Amarcord: Danut Lupu, tanti chili e pochi gol

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Ci risiamo coi bidoni stranieri in serie A! Già, ma del resto sono così tanti che è difficile ogni volta tenerne fuori qualcuno da una lista ampia e ricca di storie che vanno anche al di là del mero aspetto calcistico. E’ il caso, ad esempio, di Danut Lupu che a Brescia ricordano più per le taglie extralarge che per le sue gesta in campo.

Verrebbe da dire “nome omen“, ed in effetti Lupu col suo sguardo cattivo e torvo, incuteva timore come fanno i lupi quando si avvicinano alla preda e la fissano, famelici. Peccato, però, che il calciatore rumeno, classe 1967, di professione centrocampista, di fame ne avesse, ma che si limitasse ad esaudirla a tavola e mai in campo. Il Brescia di inizio anni novanta è una succursale della Romania, grazie all’allenatore Mircea Lucescu che porta in Lombardia i connazionali Sabau, Mateut, Raducioiu e, soprattutto, Gheorghe Hagi che ha classe da vendere e che dispenda gol, assist e giocate meravigliose che accompagnano le rondinelle allo spareggio perso a Bologna contro l’Udinese al termine del campionato 1992-93 ed alla pronta risalita in serie A dell’anno dopo. Proprio nell’estate del 1994, però, Hagi viene ceduto al Barcellona per 5 miliardi di lire e Lucescu chiede al presidente Corioni il sostituto dell’asso rumeno, da pescare sempre nella nazione dell’allenatore. La scelta ricade su Danut Lupu, centrocampista multi ruolo, proveniente dal Rapid Bucarest e che ha alle spalle qualche anno travagliato.

Nel 1991, infatti, dopo aver partecipato con la Romania ai mondiali italiani del 1990, viene arrestato ad Atene quando gioca coi greci del Panathinaikos per una storia che si pone fra il comico e il drammatico: Lupu finisce in galera per tre mesi dopo che la polizia gli ha trovato in casa una cospicua refurtiva fra televisori, radio, oro e pellicce. Il calciatore non sa fornire una spiegazione valida, prima afferma che sono oggetti portati da connazionali che aveva ospitato in casa, poi ritratta e dice di non aver mai visto quella roba, finendo col risultare per nulla convincente. Dopo l’arresto, Lupu torna a giocare e nell’estate del 1994 riceve la chiamata di Lucescu che vuole portarlo in Italia, secondo tentativo dopo quello fallito nel 1990 quando l’allenatore guidava il Pisa. Inutile dire che ci voglia poco a convincere un giocatore in quel momento poco conteso sul calciomercato, nonché lusingato dal connazionale che ne vuol fare l’ideale sostituto di Hagi che per ogni rumeno dell’epoca è un’icona assoluta. E così, Danut Lupu sbarca a Brescia e parte per il ritiro della squadra che prepara in montagna il campionato di serie A 94-95.

Certo, le premesse non sono particolarmente allettanti: Lupu si presenta con più di un chilo di troppo, anzi, a dirla veramente tutta è alquanto in sovrappeso e se ne accorgono tutti, dai compagni di squadra all’allenatore, passando per la società e per i tifosi. Qualcuno si indigna, pensando che quello dovrebbe essere, in teoria, il sostituto di Hagi, altri sono preoccupati, i più ottimisti pensano che, una volta smaltita la ciccia, Lupu mostrerà le sue qualità. Fin dalle prime uscite, però, il centrocampista arranca e la gente incomincia a giocare col cognome: altro che Lupu, questo è un cinghiale, dicono i maligni allo stadio. Ma per il Brescia c’è poco da ridere: la squadra lombarda va incontro al peggior campionato della sua storia in serie A. Nonostante il pari all’esordio con la Juventus futura campione d’Italia, infatti, la compagine lombarda non ne indovina una ed arriva a Natale senza aver trovato neanche lo straccio di una vittoria. A deludere sono quasi tutti: la squadra sembra infarcita di giocatori ormai spremuti e a fine carriera come Battistini, Bonometti e Francini, nonché di stranieri assolutamente inadatti come il portoghese Cadete che non la butta dentro neppure con le mani, o lo stesso Lupu, lento, prevedibile e, soprattutto, troppo grasso per correre alla pari degli altri.

Salvatore Giunta, all’epoca calciatore bresciano, dichiarerà anni dopo che la dieta per Lupu era davvero un problema: “E’ vero, Lupu doveva dimagrire – ammette Giunta in un’intervista del 2012 – e lo staff le provava tutte, perfino facendolo mangiare ad un tavolo isolato, così non gli veniva la tentazione di inzuppare il pane nel piatto di un compagno o di rubacchiare qualche forchettata di pasta qua e là. Ricordo che mangiava quasi solo verdure, anche se poi col pallone ci sapeva fare ed era anche simpatico“. Simpatico? A dire il vero dalla Romania sono arrivate altre storie ed altre ancora ne seguiranno, come quando Lupu voleva picchiare un tifoso perché per tutta la partita aveva insultato la bellissima moglie del giocatore, accusandola di essere una donnina piuttosto allegra. A Brescia, comunque, il rumeno non si impone, anzi, continua a vagare per il campo come un’anima in pena, mentre intanto la squadra precipita sul fondo della classifica. Qualcuno dalle tribune urla a Lucescu: “Fagli credere che se segna ha una pizza in omaggio!“, e giù risate sugli spalti di un Rigamonti ormai rassegnato all’inevitabile retrocessione di quella che verrà ricordata come la peggior squadra di tutti i tempi in serie A.

L’8 gennaio 1995 si gioca Brescia-Reggiana, 15° e terz’ultima giornata del girone d’andata, una sfida fra disperati, ultima contro penultima, magro antipasto del successivo campionato di serie B. La partita è effettivamente uno strazio per chi è costretto a guardarla. Poi, all’improvviso uno sconosciuto, come dicevano quelli di Mai Dire Gol: al 29′, infatti, proprio Lupu parte da metà campo, si accentra e lascia partire un destro debolissimo che ballonzola un paio di volte davanti al portiere e poi finisce in rete. Incredibile, ha segnato Lupu e il gol sarà pure decisivo perché varrà per il Brescia l’1-0 e la prima vittoria in campionato. Il primo ed unico acuto del centrocampista rumeno, ribattezzato nel frattempo “licantropo appesantito” dalla tifoseria bresciana. Poche settimane dopo, Lucescu viene esonerato e il calciatore chiede la cessione nel calciomercato invernale, anche se Corioni vorrebbe trattenerlo nonostante Maifredi, nuovo tecnico dei lombardi, non lo impieghi mai. E Lupu non le manda a dire: “Non capisco perché la società non voglia vendermi, ormai ho il posto fisso in tribuna, cosa resto a fare qui?“. Alla fine vincerà lui, tornando al Rapid Bucarest già a febbraio e chiudendo la carriera fra lo stesso Rapid, la Dinamo Bucarest e perfino il campionato israeliano dove smetterà di giocare nel 2001.

L’avventura di Danut Lupu in Italia si è limitata a pochi mesi di permanenza, tanti per alimentare ilarità sul suo peso e leggende metropolitane sulle sue attività extra campo (si diceva che di notte rubasse le autoradio dalle macchine). In campo si è visto poco e lo si notava solamente per l’abbondante pancia che strabordava dalla maglia: troppi chili, un solo gol e quella faccia da duro che non ha spaventato nessuno. Come nel film “Troppo Forte” di Carlo Verdone: l’attore di film avventurosi, scartato perché aveva la faccia da buono.

di Marco Milan

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