Amarcord: il secondo Bologna di Mazzone, una retrocessione maledetta
Carlo Mazzone ed il Bologna si erano lasciati in una calda primavera avanzata del 1999 dopo una semifinale di Coppa Uefa persa beffardamente contro l’Olympique Marsiglia ed uno spareggio vinto contro l’Inter e che aveva consentito l’accesso alla medesima coppa per la stagione 99-2000. Ma i diverbi fra il tecnico tomano ed il presidente Gazzoni Frascara sono all’ordine del giorno, Mazzone si infuria, si sfoga in sala stampa e poi se ne va a Perugia e a Brescia.
Sembra la fine fra Bologna ed il verace allenatore, peraltro ormai quasi in età pensionabile, invece nell’estate del 2003 dopo l’addio di Guidolin ai felsinei, il nuovo Bologna richiama Mazzone per guidare ancora i rossoblu, reduci da ottime annate ma col rapporto fra Guidolin e l’ambiente ormai ai minimi termini. Mazzone a Bologna ha lasciato un pezzo di cuore ed è amatissimo dalla tifoseria, in squadra c’è ancora Beppe Signori e la stagione 2003-04 degli emiliani è discreta con salvezza tranquilla e dodicesimo posto finale. Mazzone viene confermato, mentre Signori se ne va in Grecia e a Bologna arriva il neo campione d’Europa Zagorakis, capitano della Grecia che ha stupito il continente, in attacco i gol vengono chiesti a Claudio Bellucci, romano come Mazzone e chiamato ad essere il bomber della formazione rossoblu a cui si chiede, sostanzialmente, di ripetere il campionato precedente, riconoscendo nell’organico qualcosa in più della lotta per non retrocedere e qualcosa in meno rispetto a chi ambisce ad un posto in Europa.
Il campionato del Bologna, però, inizia male con due sconfitte nelle prime due uscite, la prima in casa del Cagliari e la seconda al Dall’Ara contro il Milan campione d’Italia in carica; in entrambe le circostanze i rossoblu non segnano. Alla terza giornata, però, i felsinei si rifanno con gli interessi andando a vincere per 2-1 il derby in casa del Parma grazie ai gol di Locatelli e Petruzzi, quindi nel turno successivo, sabato 25 settembre 2004, battono per 3-1 la Roma in una partita nella quale si distinguono il centravanti Giacomo Cipriani (carriera condizionata da troppi infortuni a fronte di ottime qualità) e, soprattutto, il fantasista franco algerino Mourad Meghni, autore di una prova sontuosa e che getterà alle ortiche una carriera di sicuro successo a causa di un carattere particolare e di una discontinuità che diverrà proverbiale. Mazzone quasi si dispiace di aver affossato la sua Roma, ma in compenso il Bologna sembra essersi ripreso dopo l’avvio difficoltoso.
Dopo qualche pareggio deludente come il 2-2 casalingo contro il Messina ed alcune sconfitte evitabili contro Livorno e Udinese, il Bologna ottiene un 2-2 di carattere a San Siro contro l’Inter il 10 novembre, rimontando al 90′ con Bellucci il doppio vantaggio interista. Da lì in avanti, però, i rossoblu faticano e i gol di Bellucci non bastano ad ottenere vittorie, alla vigilia della 16° giornata (l’ultima prima della sosta natalizia) sono appena un punto sopra la zona retrocessione e qualche voce circa un possibile esonero di Mazzone inizia a circolare. Il tutto, comunque, viene spazzato via dal 2-0 del Dall’Ara sulla Reggina, firmato da Bellucci e Meghni che fa trascorrere un fine anno più sereno a tutta la piazza. Alla fine del girone d’andata, il Bologna ha 21 punti, due in più della coppia Brescia-Parma che disputerebbe lo spareggio per non retrocedere. La condizione non è il massimo per le premesse di inizio campionato, ma gli emiliani sembrano in ogni caso in grado di centrare l’obiettivo minimo, ovvero la permanenza in serie A.
Il girone di ritorno, poi, incomincia come meglio non potrebbe: il Bologna vince prima in casa contro il Cagliari (rete di Bellucci al 70′), quindi il 30 gennaio 2005 sbanca San Siro battendo per 1-0 il Milan grazie ad una staffilata dell’ex Locatelli nel primo tempo e ad una stoica resistenza nella ripresa. Quel giorno i punti di vantaggio sul terz’ultimo posto sono 8 e la paura di retrocedere sembra svanita, anche perché cosa può esserci di più stimolante di una vittoria in casa del Milan per accrescere fiducia ed autostima? E in effetti il Bologna vola: dopo i rossoneri batte anche il Parma per 3-1, quindi va a prendersi un ottimo punto in casa della Roma, ritrovandosi nella parte sinistra della classifica e con lo spettro della serie B ormai alle spalle. Si ricomincia addirittura a parlare di zona Uefa, la squadra di Mazzone non è forse quella di qualche anno prima, eppure sta ottenendo buoni risultati e anche la nuova proprietà del presidente Cipollini sembra soddisfatta.
A febbraio, però, le cose iniziano a peggiorare con pochi punti e nessuna vittoria, ma il successo di Udine del 6 marzo appare quello decisivo per scacciare ogni pensiero legato alla lotta per non retrocedere. La sfortuna del Bologna, però, è che la classifica è cortissima, fra la metà della graduatoria e gli ultimi posti ci sono appena una decina di punti, per cui è sufficiente vincere o perdere un paio di partite consecutive e la situazione può mutare radicalmente. La formazione emiliana comincia a pareggiare troppo, forse inconsciamente si accontenta e non si rende conto che dietro corrono di più; i pareggi di Messina, di Lecce, quello in casa con la Fiorentina, sono risultati che lasciano il Bologna in un limbo più pericoloso di quanto possa sembrare. Al termine della 33° giornata, i rossoblu hanno 40 punti, un bottino solitamente più che sufficiente per festeggiare la salvezza, ma che stavolta rischia di non bastare perché le terz’ultime sono lontane (o vicine) appena 6 lunghezze.
Le ultime settimane di campionato sono drammatiche: il Bologna perde a Torino contro la Juventus capolista, pareggia a Reggio Calabria e, soprattutto, perde sanguinosamente lo scontro diretto in casa contro il Brescia che rilancia di colpo sia i lombardi e sia altre concorrenti, basti pensare che fra il Cagliari ottavo a 43 ed il Brescia penultimo a 38 ci sono appena 5 punti di distanza. Chi si ferma è perduto, dice il proverbio, e il Bologna perde alla penultima giornata in casa del Chievo a causa di una rete del difensore Mandelli all’80’, risultato che lascia i felsinei con un sol punto di vantaggio sulla zona salvezza a 90 minuti dal termine del campionato. L’ultima giornata è un calvario: a Bologna arriva la Sampdoria che è in lotta per il quarto posto e deve vincere, proprio come i rossoblu; la gara finisce invece 0-0, esito che lascia ai liguri la Coppa Uefa impedendo loro il sorpasso sull’Udinese e conduce clamorosamente il Bologna allo spareggio salvezza contro il Parma, dato che la Fiorentina batte il Brescia e si salva per la classifica avulsa e Siena e Chievo ottengono i punti necessari per tirarsi fuori dalla mischia.
A Bologna è una doccia gelida perché nessuno si aspettava un epilogo del genere, né ad inizio stagione e né in primavera quando il peggio sembrava ormai passato e la salvezza ormai centrata. Mazzone non si capacita, ma è costretto a mettersi tutto alle spalle per preparare il doppio confronto col Parma, altra squadra che ad inizio anno non sembrava certo dover lottare per le posizioni di coda e che rischia di finire in serie B dopo 15 anni. Comunque andrà a finire, una squadra attrezzata almeno per il centro classifica sprofonderà in seconda serie, il Bologna di Mazzone e Bellucci (autore di 10 reti), degli esperti Pagliuca e Petruzzi, o il Parma del super centravanti Alberto Gilardino che in estate approderà al Milan. L’andata si gioca al Tardini di Parma il 14 giugno 2005 ed è una festa bolognese perché i rossoblu sembrano più liberi di testa e propositivi, segnano al 18′ con Ighli Tare e poi difendono il vantaggio di fronte ad un avversario bloccato, bersagliato dai propri tifosi e pressoché inconcludente. La partita finisce 0-1 e al ritorno a Mazzone a e ai suoi basterà non perdere per blindare la salvezza.
18 giugno, a Bologna c’è aria di tensione, i tifosi del Parma accorrono in massa al Dall’Ara, la sensazione è che retrocedere sarebbe brutto per il Bologna, ancor peggio per un Parma che da un paio d’anni vive una condizione economica e societaria confusionaria. I giornali scrivono che, ad esempio, il prezzo di Gilardino in caso di retrocessione scenderebbe e il club gialloblu, che conta sui soldi del Milan per rimpinguare le casse, rischierebbe seriamente di ridimensionare le aspettative. Insomma, nonostante la bilancia penda dalla parte del Bologna in vista del risultato dell’andata, l’impressione è che il Parma non si possa permettere di non vincere la gara di ritorno. Si respira una brutta aria al Dall’Ara per il Bologna e il pubblico se ne accorge da subito, il Parma è più determinato, lo stesso Gilardino ha dichiarato che non vuole andarsene lasciando i suoi in serie B e che è convinto di decidere la partita. Dopo 17 minuti, i gialloblu passano in vantaggio con il difensore Cardone (che è pure un ex) e al 45′ raddoppiano proprio con Gilardino che riprende una corta respinta di Pagliuca per insaccare da due passi: 0-2 e Parma salvo.
Il Bologna è praticamente sotto choc, prova a reagire nel secondo tempo ma appare inerme di fronte ad un Parma di colpo rigenerato e che ha recuperato sicurezza e compattezza. Mazzone si sgola dalla panchina, ma col passare dei minuti si capisce che per i rossoblu le speranze sono poche, in tutto lo stadio serpeggia pessimismo, la paura sembra ormai essersi trasformata in rassegnazione, mentre il Parma veleggia sicuro verso la salvezza, gestisce il pallone nonostante gli attacchi di un Bologna più disperato che lucido. Lo 0-1 dell’andata è un pallido ricordo, ora sono i tifosi parmensi a saltare e ballare, mentre quelli bolognesi fischiano, mugugnano, poi rimangono muti, quasi inebediti, al fischio finale dell’arbitro Collina che sancisce la fine delle ostilità, la salvezza del Parma e la retrocessione del Bologna dopo quasi dieci anni consecutivi in serie A. Le immagini saltano da un Gilardino mezzo nudo portato in braccio dai compagni sotto la curva, ad un Pagliuca che guarda attonito verso gli spalti, incredulo per un epilogo così drammatico, mentre Mazzone lascia il campo e Bologna a testa bassa.
Il Bologna retrocede in serie B dopo un decennio di campionati di ottimo livello e che hanno compreso anche due semifinali di Coppa Italia, una di Coppa Uefa ed un Intertoto vinto nell’estate del 1998 quando in panchina c’era Carlo Mazzone, proprio lo stesso allenatore con cui i rossoblu sono sciaguratamente finiti in serie B, proprio quel tecnico da sempre considerato un mago delle salvezze, uno che, cascasse il mondo, in B non ci finiva. E invece il Bologna è retrocesso, un po’ per supponenza dopo essersi creduto salvo, un po’ per sfortuna perché mai più una squadra non si è salvata dopo aver ottenuto 42 punti. E’ agrodolce la storia di Carlo Mazzone a Bologna, da quelle magiche serate europee di fine anni novanta a quel drammatico spareggio che ancora oggi è una spina dolorosa nel cuore del tecnico e degli appassionati bolognesi.
di Marco Milan