Amarcord: il flop della Spagna a Francia ’98

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Chi è più giovane ed ha imparato a conoscere la nazionale spagnola di calcio come uno squadrone quasi imbattibile e capace di portarsi a casa consecutivamente gli Europei del 2008 e del 2012 e, in mezzo, i mondiali del 2010, stenterà a credere a quanto potrà leggere nelle prossime righe di un racconto che riporta indietro nel tempo, ad un’era che appare lontanissima e che ha scritto una delle pagine più nere della storia spagnola.

La Spagna che si appresta a vivere i mondiali francesi del 1998 è una nazionale forte ed ambiziosa, molto più esperta ed organizzata di quella che è stata beffata dall’Italia al 90′ ai quarti di finale nel 1994 e dall’Inghilterra ai calci di rigore ad Euro ’96. Ai grandi vecchi, gli inossidabili Zubizarreta, Nadal e Luis Henrique, il commissario tecnico Javier Clemente ha aggiunto i giovani Raùl e Morientes, oltre a gente come Kiko, Guerrero ed Ivan Campo che sta vivendo la fase migliore della carriera. E poi c’è Fernando Hierro, leader carismatico della squadra, perno della difesa, rigorista, uomo d’ordine in campo e riferimento di tecnico e compagni nello spogliatoio. La qualificazione aritmetica degli spagnoli a Francia ’98 arriva il 24 settembre 1997 dopo il successo ottenuto per 2-1 a Bratislava in casa della Slovacchia e che decreta il successo della Spagna nel girone con 26 punti e zero sconfitte, prima davanti alla Jugoslavia (che pure si qualifica per la fase finale), alla Repubblica Ceca (finalista agli ultimi Europei), alla Slovacchia e alle due cenerentole Far Oer e Malta. La Spagna è ambiziosa, l’obiettivo minimo in Francia è il raggiungimento dei quarti di finale, ma l’impressione è che la compagine di Clemente possa osare anche di più.

Nel sorteggio del dicembre ’97, la nazionale iberica è inserita nel gruppo D assieme a Bulgaria, Nigeria e Paraguay. E’ un girone ostico perché non c’è nessuna squadra materasso, anche se la Bulgaria, dopo l’exploit di Usa ’94, appare in evidente calo, la Nigeria non è il ritratto della continuità e il Paraguay, tornato a qualificarsi per la fase finale della Coppa del Mondo dopo 12 anni, è tutto da scoprire. La sensazione, dunque, è che la Spagna sia la logica favorita di un girone intrigante ma in cui, tutto sommato, gli spagnoli sono destinati ad arrivare primi senza particolari difficoltà e l’interesse, semmai, sarà quello di scoprire chi farà loro compagnia agli ottavi di finale fra i vecchi ma sempre agguerriti bulgari, gli spavaldi nigeriani o i grintosi paraguaiani che contano anche sul portiere Chilavert, capitano e perfino tiratore di punizioni e calci di rigore, diventando così un’altra potenziale attrazione dei mondiali. Il 12 giugno 1998 il girone D scopre i suoi veli con lo 0-0 (peraltro discretamente noioso) fra Paraguay e Bulgaria.

L’esordio della Spagna avviene, invece, 24 ore più tardi, alle 14:30 del 13 giugno, a Nantes contro la Nigeria. E’ una della partite più spettacolari e divertenti dell’intera rassegna, anche se in Spagna avranno ben poco da ridere. Gli uomini di Clemente segnano al 21′ con Hierro, la gara appare in discesa, ma dopo soli tre minuti gli africani paregiano con Adepoju; ad inizio ripresa, la Spagna torna in vantaggio con Raùl e sembra riuscire a gestire abbastanza bene la situazione. Ma in 5 minuti, ecco il ribaltone: al 73′ Zubizarreta si butta in porta da solo il pallone e al 78′ una bomba di Oliseh regala alla Nigeria il 3-2 definitivo che getta subito nel panico la Spagna, già ultima dopo la prima giornata. Nulla è perduto in chiave qualificazione, naturalmente, ma in tornei brevi come i mondiali, si sa, partire con una sconfitta costringe le squadre a vincere le successive due partite nella stragrande maggioranza dei casi, per evitare l’eliminazione. Le furie rosse, insomma, hanno già l’acqua alla gola e la successiva sfida contro il Paraguay è già decisiva.

Nel tardo pomeriggio del 19 giugno la Nigeria supera per 1-0 la Bulgaria ed è praticamente qualificata agli ottavi, mentre in serata la Spagna ha l’obbligo di battere a Saint-Etienne il Paraguay per sperare, anche se la partita si preannuncia ostica perché i sudamericani con un pareggio avvicinerebbero la qualificazione e, conoscendo la loro strategia sparagnina e votata alla lentezza del gioco e all’ostruzionismo, per gli spagnoli trovare varchi sarà complesso. “Dobbiamo segnare subito“, dice Clemente alla squadra, ma Spagna-Paraguay diventa una partita a Squash: gli iberici tirano palloni a raffica contro un muro, quello dei paraguaiani, che respingono tutto e portano a casa uno 0-0 che sa tanto di qualificazione per loro e di clamorosa eliminazione per la Spagna, come dimostrano i volti dei calciatori a fine gara: attoniti ed affranti gli spagnoli, festanti quelli del Paraguay con Chilavert che abbraccia tutti ed esulta come se la sua squadra fosse in finale. La situazione per la Spagna è drammatica, la classifica recita: Nigeria 6, Paraguay 2, Bulgaria e Spagna 1.

Gli iberici, dunque, devono battere i bulgari nell’ultima partita e sperare che la Nigeria (ormai qualificata ed aritmeticamente prima) blocchi il Paraguay almeno sul pareggio. Lens, 24 giugno 1998: Spagna e Bulgaria si affrontano in una gara che teoricamente tiene in gioco entrambe per la qualificazione ma che, se il risultato di Paraguay-Nigeria dovesse sorridere ai sudamericani, può significare la fine dell’avventura francese tanto per gli spagnoli quanto per i bulgari. Per la Spagna, uscire al primo turno sarebbe un fallimento colossale, sia per la storia della nazionale che per le ambizioni di una squadra costruita e selezionata per raggiungere grandi traguardi. Dopo 18 minuti gli spagnoli hanno già messo in cassaforte il risultato grazie ai gol di Hierro e di Luis Henrique, mentre intato Paraguay e Nigeria sono sull’1-1. La Spagna ci crede, va sul 3-0 con Morientes ad inizio ripresa, incassa il 3-1, poi si concentra sulle notizie provenienti da Tolosa. Intorno al 60′ ecco la doccia gelata: il Paraguay ha segnato il 2-1 e per gli spagnoli si aprono i portoni dell’Inferno. Inutili le altre 3 reti, siglate ancora da Morientes, da Kiko e da un autogol di Bacev per un 6-1 che non fa sorridere nessuno. Il Paraguay vince 3-1 e la Spagna è incredibilmente eliminata al primo turno.

La classifica finale vede la Nigeria prima con 6 punti, il Paraguay secondo con 5, entrambe qualificate, la Spagna è terza con 4 e la Bulgaria quarta ed ultima con appena 1 punto. Il fallimento è epocale ed inaspettato, elementi del calibro di Hierro e Raùl non sono riusciti a farsi largo contro calciatori solidi ma di tutt’altra levatura come i paraguaiani, e l’impressione è che gli stessi nigeriani, ad eccezione di un paio di talenti, non fossero inferiori agli spagnoli. La stampa punta il dito contro Clemente, contro Zubizarreta che è considerato ormai bollito e a fine carriera, reo dell’errore che è costato la vittoria contro la Nigeria, ma anche verso un atteggiamento della squadra ritenuto superficiale e presuntuoso, al contrario, ad esempio, dei paraguaiani, apparsi umili, determinati e grintosi nonostante un organico senza fuoriclasse o elementi di spicco. La Spagna torna a casa con le pive nel sacco e il timore di non aver raccolto neanche le briciole per una generazione considerata fra le più promettenti del calcio spagnolo.

La storia, come sappiamo, dirà che la Spagna subirà ancora diverse delusioni prima dei trionfi, dall’eliminazione ad Euro 2000 a quella al primo turno di Euro 2004, dalla sconfitta fra le polemiche contro la Corea del Sud nel 2002 a quella con la Francia agli ottavi nel 2006, fino ai successi che hanno reso immortali le furie rosse fra il 2008 ed il 2012. Il flop francese del 1998, però, resta ancora oggi una macchia nel cammino mondiale della nazionale spagnola e che i tifosi non hanno mai realmente digerito.

di Marco Milan

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