Amarcord: l’ultimo Pisa di Anconetani
“Non esistono più i presidenti di una volta“. Quante volte abbiamo sentito questa frase negli ultimi anni? L’avvento delle proprietà straniere nel calcio italiano, nonché un modo del tutto diverso di amministrare le società rispetto al passato, hanno portato il pubblico a notare la differenza e a ricordare con nostalgia quei presidenti un po’ pittoreschi, vulcanici, certamente genuini che hanno caratterizzato il calcio di qualche decennio fa. A Pisa, ovviamente, il ricordo è per Romeo Anconetani che chiuse il suo ciclo in Toscana col drammatico campionato 93-94.
La storia di Anconetani a Pisa è nota a tutti: triestino di nascita, il ruspante presidente ha scritto le pagine più belle della storia nerazzurra, il saliscendi serie A-B di fine anni ottanta, l’ultima serie A del Pisa nel campionato 90-91, i due tentativi di risalita andati a vuoto nelle stagioni seguenti e il commiato dell’estate del 1994. Proprio l’annata 1993-94 segna la fine del rapporto fra Anconetani ed il Pisa, anche se le premesse sono ben altre: i nerazzurri, infatti, cullano ancora la speranza di agganciare il treno promozione, anche se le ambizioni sono leggermente ridotte rispetto al passato, un po’ perché il livello del torneo si è alzato (basti pensare che quell’anno ci sono formazioni come Fiorentina, Bari, Brescia, Cesena ed Ascoli che appaiono molto più forti delle altre) e un po’ perché le risorse economiche del Pisa sono in riserva, anche se questo negli ambienti pisani si conoscerà solo più avanti. I nerazzurri, comunque, partono con discrete potenzialità, puntando a migliorare l’ottava posizione ottenuta nel campionato precedente.
L’allenatore è Walter Nicoletti, la squadra sembra ben assemblata, in porta c’è Francesco Antonioli che solamente l’anno prima aveva iniziato come portiere titolare del Milan campione d’Italia, in attacco arriva dalla Roma Roberto Muzzi, coadiuvato da Pasquale Rocco che ha giocato in serie A con il Cagliari. L’organico sembra essere un giusto misto fra calciatori di esperienza e giovani promesse, ovvero ciò che meglio si sposa con una squadra che come ambizione ha quella di ritagliarsi uno scompartimento sul treno che porta in serie A. Il campionato del Pisa inizia con l’ottimo 3-0 casalingo contro il Modena alla prima giornata il 29 agosto 1993, ma nelle successive settimane i nerazzurri perdono a Padova, a Venezia e a Caserta, trovando il successo solamente al quarto turno, 2-0 all’Arena Garibaldi contro il Palermo. Il 10 ottobre, la formazione di Nicoletti perde pesantemente il derby di Firenze per 4-1 e la situazione inizia a scricchiolare, tanto per il tecnico quanto per la squadra che comincia a vedere da vicino la zona bassa della classifica.
E’ vero che il campionato è iniziato da poco, ma appare subito chiaro che per il Pisa rimanere agganciati alle zone alte della graduatoria sarà complicato. L’autunno dei toscani è da incubo, la vittoria latita dal 18 settembre al 5 dicembre, vale a dire dal 2-0 al Palermo al 4-2 sul Brescia: 10 giornate di passione e contestazioni, il treno promozione ormai sfuggito e la paura di retrocedere che incomincia a serpeggiare nell’ambiente pisano. A preoccupare è soprattutto l’attacco, perché l’unico a fare qualche gol è Rocco (che punta vera non è), mentre gli specialisti del reparto, ovvero Muzzi e Lorenzini, faticano più del previsto. Il girone d’andata del Pisa si chiude con una vittoria (1-0 al Verona il 9 gennaio 1994), 3 pareggi e la sconfitta in casa del Monza fanalino di coda. Peggio ancora comincia il ritorno che vede i nerazzurri perdere pure a Modena, al cospetto di un’altra squadra in odore di retrocessione anticipata. L’avventura di Nicoletti in panchina sembra segnata, a nulla serve il pari interno col forte Padova o il successo, sempre casalingo, contro il Venezia del 6 febbraio.
Nicoletti viene esonerato e al suo posto arriva l’esperto Eugenio Bersellini. Con lui, spera Anconetani, la salvezza può essere acciuffata e si potrà programmare anche un futuro migliore. Bersellini, che in passato ha allenato in serie A anche Inter, Sampdoria e Torino, viene descritto come un sergente di ferro, uno che preferisce la spada al fioretto, uno che impartisce ordini e si aspetta che i calciatori eseguano. La cura sembra funzionare, il campionato del Pisa prosegue coi soliti alti e bassi, ma la squadra sembra avere un’identità più riconoscibile e un ordine diverso in campo, tanto che arriva pure il primo successo in trasferta, ottenuto sul campo della matricola Acireale il 13 marzo, subito dopo aver fermato la capolista Fiorentina sullo 0-0 all’Arena Garibaldi. Sono questi i segnali migliori per un Pisa che appare in grado di ottenere la salvezza, nonostante in città serpeggi malumore per un’annata del tutto diversa da quella che ci si poteva attendere. Sulla stampa locale, poi, iniziano a circolare preoccupanti notizie circa i problemi economici della società, con Anconetani che sarebbe in seria difficoltà finanziaria, soprattutto se il Pisa dovesse malauguratamente retrocedere.
Ma a squadra e tifosi tutto questo interessa fino ad un certo punto, perché ciò che conta è portare a casa l’obiettivo minimo, ovvero la permanenza in serie B. I nerazzurri falliscono clamorosamente lo scontro diretto casalingo contro il Ravenna che termina 0-0 denotando ancora una volta l’anemia dell’attacco pisano; due settimane più tardi, però, i toscani fanno loro un altro confronto in chiave salvezza battendo per 1-0 il Vicenza. I successivi pareggi per 1-1 contro Ancona e Pescara muovono la classifica del Pisa che alla quint’ultima giornata batte 2-1 il Monza ed è in piena lotta per non retrocedere, con le graduatorie dei giornali che pongono gli uomini di Bersellini in pole position per la salvezza, grazie ad un organico che appare migliore delle rivali, ad un tecnico esperto e ad un pubblico da serie A che, soprattutto in casa, può fare la differenza. Monza e Modena sembrano spacciate, il Ravenna sta appena meglio, poi ecco il mucchio selvaggio formato da Pisa, Palermo, Vicenza, Acireale, Pescara e Cosenza, tutte a sgomitare per evitare quella posizione numero 17 che vorrebbe dire serie C1.
Il 22 maggio il Pisa batte per 1-0 l’Ascoli (che è in piena bagarre promozione) e sembra tirarsi fuori dalla mischia, col destino ormai fra le sue mani: se i nerazzurri vinceranno le ultime due partite, infatti, non dovranno preoccuparsi dei risultati delle rivali e potranno festeggiare la salvezza. Ma a Verona, i toscani non vanno oltre lo 0-0, anche perché pure gli scaligeri non se la passano troppo bene e necessitano di almeno un punto per non incappare in brutte sorprese. Ad una giornata dalla fine del campionato, comunque, il Pisa può ancora salvarsi da solo se batte in casa la Fidelis Andria che è oramai salva. La gara contro i pugliesi è un po’ l’emblema del campionato: i toscani attaccano ma non sfondano, l’ansia prende il sopravvento, il caldo non aiuta, la frenesia men che meno, così come il risultato del Pescara che sta vincendo col Cosenza e sta costringendo Pisa ed Acireale allo spareggio, visto che in caso di arrivo a tre a pari punti, la classifica avulsa premierebbe gli abruzzesi rispetto alle altre due.
Al fischio finale dell’arbitro che sancisce lo 0-0 fra Pisa e Fidelis Andria, l’attenzione è tutta alle radioline ed ai block-notes per fare i calcoli: il Palermo ha battuto il Monza ed è salvo con 36 punti, il Pescara ha vinto, l’Acireale ha pareggiato ad Ancona, per cui la classifica finale pone i pescaresi, i siciliani ed il Pisa a 35 punti, col risultato che in Abruzzo fanno festa, mentre sarà necessaria la coda per stabilire chi accompagnerà in serie C le già retrocesse Ravenna, Modena e Monza. Per il Pisa è una doccia gelata, quella salvezza che sembrava a portata di mano è adesso appesa ad un filo, alla variabile impazzita di uno spareggio in pieno giugno, con un caldo infernale e contro un avversario esordiente in serie B che non ha nulla da perdere e che se pure dovesse retrocedere, non avrebbe nulla da rimpiangere, mentre per il Pisa cadere in terza serie vorrebbe significare un fallimento totale. L’avvicinamento allo spareggio è tesissimo, i toscani contestano anche la sede scelta (Salerno), considerata troppo a sud e potenzialmente a favore dell’Acireale; il Pisa preferiva Roma, opzione che però avrebbe scontentato i siciliani. Al di là di questo, però, la sensazione è che a Pisa abbiano tanta paura e siano molto più nervosi che ad Acireale.
Il terzino pisano Farris (che oggi è l’allenatore in seconda di Simone Inzaghi) deve perfino rimandare il suo matrimonio, progettato da tempo e che non aveva considerato la coda del campionato di uno spareggio, segno che a Pisa tutto era previsto fuorché di prolungare la stagione oltre le 38 giornate “regolari“. Acireale-Pisa si giocherà a Salerno il pomeriggio del 14 giugno 1994, previsti una trentina di gradi ed una tensione da brividi. La città campana viene invasa dai tifosi acesi che iniziano a sospettare che la paura e l’angoscia dei pisani possa giocare a loro favore; è chiaro a tutti che dal punto di vista tecnico il Pisa abbia qualcosa in più dei siciliani, catapultati in serie B quasi per caso dopo la squalifica del Perugia, e che stringendo i denti sono arrivati fino ad uno spareggio che appariva quasi impensabile ad inizio stagione. Il Pisa, viceversa, si presenta alla gara dello stadio Arechi con il terrore di retrocedere dopo aver incominciato il campionato con qualche speranza di promozione, vivendo in una città che ha respirato il grande calcio fino a pochi anni prima e che ora è pronta sì a sostenere la squadra nell’ultimo atto di una stagione sfortunata, ma che di certo non accetterebbe di buon grado una retrocessione.
Acireale-Pisa viene trasmessa anche in diretta tv su Raidue, mentre di lì a poco inizieranno pure i mondiali negli Stati Uniti. La partita è tutt’altro che spettacolare, anzi, appare subito chiaro che le due squadre abbiano molta più paura di perdere che voglia di vincere; non rischia nessuno, più passa il tempo e più sale la tensione, più trascorrono i minuti e più il caldo affossa muscoli e testa dei calciatori. All’Acireale, in fondo, sta quasi bene così: l’avventura in serie B è già bella di suo, l’avvicinarsi di supplementari e rigori non può che agitare ulteriormente il Pisa, tanto che verso il 90′ i tifosi siciliani cantano a squarciagola, mentre ai pisani trema persino la voce. Si va ai tempi supplementari, nei quali però non accade nulla, il pensiero delle squadre probabilmente già rivolto ai calci di rigore che mezz’ora dopo puntualmente si frappongono tra le due compagini e la salvezza. Undici metri di speranze e paure, preghiere sugli spalti e a casa davanti alla televisione, una stagione intera che ricade sull’abilità dei tiratori e dei due portieri, chiamati ai miracoli decisivi per non vanificare i sacrifici di un anno.
Le gambe tremano: il Pisa calcia con Rocco il primo rigore, ma il portiere acese Amato compie una prodezza e para il tiro col braccio di richiamo. Ma sbaglia anche l’Acireale con Tarantino che coglie l’incrocio dei pali, mandando in visibilio il pubblico pisano. Seconda serie: Rotella fallisce per il Pisa, Favi segna per i granata siculi, ora più vicini alla salvezza. Mancano tre rigori ciascuno, i nerazzurri si aggrappano al vecchio capitano Bosco che non fallisce, proprio come Migliaccio che lascia l’Acireale in vantaggio di un gol. Penultima serie: il Pisa si affida a Farris che segna di sinistro, esattamente come Walter Mazzarri che da livornese punisce i poco amati conterranei pisani, ponendo l’Acireale nella condizione migliore possibile, vale a dire con due opportunità di agguantare la salvezza. Il Pisa, infatti, deve segnare il suo ultimo rigore e sperare poi che i siciliani sbaglino la loro quinta battuta. Per i nerazzurri tira lo stopper Susic che prende una rincorsa centrale, scivola perfino durante il contatto con il pallone ma riesce a segnare. Adesso il Pisa deve sperare nel miracolo del proprio portiere Antonioli: se l’Acireale segnerà il suo rigore lo spareggio sarà stato vinto dai granata, altrimenti si andrà ad oltranza. Sono attimi di tensione indescrivibile, lo stadio ammutolisce in attesa di esplodere da una parte o dall’altra, intanto Giacomo Modica, che è l’uomo di maggior talento dell’Acireale, si appresta a calciare di sinistro. Il regista è freddo e preciso, Antonioli intuisce l’angolo, si allunga in tuffo ma non ci arriva: l’Acireale è salvo, il Pisa dopo 16 stagioni fra A e B precipita in serie C.
Le telecamere non riescono ad individuare Romeo Anconetani, solamente il giorno dopo sui giornali uscirà una struggente foto del presidente pisano, stretto al braccio di un collaboratore, la testa china, gli occhi chiusi. E’ l’ultima immagine del grande patron triestino alla guida del Pisa, nonché il prologo ad una durissima realtà che solo qualche settimana più tardi impedirà ai toscani di iscriversi alla serie C1 per inadempienze finanziarie, costringendoli alla ripartenza dall’Eccellenza. Il Pisa di Anconetani scompare sul prato dello stadio Arechi il 14 giugno 1994, ma vive tuttora nel cuore e nei ricordi di un pubblico che ha amato quel presidente come nessun altro, né prima e né dopo.
di Marco Milan