Formula 1: le pagelle del 2022

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Max Verstappen ha chiuso il campionato 2022 di Formula 1 col secondo titolo mondiale consecutivo e col record di 15 vittorie stagionali, superando il primato delle 13 di Schumacher e Vettel. Un trionfo che ha sancito la superiorità dell’olandese e della Red Bull, dominatori dopo un avvio in cui sembrava che il duello con la Ferrari potesse protrarsi a lungo. Ripercorriamo l’annata coi voti della stagione.

VOTO 10, MAX VERSTAPPEN: l’olandese ha dimostrato che il mondiale vinto nel 2021 lo ha reso un pilota maturo, sicuro ed ormai completo. L’inizio stentato con due ritiri a causa dei problemi della Red Bull non ha scalfito le sue certezze: dal quarto appuntamento di Imola, Verstappen ha iniziato la sua rimonta su Lelcer, mangiandogli totalmente il vantaggio con 6 vittorie in 7 gare, poi ne ha vinte altre 5 di fila, è arrivato settimo a Singapore ed ha infilato altri 3 successi consecutivi, 8 in 9 gran premi, arrivando alla fine a 15 successi in 22 corse, più 7 pole position. Una Red Bull stratosferica ed un Verstappen spaziale hanno monopolizzato l’annata e prenotato i favori del pronostico anche in vista del 2023. Devastante.

VOTO 9, GEORGE RUSSELL: quarto nella classifica piloti, l’unica vittoria annuale della Mercedes porta la sua firma in Brasile, sempre nei primi 5 in 19 gare su 22. Il primo anno dell’inglese sulla vettura tedesca, insomma, è da voto altissimo, considerando l’ingombrante compagno di squadra ed una macchina molto al di sotto delle aspettative dopo gli anni di dominio. La Mercedes ha faticato, ma Russell non si è perso d’animo, ha anche commesso qualche errore, ma nella sostanza si è sempre fatto trovare pronto, ha retto l’urto del confronto con Lewis Hamilton, non si è sentito la seconda guida della squadra e non è mai stato considerato tale, tanto che a volte le strategie del box hanno favorito lui e non il più esperto connazionale. Difficile dire se il successo ad Interlagos lo abbia meritato Russell o lo avrebbe meritato maggiormente Hamilton, ma già il dubbio fa capire il valore e il talento di un pilota di cui sentiremo parlare a lungo. Speciale.

VOTO 8, CARLOS SAINZ: era indicato come la seconda guida in casa Ferrari e l’inizio arrembante di Leclerc lasciava presagire ad un ruolo dello spagnolo stile Barrichello ai tempi di Schumacher o Bottas con Hamilton in Mercedes. Ma la fiamma rossa si è spenta presto e il campionato di Sainz è stato costante, nonostante un paio di errori e qualche guaio meccanico che gli ha rovinato più di una gara. Lo spagnolo ha vinto a Silverstone, ha sfiorato il successo a Montecarlo non riuscendo a superare Perez solo a causa delle strette strade del Principato, ha portato a casa anche 9 podi e 2 pole position, piazzandosi quinto nella classifica piloti. Sainz ha raccolto 62 punti in meno rispetto al compagno di squadra, ma considerate le premesse ed il talento, ha probabilmente dimostrato più costanza di Leclerc. Niente male per un secondo. Solido.

VOTO 7, CHARLES LECLERC: meriterebbe un voto più alto, sia per le qualità, sia per le 9 pole position stagionalei e sia per aver conquistato la seconda posizione nella classifica piloti, alle spalle dell’inarrivabile Verstappen. Eppure, i nei nel mondiale di Leclerc non sono mancati: il monegasco è apparso ancora poco leader all’interno della squadra, non è riuscito a conquistare definitivamente il ruolo di prima guida nella scuderia italiana, tanto che più di una volta le strategie del muretto lo hanno penalizzato. Leclerc ha commesso anche diversi errori, come il ritiro nel gran premio di Francia, ed è stato discretamente sfortunato con l’affidabilità della Ferrari che lo ha lasciato a piedi in Spagna mentre stava dominando, o in Azerbaigian quando è stato evidente che Verstappen fosse ormai il favorito per vincere il campionato. L’impressione è che Leclerc sia un pilota velocissimo e con un talento fuori dal comune, ma a cui manchi ancora qualcosa per affermarsi definitivamente. Impietoso, del resto, il confronto tra pole position (18) e vittorie (5). Rimandato.

VOTO 6, LEWIS HAMILTON: ci ha provato, non ci è riuscito. Dopo la delusione del 2021, il 7 volte campione del mondo ha intuito ben presto che la Mercedes non fosse in grado di lottare per il titolo, ma ha puntato comunque a rimpinguare i suoi record in Formula 1, fallendo però il rinnovo del primato di almeno una vittoria ed una pole position in ogni stagione della carriera. Hamilton è sembrato demoralizzato nella prima parte dell’anno, deluso dal rendimento della macchina e non supportato dal box che vedeva intanto sbocciare la stessa di Russell che, probabilmente, ha avvertito meno lo scotto di una Mercedes poco competitiva, poiché paragonata alla Williams che a stento arrivava tra i primi 15. Hamilton ha ritrovato vigore nella seconda parte dell’anno, è arrivato secondo in Francia, in Ungheria, in America, in Messico ed in Brasile, restando ogni volta deluso ma gettando le basi per un 2023 da protagonista, alla faccia di chi lo aveva già bollato come finito. Rabbioso.

VOTO 5, MCLAREN: ha deluso, perché le premesse erano altre, perché una vettura blasonata e con piloti del calibro di Norris e Ricciardo può e deve fare di più. La McLaren ha perso il confronto con la Alpine, è arrivata quinta in campionato quando l’obiettivo minimo era il quarto posto, ha conquistato un solo podio (con Norris a Imola) e non ha mai lottato per la vittoria. Ci si aspettava un passo avanti rispetto alle ultime stagioni, ma non si è visto, anzi, la macchina è sembrata più lenta e meno competitiva rispetto ai due anni precedenti, inoltre Ricciardo non ha dato nulla (miglior risultato il quinto posto a Singapore), Norris appena meglio ma non abbastanza per riportare la McLaren a lottare se non per il mondiale, quantomeno per vincere qualche gara. Peggio del solito.

VOTO 4, ASTON MARTIN: nuovamente deludente, la scuderia britannica aveva promesso grandi novità in inverno, ma con l’inizio e l’andare del campionato nulla si è visto. I piloti sono annegati nel mare di errori di un box che ha sbagliato strategia e idee una volta sì e l’altra pure, Stroll ha confermato di essere in Formula 1 più per grazia ricevuta che per effettivi meriti, ha conquistato 18 punti totali che gli sono valsi il 15° posto finale in classifica, mentre meglio è andato Sebastian Vettel che all’ultima stagione della carriera si è fatto valere portando a casa 37 punti (come Ricciardo) grazie al suo talento e alla sua esperienza. Tutto ciò è servito all’Aston Martin per acciuffare il settimo posto nella classifica costruttori, meglio solo di Alpha Tauri, Haas e Williams, risultato non certo apprezzato dai vertici che ogni anno continuano a predicare ambizioni da titolo, ritrovandosi puntualmente ad avere in ogni gara come massimo risultato quello di conquistare la zona punti. Bocciati nuovamente.

VOTO 3, PIERRE GASLY: voto bassissimo per quello che, a tutti gli effetti, è un ottimo pilota, ormai esperto della categoria e dotato di un gran bel talento, nonché vincitore di una gara in Formula 1. Sin dall’inizio della stagione si è capito che il francese nel 2023 avrebbe guidato per un’altra scuderia (la Alpine), ma ciò non basta a giustificare un’annata sottotono, solo parzialmente comprensibile per la clamorosa involuzione di un’Alpha Tauri nettamente inferiore agli ultimi anni. Gasly ha conquistato appena 23 punti (miglior risultato il 5° posto in Azerbaigian), ha fatto meglio del compagno di squadra Tsunoda (e ci voleva poco), ma non ha mai mostrato guizzi e nell’ultima parte di stagione è completamente sparito, poco supportato dalla squadra, ma del tutto demotivato e con la testa ormai proiettata alla sua nuova avventura tutta francese. Vedremo l’anno prossimo se il 2022 sarà stato solo un passaggio a vuoto. Involuto.

VOTO 2, ALPHA TAURI: peggio di Gasly è andata la sua scuderia, tornata a livelli davvero bassi dopo gli exploit degli ultimi anni, compresa la vittoria del francese a Monza nel 2020. Penultimo posto nella classifica costruttori con appena 35 punti, meglio della sola desolante Williams, tanti errori, 8 ritiri ed una mancata partenza di Tsunoda in Arabia Saudita. Davvero poco per una vettura che lasciava presagire un’annata migliore e con l’obiettivo di lottare almeno per il quinto posto in campionato, inserendosi costantemente nelle prime 7-8 posizioni in gara; anche i piloti hanno aiutato poco: di Gasly abbiamo parlato in precedenza, Tsunoda ha fatto addirittura peggio del francese collezionando appena 6 punti, 7 ritiri e la solita predisposizione per incidenti alquanto grotteschi. Bocciatissimi.

VOTO 1, WILLIAMS: spiace infierire, perché la storia è gloriosa ed il blasone evidente. Ma i tanto proclamati progressi di cui si parlava in inverno non si sono visti e la scuderia inglese ha di nuovo chiuso il campionato mestamente all’ultimo posto con soli 8 punti conquistati, frutto dei 4 di Albon, dei 2 di Latifi e dei 2 di De Vries. Proprio lo sbalorditivo esordio del giovane olandese, andato a punti nella prima ed unica gara corsa a Monza, è stato l’unico guizzo di una Williams troppo debole e nettamente inferiore alle altre. L’onta di non chiudere a quota zero è stata scongiurata già al terzo gran premio col decimo posto di Albon in Australia, ma l’impressione nel corso dell’anno è stata sempre quella di una vettura lenta e mai competitiva per la zona punti e, al di là di qualche sporadica prodezza di Albon e del già citato exploit di De Vries, l’ultimo posto non è stato mai in discussione. La decadenza continua, la luce in fondo al tunnel sembra ancora lontana. Alla deriva.

di Marco Milan

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