Amarcord: Eneas, il brasiliano triste di Bologna

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Non è stato facile in Italia indovinare l’acquisto di calciatori stranieri dopo la riapertura delle frontiere nel 1980. Tanti sono stati i flop, così come diversi sono stati i colpi azzeccati: tra una Roma che si assicura Falcao e un Napoli che acquista Maradona, ecco la Pistoiese che si presenta con Luis Silvio Danuello o l’Ascoli con l’africano Zahoui. E poi c’è la storia di Eneas, il brasiliano che portò a casa il Bologna e che fece parlare di sé più fuori che dentro il campo.

Eneas de Camargo è un brasiliano di San Paolo, nato nella metropoli sudamericana il 18 marzo 1954 e di professione attaccante, per la precisione rifinitore, come del resto molti suoi connazionali. Quando l’Italia riapre le frontiere e permette di nuovo l’arrivo in serie A di calciatori stranieri, gli osservatori dei club vengono sguinzagliati in Europa e in Sud America per scovare talenti e potenziali campioni. A Bologna, poi, l’estate del 1980 è particolarmente burrascosa: lo scandalo del totonero ha pesantemente coinvolto la società emiliana, una di quelle su cui pesano grandi responsabilità riguardo il calcioscommesse e che avrà divere squalifiche, fra cui il forte centravanti Savoldi. I felsinei cercano, così, una nuova coppia d’attacco: una punta è il calabrese Garritano, l’altra la vanno a cercare in Brasile da dove la dirigenza torna con Eneas, fantasista di 26 anni, proveniente dal Portoguesa con cui ha segnato 46 reti in 109 presenze fra il 1971 e il 1980.

Il brasiliano arriva a Bologna più spaesato che mai e i motivi verranno rivelati in seguito. Tanto per cominciare, ammette candidamente di non conoscere la città di Bologna e la squadra rossoblu; gli chiedono cosa pensi dell’Italia, lui risponde “bello“, ma conferma che Bologna non l’ha mai sentita nominare e non ha capito neanche se si trovi al nord o al sud del paese. Lo capirà presto, però, perché uno dei principali problemi che avrà in Italia sarà il freddo a cui non si abituerà mai. E poi, il suo procuratore non gli ha rivelato un particolare importante, ovvero che il Bologna inizierà il campionato 1980-81 con 5 punti di penalizzazione, sempre legati al totonero, probabilmente per non indurlo a rinunciare al trasferimento; quando i compagni e la società lo informano, Eneas cade dalle nuvole, è probabilmente troppo candido per comprendere pienamente lo scandalo che ha investito la serie A negli anni precedenti, eppure non fa una piega di fronte alla notizia, inizia ad allenarsi con costanza e serietà, cerca anche di imparare l’italiano abbastanza bene da capire allenatori e compagni, nonché per essere autonomo anche in città.

Il Bologna si aspetta molto da Eneas, come del resto tutte le società hanno enormi aspettative sugli stranieri, nessuno vuol fare la figura di chi si è fatto raggirare da sedicenti esperti che hanno rifilato pacchi clamorosi spacciandoli per potenziali fenomeni. Eneas ha ottime doti di palleggio, tratta la palla con piedi che sembrano di velluto, anche se non ha una struttura fisica imponente e, soprattutto, non sembra possedere l’istinto del killer in area di rigore; poco male, i gol li farà qualcun altro, magari imbeccato dai passaggi illuminanti del brasiliano. Il Bologna parte bene in campionato, vince con l’Ascoli all’esordio, pareggia a Perugia nel secondo turno e con la Roma alla terza giornata. Il 5 ottobre, quarta giornata, va a giocare al Comunale di Torino contro la Juventus, un impegno sulla carta proibitivo per i rossoblu emiliani; ma quel giorno i felsinei possono contare su un Eneas in formato mondiale: il brasiliano fa impazzire la difesa juventina a suon di dribbling e finte, poi nel finale si procura anche il rigore che Paris trasforma consegnando al Bologna la vittoria contro i futuri campioni d’Italia e l’annullamento della penalizzazione in classifica.

I giornali parlano di questo brasiliano timido e poco sorridente, ma terribilmente efficace in campo e che ha fatto girare la testa a quella stessa difesa che è ormai quella della Nazionale, dunque la più forte in circolazione. Il 26 ottobre, alla sesta giornata, il Bologna pareggia 1-1 a Udine e il gol degli emiliani lo firma proprio Eneas dopo una finta con dribbling al portiere e appoggio facile a porta vuota: per lui è il primo centro in Italia. Sembra l’inizio dell’ascesa per il fantasista, anche perché è ormai entrato nel cuore dei bolognesi, ha iniziato a sorridere, i compagni lo dipingono pure come un burlone nello spogliatoi, la gente lo vede spesso per le strade della città a fianco della giovane moglie che, però, soffre tanto la nostalgia del Brasile, molto più del marito. Quando tutto sembra essersi sistemato, arriva beffardo il freddo dell’autunno-inverno italiano; l’Italia non è la Germania, non è la Russia, non ci sono temperature rigidissime, ma per chi è abituato ad avere 30 gradi tutto l’anno, anche le piccole gelate bolognesi sono un problema.

Nel mese di novembre, Eneas comincia a star male per il troppo freddo, non lo sopporta, smette di andare a passeggio per le strade di Bologna, sta rintanato in casa con le mani sul termosifone o sulla stufa, quando scende in campo indossa guanti, calzamaglie di flanella e perfino berretti di lana. La gente quando lo vede inizia a ridere, ma lui si diverte poco, dallo spogliatoio raccontano che prima di prendere coraggio per spogliarsi e indossare calzoncini e maglia da calcio, Eneas passi interminabili minuti infagottato nel suo cappotto. E’ in questo periodo, poi, che il brasiliano si procura uno degli infortuni più bizzarri che la storia del calcio ricordi: durante un allenamento, infatti, nel tentativo di effettuare un colpo di tacco, probabilmente a freddo, Eneas riporta uno strappo al bicipite femorale della coscia destra. I medici parlano di guaio particolare, dovuto evidentemente ad un adattamento complesso del ragazzo alle temperature invernali, evento più unico che raro.

E’ il momento più duro: Eneas passa diversi mesi lontano dal campo, il Bologna si abitua a giocare senza di lui che, nel frattempo, è sempre più triste, un po’ perché non gioca, un po’ perché ha freddo e un po’ perché vede sua moglie cupa, spesso la sorprende a guardare fuori dalla finestra con evidente disappunto sul volto. Eppure, Bologna lo ama e lo aspetta e, quando il brasiliano torna in campo gli tributa una festa incredibile, lo acclama anche se è in panchina e chiede a gran voce all’allenatore Radice di mandarlo in campo; l’ingresso di Eneas avviene a poco meno di un quarto d’ora dalla fine di Bologna-Perugia del 15 febbraio 1981, coi rossoblu già in vantaggio per 3-0. Il brasiliano ha voglia di giocare di fare gol, tanto che si esibisce in uno spettacolare tuffo in area che vale il 4-0 finale; dopo la rete, il fantasista corre sotto la curva, si arrampica sulla balaustra che separa il terreno di gioco dagli spalti e abbraccia la grata, come se avvolgesse fra le sue braccia quella tifoseria e quella città che lo ha aspettato per oltre tre mesi.

L’ultimo gol di Eneas a Bologna arriva a Firenze il 26 aprile, nel mezzo tante occasioni fallite e l’impressione che fra lui e l’istinto del goleador ci sia un abisso. Il brasiliano chiude la stagione con 20 presenze e 3 reti, il Bologna con 29 punti e il settimo posto in classifica, un bottino che senza penalizzazione sarebbe valso la quinta posizione ad appena due lunghezze dalla Coppa Uefa. I tifosi bolognesi restano di sasso quando in estate la società lo cede all’Udinese in cambio del tedesco Herbert Neumann che in Friuli hanno apprezzato più per la bellezza della consorte che per le sue doti tecniche. Eneas va mal volentieri a Udine, sua moglie ancor meno perché dopo qualche informazione capisce che la città è ancora più gelida di Bologna. Passano appena poche settimane e il brasiliano, forse proprio su insistenza della signora, chiude la sua avventura con l’Udinese senza nemmeno farla incominciare e torna in Brasile dove giocherà col Palmeiras per tre stagioni realizzando pure una trentina di gol, prima di scendere di categoria e chiudere la carriera con formazioni di serie B fino al 1987, anno del suo ritiro dal calcio.

Cambierà vita, Eneas, diventando impresario nell’attività di marketing. Ma la sua nuova avventura durerà poco: nell’agosto del 1988 rimane vittima di un gravissimo incidente stradale, probabilmente causato da un colpo di sonno e che manda la sua automobile a schiantarsi contro un tir. Eneas rimane in pericolo per mesi e quando tutto sembra volgere per il meglio, una violenta broncopolmonite lo uccide il 27 dicembre ad appena 34 anni. La notizia rimbalza fino a Bologna e il 31 dicembre, prima di Bologna-Ascoli, lo stadio Dall’Ara ricorda Eneas senza che nessuno sugli spalti si vergogni di commuoversi nel ricordo di quel ragazzo così dolce e sfortunato.

di Marco Milan

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