Amarcord: Genoa, la paura dopo l’Europa

0 0
Read Time6 Minute, 15 Second

Il Genoa di Osvaldo Bagnoli è stato il primo del dopoguerra ha far sognare nuovamente il popolo rossoblu dopo anni di patimenti e sofferenze, tanta serie B e l’ascesa dei cugini sampdoriani che tra la metà degli anni ottanta e l’inizio dei novanta hanno vinto tanto in Italia e in Europa, appannando gli ormai lontani fasti genoani di inizio secolo. Ma cosa è accaduto dopo il ciclo di Bagnoli?

Il quarto posto e la storica qualificazione in Coppa Uefa del campionato 90-91 non vengono replicati l’anno seguente, anche se il Genoa 91-92 è comunque leggendario per la semifinale Uefa persa contro l’Ajax e per un percorso europeo fenomenale. In campionato, però, le cose non vanno benissimo e i liguri si salvano al termine di un torneo tutt’altro che eccezionale. Nell’estate del 1992, poi, parte Bagnoli che ritiene di non poter far più di così a Genova e si accasa all’Inter; parte anche il centravanti uruguaiano Aguilera, finito al Torino, ma arriva in porta un pezzo da novanta come Stefano Tacconi, ormai rimpiazzato alla Juve dall’emergente Peruzzi. Il colpo più atteso dal pubblico genoano, però, è il russo Dobrovolsky (che è già nell’orbita ligure da un paio d’anni), talento e fantasia da accoppiare con la fisicità e la possanza di Tomas Skurhavy. In panchina arriva Bruno Giorgi, reduce da due buone annate all’Atalanta, condotta in entrambe le occasioni ad una salvezza senza patemi che, in fondo, è lo stesso obiettivo del Genoa 92-93.

L’avvio di campionato dei rossoblu vede 6 pareggi nelle prime 6 giornate: 1-1 a Firenze, 0-0 in casa con la Roma, 2-2 a Marassi con la Juve, 1-1 a Roma con la Lazio, il pirotecnico 4-4 casalingo contro l’Ancona ed il 2-2 di Foggia. E’ ancora l’epoca dei 2 punti a vittoria, per cui pareggiare non è poi così negativo, soprattutto per una squadra che non ha particolari ambizioni di alta classifica. Il primo successo del Genoa arriva alla settima giornata ed è un rocambolesco 4-3 contro il Pescara, deciso da una doppietta di Roberto Onorati e dai gol di Ruotolo e Dobrovolsky. Nella stessa partita, inoltre, proprio il russo è protagonista di una vicenda alquanto singolare: ammonito per due volte dall’arbitro Chiesa, infatti, il calciatore non viene espulso e la vicenda rimarrà storica nel calcio italiano. Domenica 1 novembre 1992 il Genoa subisce la prima sconfitta stagionale, ma è di quei ko che fanno epoca: i rossoblu perdono il derby con la Sampdoria per 4-1 e la panchina di Giorgi inizia a traballare. Passa una settimana e la posizione del tecnico salta definitivamente; il Genoa, infatti, gioca in casa contro il Cagliari e va due volte in vantaggio grazie a Padovano e Panucci, ma subisce la rimonta dei sardi che vincono per 3-2 e danno vita ad una intensa contestazione del pubblico genoano.

Il presidente Spinelli opta per la soluzione più immediata, esonera Giorgi e chiama in panchina Luigi Maifredi, allenatore in cerca di rilancio dopo il disastro alla Juventus (estromessa dalle coppe europee proprio per mano del Genoa a maggio del 1991) ed il poco felice ritorno al Bologna in serie B. Maifredi sbarca in Liguria con tanto entusiasmo e la convinzione di risollevare in un sol colpo il Genoa e la propria carriera. L’inizio, però, non è dei migliori e al debutto in panchina il nuovo tecnico perde pesantemente a Udine per 3-0. Un gol di Padovano al 79′ decide Genoa-Torino e fa respirare Maifredi, poi il 6 dicembre i rossoblu rimontano a Brescia da 0-2 a 2-2 e la settimana successiva piegano in casa 2-1 il Napoli, quindi chiudono il girone d’andata con due sconfitte a Milano (4-0 con l’Inter, 1-0 con il Milan), una a Parma e un successo casalingo contro l’Atalanta. Dobrovoslky, intanto, è andato in prestito all’Olympique Marsiglia dove, seppur da comprimario, vincerà a fine stagione la Coppa dei Campioni battendo nella finale di Monaco di Baviera il Milan.

Il girone di ritorno del Genoa inizia con un’altra rimonta da 0-2 a 2-2, stavolta a Marassi contro la Fiorentina, poi arrivano tre ko consecutivi, 3-0 in casa della Roma, 1-0 a Torino contro la Juventus e, soprattutto, il rovescio casalingo contro la Lazio che costa la panchina a Maifredi. Il Genoa si porta sul 2-0 contro i biancocelesti, reti nei primi minuti di Padovano e Skurhavy, poi la debacle con rimonta laziale firmata dalla doppietta di Riedle e dal rigore di Signori: 2-3, altra contestazione ed altro cambio in panchina. Arriva Claudio Maselli che negli anni diventerà una sorta di talismano genoano, chiamato al capezzale della squadra nei momenti più complicati. C’è da portare a casa una salvezza che si sta facendo complessa, la squadra gira ad intermittenza, le uniche luci le stanno accendendo i due giovani e promettenti terzini Panucci e Andrea Fortunato, i gol li fanno quasi esclusivamente Padovano e Skurhavy, mentre il resto è abbastanza deludente. Il debutto in panchina di Maselli coincide con lo scialbo 0-0 di Ancona del 7 marzo 1993, replicato da un’altra gara a reti bianche contro il Foggia la settimana successiva, mentre il primo successo arriva a Pescara il 21 marzo per 2-1 ed è l’ennesima rimonta stagionale di un Genoa che ribalta o si vede ribaltato quasi regolarmente.

Il 28 marzo si gioca il derby di ritorno con la Sampdoria, il Genoa resiste e porta a casa uno 0-0 utile sia per il morale che per la classifica. La sconfitta della giornata seguente in casa del lanciatissimo Cagliari di Mazzone (3-0 al Sant’Elia) sarà l’ultima del campionato per un Genoa che trova nel finale equilibrio e fiducia, raggranella 2 vittorie e 6 pareggi negli ultimi 8 turni che valgono ai liguri una comunque sofferta salvezza. Il 10 aprile i rossoblu piegano l’Udinese in casa con l’ultima rete in maglia genoana del brasiliano Branco, il 9 maggio ecco un’altra rimonta da 0-2 a 2-2, stavolta al San Paolo di Napoli, quindi le ultime due settimane di passione che regalano al Genoa la tanto sospirata permanenza in serie A: il 30 maggio, sul campo neutro di Bologna, la squadra di Maselli vince 2-1 contro l’Atalanta coi gol di Andrea Fortunato e Ruotolo, mentre il 6 giugno 1993 arriva il 2-2 casalingo contro il Milan campione d’Italia in un caldissimo pomeriggio che divide i tifosi genoani fra Marassi e le radioline per ascoltare i risultati delle rivali. Il vantaggio di Caricola, l’1-2 milanista firmato da Simone e Papin, infine il 2-2 all’80’ ancora di Fortunato che regala al Genoa pareggio e punto salvezza, la parola fine ad una stagione travagliata e più complicata del previsto.

I fasti europei di Bagnoli sembrano lontani un secoli e sono invece vecchi di appena un anno. Il Genoa si è trovato a fare i conti con una realtà più cruda di quanto preventivato, ha assorbito male il ridimensionamento, ha dovuto cambiare tre allenatori per agguantare una salvezza che in altre epoche sarebbe stata accettata con giubilo e che stavolta fa storcere il naso ad una tifoseria ingolosita dalle ultime strabilianti stagioni. Il Genoa 92-93 si salva con difficoltà e forse restituisce un po’ di umiltà ad un ambiente fin troppo eccitato dall’avventura europea; un Genoa sofferente e combattivo, arrivato col fiatone alla linea del traguardo, appena in tempo per non festeggiare in serie B i 100 anni dalla sua storica fondazione.

di Marco Milan

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleppy
Sleppy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *