Amarcord: così finì la Coppa delle Coppe

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Era considerata la seconda competizione europea per importanza dopo la Coppa dei Campioni, più della Coppa Uefa. La giocavano le vincitrici delle coppe nazionali e vincerla consentiva di disputare la Supercoppa Europea contro i campioni d’Europa. Nel 1999 l’ultima edizione, l’ultima recita di una manifestazione rimasta nel cuore degli appassionati.

Già a metà degli anni novanta la Uefa pensa ad un rimescolamento delle coppe europee, dando maggior spazio alla Coppa dei Campioni non limitandola più solamente a chi ha vinto il campionato, ma anche alle seconde. Passano appena un paio d’anni e la rivoluzione è totale: in Coppa Campioni finiranno le prime 4 classificate dei migliori campionati europei, prima e seconda direttamente ai gironi, terza e quarta passando per un turno preliminare. La Coppa Uefa perde, così, quel fascino che aveva sempre avuto e che consentiva di avere sempre squadroni ai nastri di partenza, perché se la Liga la vinceva il Real Madrid, il Barcellona era in Uefa e viceversa, mentre col cambiamento in atto difficilmente una delle due sarebbe finita oltre il quarto posto. Si capisce quasi subito che per la Coppa delle Coppe non ci sarà più spazio: la Coppa dei Campioni fagocita anche la settimana, perché con più squadre e più partite non si può più giocare solamente di mercoledì, per cui ecco il doppio appuntamento martedì-mercoledì, con la Coppa Uefa spostata al giovedì e la Coppa delle Coppe messa in soffitta. Ad ottobre del 1998 arriva la conferma ufficiale: l’edizione 98-99 sarà l’ultima del torneo.

Le favorite sono il Chelsea che è detentore del trofeo e la Lazio che nel ’98 ha perso la finale di Coppa Uefa e che ha uno degli organici più forti d’Europa. Possono cullare qualche sogno gli spagnoli del Maiorca, il Paris Saint Germain, il Newcastle e i russi della Lokomotiv Mosca, ma appare evidente sin da subito che inglesi ed italiani siano in pole position per la vittoria. C’è una statistica curiosa, poi, che impaurisce il Chelsea: negli ultimi anni, infatti, chi ha vinto la Coppa delle Coppe non è riuscito mai a fare il bis, anzi, ha perso la finale successiva; è capitato al Paris Saint Germain, vincitore nel 1996 e sconfitto dal Barcellona nel 1997, era capitato al Parma che aveva vinto l’edizione del ’93 e perso quella successiva contro l’Arsenal che, a sua volta, aveva poi perso la finale del ’95 contro il Real Saragozza. Insomma, pure la cabala direbbe Lazio e la formazione di Sven Goran Eriksson, candidata anche a vincere lo scudetto in serie A, appare davvero la favorita numero uno a vincere il trofeo.

Nel primo turno, i biancocelesti non brillano contro gli svizzeri del Losanna e si qualificano grazie a due pareggi (1-1 a Roma e 2-2 in trasferta) e alla regola dei gol fuori casa. Il Chelsea non fa una figura migliore, eliminando a fatica gli svedesi dell’Helsingborg, mentre il Maiorca passa il turno a spese degli scozzesi degli Heart of Midlothian, la Lokomotiv Mosca elimina gli ucraini dell’Arsenal Kiev, poi arrivano le sorprese, abbastanza clamorose: il Newcastle si fa buttare fuori dal Partizan Belgrado, il Paris Saint Germain addirittura dagli israeliani del Maccabi Haifa. Nessuna sorpresa agli ottavi di finale: il Chelsea fa fuori il Copenaghen, la Lazio si libera faticosamente del Partizan Belgrado pareggiando 0-0 all’Olimpico e vincendo 3-2 in Jugoslavia con rete dell’odiatissimo Dejan Stankovic, ex beniamino della Stella Rossa e nemico giurato del Partizan. Passano il turno anche il Maiorca contro i belgi del Genk e la Lokomotiv Mosca a spese dei portoghesi del Braga. Stupiscono, in particolar modo, gli spagnoli che sono guidati in panchina dall’argentino Hector Cuper che ha personalità e fa giocare bene una squadra che a livello europeo non gode certo di esperienza e blasone.

Per il sorteggio dei quarti di finale, l’imperativo è d’obbligo per Chelsea e Lazio: evitare di scontrarsi. L’urna non pone vincoli, può uscire qualsiasi accoppiamento e inglesi ed italiani sono felici del risultato, anzi felicissimi: al Chelsea toccano i norvegesi del Valerenga, alla Lazio gli sconosciuti greci del Panionios, mentre le altre due partite sono Maiorca-Varteks (Croazia) e Lokomotiv Mosca-Maccabi Haifa. Gli ottavi si sono chiusi a novembre, i quarti sono previsti per l’inizio di marzo, un periodo in cui alla Lazio cambia tutto, o quasi. In autunno la squadra di Eriksson fatica e perde contatto dalle prime posizioni, mentre da gennaio in poi ritrova il bomber Christian Vieri, inanella un filotto di vittorie che la portano in testa alla classifica e con uno degli attacchi migliori della serie A grazie al talento e all’istinto di due bomber di razza come Vieri e Salas. E a marzo anche il Panionios fa meno paura che a novembre, ammesso che i modesti greci possano mai aver realmente turbato il sonno dei laziali; i biancocelesti (che in coppa giocano sempre con la maglia gialla) chiudono il discorso qualificazione già all’andata in Grecia vincendo per 4-0. All’Olimpico finirà 3-0 e la gara sarà ricordata per rimanere l’unica grande prestazione dello spagnolo Ivan De La Pena in Italia: gol e giocate spettacolari per il talento iberico.

Semifinali: Maiorca-Chelsea e Lazio-Lokomotiv Mosca. Le due grandi favorite della vigilia, dunque, riescono ad evitarsi fino all’atto finale e sembra a tutti scontato che la finale di Birmingham vedrà proprio le due rivali a contendersi il trofeo come da pronostico. Ma se la Lazio rispetterà in pieno i favori della vigilia, altrettanto non farà il Chelsea; i biancocelesti, infatti, sulle ali dell’entusiasmo per lo scudetto che si stanno giocando col Milan, eliminano i russi grazie a due pareggi (1-1 a Mosca, gol di Boksic, 0-0 a Roma), mentre gli inglesi non riescono ad avere la meglio del Maiorca che è la grande rivelazione del torneo e che riesce nell’impresa di raggiungere la finale grazie all’1-1 di Londra e al successo per 1-0 ottenuto in casa. La maledizione della Coppa delle Coppe, dunque, si abbatte anche sul Chelsea che è l’ennesima squadra a non riuscire a bissare il successo dell’anno precedente. Gongolano, a tal proposito, sia la Lazio che il Maiorca, consapevoli che in caso di successo rimarranno l’ultimo club a fregiarsi della vittoria in una manifestazione giunta all’ultimo atto della sua esistenza dopo 39 edizioni. Molti tifosi sono frastornati, la Coppa delle Coppe è un’istituzione nel panorama calcistico continentale e i cambiamenti, si sa, faticano a farsi largo nel cuore degli appassionati.

Chi, invece, ha ben altro su cui concentrarsi sono Lazio e Maiorca che si apprestano a giocare la finale allo stadio Villa Park di Birmingham il 19 maggio 1999. Atmosfera da brividi, Lazio favorita, ma attenzione agli spagnoli che giocano un calcio semplice, pratico, efficace ed anche discretamente piacevole da ammirare, un 4-4-2 classico che esalta il laterale destro di centrocampo Lauren, camerunense, e gli attaccanti Dani e Biagini. In porta, poi, c’è l’argentino Carlos Roa che lascerà in seguito il calcio per dedicarsi alla religione. La gara parte benissimo per la Lazio, in gol dopo 7 minuti con Vieri che svetta di testa su un lunghissimo lancio dalle retrovie di Pancaro. Sembra fatta, ma il Maiorca ha risorse e carattere da vendere e pareggia all’11’ con Dani, rimettendo tutto in discussione ed innervosendo una Lazio che si era illusa troppo presto di aver già la coppa fra le mani. Gli uomini di Eriksson faticano, la partita si trascina stancamente verso i tempi supplementari, fino alla prodezza di Pavel Nedved che al minuto 81 calcia al volo dal limite dell’area infilando la palla in un angolo della porta dove Roa non potrebbe mai arrivare: 2-1. Il forcing finale del Maiorca c’è ma a quel punto Marchegiani serra la rete laziale e consegna ai biancocelesti il primo trofeo internazionale della propria storia, chiudendo per sempre quella della Coppa delle Coppe.

Nel 1961 aveva aperto un’italiana, la Fiorentina, nel 1999 chiude un’altra, la Lazio. La Coppa delle Coppe va in pensione dopo 39 anni in cui nessuno è riuscito a vincere per due volte consecutive; un palmares che vede il Barcellona in vetta con 4 successi, seguito a 2 da Milan, Anderlecht, Chelsea e Dinamo Kiev, e a 1 da ben 27 club fra cui spiccano le uniche vittorie continentali di Manchester City e Paris Saint Germain, le sorprese Aberdeen, Malines e Slovan Bratislava, le italiane Fiorentina, Juventus, Lazio, Parma e Sampdoria. L’Inghilterra è il paese con più vittorie (8), il Barcellona la squadra con più successi (4) e più finali disputate (6). L’edizione 1998-99 va in archivio con il trionfo della Lazio, ultimo club a vincere il trofeo ed ultimo anche a disputare la Supercoppa Europea in qualità di detentore della Coppa delle Coppe, onorata fino in fondo dalla compagine capitolina che il 27 agosto 1999 batterà per 1-0 a Montecarlo i campioni d’Europa in carica del Manchester United grazie ad un gol di Salas nel primo tempo, ultimo vero capitolo della Coppa delle Coppe, da allora chiusa in soffitta per sempre.

Gli appassionati del vecchio calcio di una volta hanno sempre rimpianto quella manifestazione, più corta delle altre, spesso meno competitiva soprattutto nei primi turni, ma con quel fascino che la rendeva unica e che aggiungeva importanza alla vittoria nelle coppe nazionali che in molti paesi (Italia in primis) erano sovente snobbate. Quando nel 2021 la Uefa ha aperto nuovamente ad una terza competizione europea, poi denominata Conference League, in molti hanno avuto un sussulto di nostalgia, sperando di rivivere le emozioni di quella Coppa delle Coppe che, invece, rimarrà unica per genere e caratteristiche, chiusa in un calcio che non c’è più e che vive solamente nei ricordi di chi l’ha vissuto.

di Marco Milan

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One thought on “Amarcord: così finì la Coppa delle Coppe

  1. Buongiorno… Complimenti ancora per il sito… Sempre piacere leggervi. Me la ricordo quella partita avevo 17 anni. Aveva un sapore particolare perché si sapeva sarebbe stata l’ultima. Lazio fortissima infatti l’anno dopo avrebbe vinto lo scudetto. Personalmente ritengo quello un anno spartiacque. L’anno dopo con la Champions con tutte quelle partite… impossibili… Iniziava la dittatura delle TV infatti da lì in poi il mio interesse per il calcio cominciò a cadere

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