Amarcord: Palermo e quella serie A attesa 31 anni

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Un’assenza lunga, un’attesa estenuante. In mezzo, trent’anni di sofferenze, tanta serie C ed una radiazione, poi la lenta risalita fino a quel 2004 che riportò la Palermo del calcio sul palcoscenico della serie A aspettato per 31 lunghissimi anni.

Il Palermo, un po’ come la Cremonese, la Fiorentina e la Sampdoria, colpisce i tifosi d’Italia per i colori e le maglie: quel rosa così particolare ed inedito che fa risaltare le partite dei siciliani molto più di altre. Eppure, quelle tenute rosanero in televisione l’Italia le aveva viste poco dagli anni settanta alla fine dei novanta: serie B a bassi livelli, tanta serie C, la caduta addirittura in C2, la faticosa rinascita ed una storia incagliata fra una buona serie B ed un nuovo sprofondo in C a fine anni novanta. Insomma, i tempi duri per il Palermo non sembrano finire mai, nonostante un pubblico ed uno stadio da serie A; fino a quando nel 2001 Maurizio Zamparini non acquista la società siciliana dopo aver abbandonato il Venezia, club riportato in serie A dopo tempo immemore. L’obiettivo del nuovo patron è proprio questo: aizzare una città intera con grandi promesse e proclami, poi realizzarli e riproporre Palermo in un calcio che i più giovani non hanno mai visto. Il Palermo manca dalla serie A dal 1973 e da allora ha racimolato qualche anno di onesta serie B ed ha vinto una Coppa Italia di serie C. Poco, troppo poco.

Le ambizioni del nuovo Palermo sono importanti, Zamparini promette la serie A, ma nelle prime due stagioni l’obiettivo sfuma, nel 2001-02 perché la squadra non è né esperta e né attrezzata, nel 2002-03 perché i rosanero si svegliano troppo tardi, contendono l’ultima piazza disponibile per la promozione al Lecce fino all’ultima giornata quando perdono proprio lo scontro diretto in Salento e dicono addio ai sogni di gloria. La stagione 2003-04, però, dev’essere quella giusta e Zamparini fa le cose in grande: in panchina c’è Silvio Baldini che è quasi più vulcanico del presidente stesso, la campagna acquisti è di altissimo livello con gli arrivi del regista Eugenio Corini, dell’elegante trequartista-ala Ighli Vannucchi, del funambolico tornante Gaetano Vasari (siciliano doc) e, soprattutto, del centravanti Luca Toni, strappato al Brescia e alla serie A, un lusso assoluto per il campionato cadetto. Il Palermo diventa la favorita numero uno di un torneo che parte, anzi, non parte, in maniera normale: il Catania, retrocesso, fa ricorso per la partita contro il Siena in cui è stato impiegato un calciatore squalificato, vince, perde, rivince i ricorsi, alla fine la soluzione è tanto assurda quanto rivoluzionaria: serie B allargata a 24 squadre, 5 promozioni in A più spareggio fra la sesta e la quart’ultima della serie A.

A Palermo da una parte festeggiano perché per essere esclusi dalla lotta promozione i rosanero dovrebbero arrivare settimi, dall’altra sono preoccupati per una stagione lunghissima ed estenuante. Gli esperti, però, pronosticano i siciliani in serie A senza problemi, anche perché chi meglio del Palermo che ha una rosa sontuosa può sopperire a stanchezza e stress di 46 giornate? L’avvio, comunque, è tutt’altro che esaltante: i siciliani pareggiano all’esordio a Salerno il 23 settembre 2003, poi anche in casa col Piacenza alla seconda giornata e ad Avellino alla terza, acciuffando il primo successo stagionale solo al quarto turno, il 14 settembre quando a La Favorita cade il Cagliari per mano di un rigore di Corini. Il primo ko arriva due giornate dopo in casa del Torino, ma i risultati iniziano ad arrivare, il Palermo vince anche se sembra soffrire sempre più del necessario, pur avendo la squadra potenzialmente più forte della serie B. Segna spesso Corini, quasi sempre su rigore, poi si sblocca Toni che sigla al 93′ l’1-1 dei rosanero in casa del Venezia e da allora l’attaccante non si fermerà quasi più: sua la tripletta con cui i siciliani battono il Verona, sua la doppietta che contribuisce al 4-0 rifilato al Napoli a metà novembre.

Il Palermo vince ma non convince, i suoi detrattori lamentano i troppi rigori a favore, i tifosi col palato più pregiato vorrebbero un gioco più arioso ed un dominio maggiore nelle partite, anche se appare chiaro come i rosanero possano ingranare da un momento all’altro la marcia giusta per lasciare tutti indietro. Nel calciomercato invernale, poi, arrivano i gemelli Antonio ed Emanuele Filippini che portano sostanza al centrocampo ed esperienza nello spogliatoio, la squadra, nel frattempo, ha chiuso il girone d’andata perdendo le trasferte di Trieste e Bari, ma battendo 4-1 il Livorno. Zamparini, però, non è contento, anche se la formazione rosanero è saldamente nelle primissime posizioni e con la situazione più o meno sotto controllo; al presidente non piace il gioco di Baldini che, davanti ai microfoni, non è per nulla diplomatico, anzi, spesso e volentieri sfida lo stesso Zamparini con frasi del tipo “Se al presidente non piaccio, mi mandasse via“. A giocare col fuoco, si sa, il rischio è di rimanere bruciati. Prima giornata del girone di ritorno, 25 gennaio 2004: il Palermo perde in casa 2-0 contro la Salernitana, il pubblico fischia, Zamparini si infuria, Baldini torna a casa.

In panchina arriva Francesco Guidolin, altro lusso per la categoria, che la serie B non la fa da anni ma che ha esperienza e personalità sufficienti a tenere in piedi la baracca. L’esordio non è un granché, il Palermo si fa rimontare al 90′ sul 2-2 a Piacenza, poi in casa pareggia pure con l’Avellino che segna con Giovanni Stroppa da centrocampo, quindi ecco la sconfitta di Cagliari di metà febbraio. Il campionato sarà pure lungo, ma il momento del Palermo è complicatissimo; Guidolin ci mette qualche settimana a prendere in mano la squadra e, proprio mentre qualcuno già paventa un altro cambio di allenatore, i rosanero infilano 5 vittorie in 6 partite, perdendo solo a Firenze. Toni segna in tutti i modi, Corini trasforma rigori e punizioni, il 4 aprile 2004 Palermo festeggia il clamoroso 5-0 sui poco amati cugini del Catania, segna due volte Toni, una a testa i gemelli Filippini e il difensore Biava. E’ forse la vittoria simbolo del campionato palermitano, nonostante un gioco non brillantissimo, la squadra rosanero è lì in testa alla classifica e la promozione in A solo un discorso aritmetico. Anche i giornali lo scrivono: il Palermo è troppo forte anche per suicidarsi.

L’1-1 di Napoli certifica la compattezza del gruppo, poi i siciliani perdono in casa contro il Treviso ma vincono contro Verona e Genoa, Toni in due giornate sigla 4 reti e si avvia a trionfare nella classifica dei marcatori, anche se il duello con il centravanti livornese Cristiano Lucarelli è assai serrato. Il 3-0 inflitto al Vicenza ed il pareggio di Messina preparano la festa: ormai il Palermo è ad un passo dal ritorno in serie A dopo 31 anni di attesa, la città si prepara ad esplodere, sui balconi delle case iniziano a spuntare le prime bandiere ed i primi drappi appesi alle balaustre. Manca un passo, serve che la matematica certifichi finalmente l’impresa, poi Palermo riabbraccerà quella serie A lasciata l’ultima volta prima della metà degli anni settanta, prima che la televisione fosse a colori, prima che esistessero altri canali oltre a Raiuno, prima che un governo non fosse della Democrazia Cristiana dopo l’avvento della Repubblica. Ebbene sì, così tanto è cambiato in Italia fra il 1973 ed il 2004.

29 maggio 2004, stadio La Favorita di Palermo: va in scena Palermo-Triestina, la gara che può regalare ai rosanero l’attesissimo ritorno in serie A. Stavolta si può andare allo stadio, si può ascoltare la radio, si può guardare la partita in televisione grazie a Sky, a casa o in gruppo. Allo stadio, tutti hanno la maglia rosanero, l’effetto visivo è spettacolare, l’impressione è che la squadra di Guidolin non possa fallire l’occasione. Luca Toni, tanto per cambiare, fa doppietta e il primo tempo già si chiude sul 2-0 in favore dei siciliani, ormai proiettati verso la promozione. Nella ripresa, la Triestina prova a rientrare in corsa col gol di Mantovani, ma il 3-1 definitivo di Emanuele Filippini all’83’ apre le danze allo stadio e in tutto il capoluogo siculo: il Palermo è in serie A dopo 31 anni, il resto non conta ormai più. Tanta gente non ha mai visto la squadra in massima serie, tanti non lo ricordano, altri ancora hanno immagini sfocate dal tempo e non impresse da una televisione ancora senza videoregistratori, anche internet procede a rilento, manca ancora qualche anno alla magia di YouTube dove basta lanciare una ricerca per essere proiettati in qualsiasi epoca, anche le più lontane.

La festa di Palermo e del Palermo prosegue anche nelle ultime due giornate, serve far vincere la classifica marcatori a Toni per mettere la ciliegina sulla torta. Il 12 giugno arriva anche quella: il centravanti segna nel 3-0 dei rosanero sul Bari e sale sul trono dei bomber con 30 reti all’attivo, una in più di Lucarelli che si ferma a 29. Il Palermo trionfa su tutti i fronti, è primo a pari merito col Cagliari con 83 punti, ha il secondo miglior attacco (75 gol) e la miglior difesa (appena 39 reti subite) ma, soprattutto, ha riportato in serie A un popolo che aspettava da troppo tempo. L’epopea del Palermo di Zamparini, capace di qualificarsi in Coppa Uefa già l’anno dopo, di lottare per la Coppa Campioni e di resistere qualche settimana anche in testa alla classifica di serie A, nasce nell’estate del 2003, alla vigilia di una serie B anomala ma con un’unica e solida certezza: un Palermo da sogno e che ha fatto sognare.

di Marco Milan

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