Amarcord: Kenneth Zeigbo, chi ha visto il bomber?

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Storie di goleador mancati, di bomber esotici venuti da lontano e che in Italia hanno reso meno di zero è piena la storia e il nome di Kenneth Zeigbo entra di diritto nel grande libro dei “bidoni” all’italiana, quelli che riempivano le pagine dei giornali in estate e dei quali non è poi stato scritto nulla in inverno.

Per inquadrare il contesto storico in cui si colloca lo sbarco in Italia di Kenneth Zeigbo è necessario partire dalla festa che a Venezia scoppia nel tardo pomeriggio di domenica 7 giugno 1998 quando l’1-1 casalingo contro la Fidelis Andria spalanca alla squadra allenata da Walter Novellino le porte della serie A per una promozione attesa da oltre trent’anni. Il Venezia in serie A non se lo ricordava quasi nessuno e nella città veneta l’entusiasmo è alle stelle, così come eccitatissimo è il presidente Maurizio Zamparini che promette rinforzi affinché la massima categoria nazionale non sia solamente una toccata e fuga per gli arancioneroverdi che, forse per i colori, forse per la città o forse per il lontano passato, diventano la squadra simpatia degli italiani che per il campionato 1998-99 adottano gli uomini di Novellino come secondo club del cuore dopo quello di appartenenza. Anche perché, ad onor del vero, va detto che la compagine veneziana appare una delle meno attrezzate per raggiungere la salvezza e l’impressione (anche per gli addetti ai lavori) è che ci vorrà un’impresa per mantenere quella serie A tanto e a lungo inseguita.

Eppure, Zamparini vuole davvero potenziare l’organico da mettere a disposizione di un tecnico bravo e capace come sembra essere Walter Novellino: dal Milan arriva una garanzia come Filippo Maniero e viene confermato in attacco pure Stefan Schwoch che con 17 reti è stato il trascinatore della promozione dalla serie B; al centravanti padovano e a quello altoatesino vengono affiancati poi due stranieri semi sconosciuti, il brasiliano Tuta (che farà parlare di sé a gennaio del 1999 per un gol segnato al 90′ contro il Bari e che, forse, rompe un patto segreto di pareggio fra le due squadre) e il nigeriano Zeigbo che è nato in Nigeria nel 1977, è un centravanti alto e forte fisicamente, il classico numero 9 tutto muscoli, potenza e capacità di vincere contrasti e duelli aerei. In patria lo conoscono abbastanza bene, ha segnato 47 gol in 63 partite con la maglia del Nepa Lagos, poi ne ha siglati 53 in 71 partite nella squadra della sua città, l’Enugu Rangers con cui si laurea capocannoniere del campionato, prima di trasferirsi in Europa al Legia Varsavia dove sigla 5 reti (di cui 3 in rovesciata) in 20 apparizioni ed impressiona per potenza durante la sfida di Coppa delle Coppe contro il Vicenza in cui lo nota Giuseppe Marotta, direttore generale del Venezia. Ed è proprio dal club polacco che il club lagunare preleva per 4 miliardi di lire l’attaccante africano che, tutto sommato, a 21 anni non ha collezionato numeri impressionanti ma neanche da buttar via, anzi, la sensazione è che in una squadra di basso livello come quella veneta possa riuscire ad esprimersi con continuità e a realizzare i gol salvezza.

Nell’estate del 1998 c’è parecchia curiosità attorno al Venezia, il Guerin Sportivo prepara uno speciale sulle neopromosse e quando tocca all’articolo sui lagunari, ecco una bella foto di Schwoch e Zeigbo, immortalati a torso nudo mentre mostrano i muscoli in posa da culturisti. Il nigeriano ha il sorriso dolce e un po’ timido di chi è appena sbarcato in un paese nuovo di cui conosce poco lingua e costumi, anche se la prestanza fisica ritratta nell’istantanea è a dir poco impressionante. Nelle due pagine dell’approfondimento sul Venezia, i due attaccanti sembrano determinati: “Ne vedrete delle belle“, annunciano con convinzione, promettendo quei gol che permettano alla formazione di Novellino di giocarsi la salvezza fino alla fine della stagione. Il campionato inizia e di Zeigbo iniziano a perdersi le tracce: i titolari della squadra sono Maniero e Schwoch, in panchina vanno Tuta e Gioacchini, ma della punta africana nessuna notizia, zero presenze, zero convocazioni, il tutto dovuto sia ad un infortunio al ginocchio rimediato ad agosto e sia a causa di un rapporto non proprio idilliaco con l’allenatore. Nelle prime 8 giornate, inoltre, il Venezia colleziona appena 2 punti e segna la miseria di 2 reti (entrambe con Schwoch) denotando evidenti limiti in zona offensiva. Novellino ha tanti problemi da dirimere e risolvere, così le domande su Zeigbo si esauriscono presto e l’argomento principale diventa, ovviamente, come tirare fuori la squadra dalla crisi e dall’ultimo posto in classifica.

Il 29 novembre 1998 il centravanti nigeriano si affaccia finalmente nel tunnel dello stadio Penzo e guarda dalla panchina il noiosissimo 0-0 del Venezia contro la Sampdoria. Poi, una settimana più tardi, esordisce in serie A in quella che a posteriori verrà definita da molti come la gara della svolta per i lagunari: è il 6 dicembre quando la squadra di Novellino gioca a Cagliari una sfida che potrebbe segnare il destino del tecnico in caso di ennesima sconfitta. Il Venezia, invece, vince 1-0 e nei minuti di recupero debutta Zeigbo, gettato nella mischia al posto di Valtolina, probabilmente più per mettere muscoli nell’area di rigore veneziana durante le mischie finali che per fare l’attaccante. I tifosi, però, almeno vedono per la prima volta le movenze dell’acquisto estivo che fino a quel momento era dato come disperso e attorno al quale erano nate, come spesso accade in questi casi, leggende metropolitane ai confini fra il comico e il grottesco, e che vedevano Zeigbo un giorno impiegato come commesso dei supermercati Emmezeta (di proprietà di Zamparini) e un altro come gondoliere. Il nigeriano va in panchina anche la domenica successiva quando il Venezia ospita il Piacenza: altra gara casalinga, altro 0-0 senza emozioni; Novellino prova a giocarsi tutte le carte, manda in campo Zeigbo al 74′ al posto di Schwoch e la punta numero 15 ha oltre un quarto d’ora per mettersi in mostra, anche se i suoi movimenti appaiono lenti e macchinosi, nonché del tutto fuori dal coro della squadra.

L’apporto di Kenneth Zeigbo è più o meno pari allo zero, sui giornali del lunedì post Venezia-Piacenza il giudizio è quasi unanime: “attaccante impacciato, a Novellino serve altro per salvare la sua squadra“. Concetto peraltro ormai chiaro allo stesso allenatore e al presidente Zamparini che a gennaio regala al tecnico Alvaro Recoba, chiuso all’Inter, e che in coppia con Maniero troverà la chiave di volta per la cavalcata del Venezia nel girone di ritorno, con salvezza conquistata in carrozza e un gioco che attirerà l’interesse dei media italiani, stupiti dalla clamorosa inversione di tendenza (e di risultati) di una squadra praticamente retrocessa a metà torneo e capace di salvarsi con estrema tranquillità nel girone di ritorno. Di Zeigbo, da quel quarto d’ora finale contro il Piacenza, non ci sarà più traccia fino al termine del campionato e, onestamente, a Venezia nessuno ne sentirà la mancanza; il nigeriano chiude la stagione 1998-99 con 2 presenze (meno di 20 minuti totali), nessun gol e nessun segnale degno di nota. L’attaccante finirà prima negli Emirati Arabi e poi in Libia, per poi far ritorno in Italia dove giocherà prevalentemente in serie C e nei dilettanti con le maglie di L’Aquila, Belluno, Villasimius, Gaeta e Civitavecchia, senza lasciare mai un ricordo particolarmente positivo e facendosi notare per un paio di risse da lui scatenate a seguito di insulti razzisti ricevuti da pubblico ed avversari.

Tornerà anche a Venezia in serie B nella stagione 2002-2003, giocando appena 3 partite di cui nessuno si ricorderà mai e scendendo in campo con un’insolita maglia numero 3. Dopo il ritiro, avvenuto nel 2013, Kenneth Zeigbo è tornato in Veneto stabilendosi a Mestre dove ha iniziato a lavorare in un’azienda di vigilanza, ma continuando ad essere legato al mondo calcio dove studia per diventare allenatore ed allenare i bambini a cui vuole insegnare a giocare a calcio e, forse, a farsi strada come a lui è riuscito solamente in parte.

di Marco Milan

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