Amarcord: Italia ’90, il sogno dell’Eire
I suoi tifosi erano diventati amici degli italiani, non importava se avessero vinto o perso, nulla era paragonabile al giro dei pub e alle risate dopo qualche birra buttata giù. L’Eire dei mondiali di Italia ’90 ha sorpreso tutti, è diventata la squadra simpatia, con quell’invasione verde di gente allegra e spensierata che conquistava gli appassionati.
La qualificazione dell’Eire ai mondiali del 1990 parte da lontano, dagli Europei disputati in Germania nel 1988 e da quell’impressione di essere davanti alla generazione di talenti migliore nella storia irlandese. Il commissario tecnico è Jack Charlton, in squadra c’è il portiere Pat Bonner, il difensore David O’Leary ed il centravanti John Aldridge, uno che oltre a fare gol non disdegna neanche di litigare con avversari ed arbitri. Il girone di qualificazione comprende anche Spagna, Ungheria, i cugini dell’Irlanda del Nord e Malta, passano le prime due. L’Eire non ha mai raggiunto la fase finale di un campionato del mondo e stavolta i presupposti per riuscirci sembrano esserci tutti, anche perché l’organico di Charlton è buono e perché le rivali, Spagna a parte, non appaiono irresistibili. L’esordio in Spagna, a Siviglia, il 16 novembre 1988 finisce con un ko per gli irlandesi, sconfitti per 2-0 ma convinti di potersela giocare, come del resto dimostreranno i successivi confronti in cui i biancoarancioverdi non perderanno più, togliendosi pure lo sfizio di battere gli spagnoli a Dublino per 1-0 il 26 aprile 1989. Il 3-0 nel derby col l’Irlanda del Nord l’11 ottobre dello stesso anno sancisce la quasi aritmetica qualificazione, centrata definitivamente 4 giorni dopo col pareggio dell’Ungheria con la Spagna che estromette i magiari dalla corsa ai mondiali.
La Repubblica d’Irlanda festeggia lo storico traguardo, mentre fiumi di birra invadono Dublino e dintorni. Il sorteggio della fase finale è da brividi: l’Eire è nel girone F con i poco amati inglesi, i campioni d’Europa in carica dell’Olanda e l’Egitto. L’esordio ai mondiali, insomma, sembra tutto in salita per gli irlandesi che però non intendono darsi per vinti prima dell’inizio e, soprattutto, prima di giocare le tre partite sul suolo italiano. Che se la sudino, quindi, la vittoria contro di noi, dicono in Irlanda dove l’entusiasmo è a mille e da dove partono migliaia di sostenitori per acclamare la propria nazionale in Italia. A Charlton interessa poco chi siano gli avversari, lui è convinto che la sua squadra possa dar filo da torcere a tutti, grazie al suo entusiasmo, alla sua grinta e ad una solidità di gioco che ha permesso agli irlandesi di agguantare la prima partecipazione della sua storia ad un campionato europeo e poi anche alla coppa del mondo, segno che davvero quella generazione può scrivere la pagina più importante per il paese, calcisticamente parlando. Niente paura, pertanto, anzi, forse saranno gli altri a doversi preoccupare di quell’Irlanda tanto spavalda e sicura di sé.
L’esordio dell’Eire ad Italia ’90 avviene l’11 giugno allo stadio Sant’Elia di Cagliari contro l’Inghilterra a cui gli irlandesi hanno già giocato un discreto scherzetto ad Euro ’88 vincendo 1-0 grazie ad uno splendido gol del centrocampista Houghton che ad Usa ’94 farà male pure all’Italia di Sacchi. Inghilterra-Eire è una partita strana, tattica, condizionata dal forte vento, segnano gli inglesi con Lineker, poi pareggiano gli uomini di Jack Charlton con Sheedy al 73′: 1-1 così come nell’altra partita del girone fra Egitto ed Olanda, col risultato che tutte le squadre sono ad 1 punto in classifica e con la medesima differenza reti dopo la prima giornata. Passano 6 giorni e la storia si ripete: 0-0 a Cagliari fra Olanda ed Inghilterra, 0-0 a Palermo fra Eire ed Egitto: tutte a quota 2 e con identica media inglese. Nell’ultimo turno, disputato il 21 giugno, l’Inghilterra piega 1-0 gli egiziani ottenendo l’unica vittoria di tutto il raggruppamento, mentre l’Irlanda blocca sull’1-1 l’Olanda a Palermo (gol di Gullit e pari di Niall Quinn al 70′) guadagnandosi il secondo posto nel girone alle spalle dell’Inghilterra, con gli olandesi costretti a ripiegare sul ripescaggio come una delle migliori terze che gli costerà peraltro l’abbinamento agli ottavi contro la Germania.
L’Eire ha sorpreso tutti, non gioca certo un calcio spettacolare ma, del resto, con giocatori dalla qualità non eccelsa non se lo potrebbe neanche permettere; però è squadra solida, compatta e per nulla rinunciataria, fa poche cose, semplici, però le fa bene e tanto è bastato per ottenere quei 3 pareggi che sono valsi gli ottavi di finale dove se la vedrà con un’altra sorpresa del torneo, la Romania. Il 25 giugno 1990 a Genova alle ore 17 si sfidano Eire e Romania per l’ottavo di finale forse meno nobile del mondiale, ma non per questo poco interessante. La gara, a dirla tutta, non regala spettacolo e gioco spumeggiante, le due compagini si studiano, sembra che abbiano voglia di accontentarsi del pareggio, giocano più a scacchi che a calcio, col risultato che lo 0-0 non si sblocca né dopo i tempi regolamentari e nemmeno dopo i supplementari. Ci vogliono i rigori per decretare chi passerà il turno: anche dal dischetto l’equilibrio è totale: segnano Hagi, Sheedy, Lupu, Houghton, Rotariu, Townsend, Lupescu e Cascarino. Poi è il turno dell’ultima serie: per i rumeni tira il centrocampista Timofte e Bonner para; a questo punto O’Leary può segnare e spedire l’Eire ai quarti. David O’Leary è un difensore centrale, pure piuttosto rude e per nulla tecnico, gioca nell’Arsenal in Inghilterra e non ha mai calciato un rigore in vita sua. Ma per la nazionale va sul dischetto, guarda il portiere e lo spiazza con semplicità, poi si inginocchia a terra e viene travolto dall’entusiasmo dei compagni, mentre in serata i tifosi prosciugano i pub della Liguria per festeggiare il trionfo.
L’Irlanda all’esordio ai mondiali ha raggiunto i quarti di finale, risultato insperato alla vigilia ma che ora sembra del tutto meritato. L’ostacolo verso la semifinale, però, è forse il più duro possibile, ovvero i padroni di casa dell’Italia. La sfida fra gli azzurri e l’Eire è programmata per la serata del 30 giugno 1990 allo stadio Olimpico di Roma e già dal primo pomeriggio i sostenitori delle due squadre si abbracciano per le strade della zona nord della capitale, uniti dalla voglia di far festa, dall’alcol ingerito e dall’atmosfera tipica dei mondiali, ma pronti a dividersi col tifo per la sera quando in palio ci sarà la semifinale. Davanti ad oltre 70 mila spettatori inizia poi la partita, l’Italia prende l’iniziativa, l’Irlanda si arrocca in difesa sperando di non subire gol e di sfruttare eventuali occasioni che gli azzurri di Vicini potrebbero concedere. Ma l’Italia è arrembante ed attenta allo stesso tempo, lo stellone di Schillaci colpisce ancora e l’attaccante siciliano timbra il cartellino anche stavolta segnando al 38′ dopo l’unico errore di Bonner nel torneo; il tiro dal limite dell’area di Donadoni, infatti, viene respinto maldestramente dal portiere e sulla ribattuta arriva Schillaci che insacca, 1-0 per l’Italia. L’Eire ci prova ma non sfonda, l’urlo dell’Olimpico accompagna la nazionale italiana fino al triplice fischio che conduce gli azzurri in semifinale e rispedisce a casa gli irlandesi ma con estremo onore.
La corsa dell’Irlanda si chiude così ai quarti di finale, un traguardo insperato ma che ha consacrato una nazionale che ha fatto simpatia a tutti e che ha saputo ripetersi anche ad Usa ’94 dove raggiungerà gli ottavi. Perfino al termine della gara di Roma contro l’Italia, i tifosi irlandesi hanno gozzovigliato fra locali e pub assieme agli italiani, tutti in festa, l’Italia per la semifinale raggiunta, l’IEire per la sola contentezza di essere lì, di viaggiare non più soltanto per i concerti degli U2 ma ora finalmente anche per il calcio.
di Marco Milan
[…] Vai all’articolo originale […]