C’è posta per tech | Il legalese, questo sconosciuto. Arrivano i legal designer

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Semplificare la parola d’ordine, facilitare la comprensione la missione

Nella caffettiera del masochista pubblicato nel 2019, il padre del design antropocentrico Donal Norman sosteneva che progettisti e designer fossero chiamati a realizzare prodotti nuovi ma, soprattutto, facili da usare, comprensibili e, anche, capaci di dare piacere.

Secoli prima di Norman, Galileo Galilei sosteneva che: “parlare oscuro ognuno lo sa fare, chiaro pochissimi”.

COS’È IL LEGAL DESIGN?

E’ da queste semplici massime che abbiamo deciso di partire  per introdurre il tema e per provare a rispindere alla domanda.

Da sempre e quotidianamente, il sistema legale incrocia la vita dei cittadini: dai contratti di lavoro, agli adempimenti fiscali fino alle procedure per accedere a servizi sanitari.

Sia come individui, sia come famiglie, sia come imprese, capita molto spesso di interfacciarsi con contratti e  documenti  scritti con linguaggio talmente articolato da necessitare competenze adeguate per decifrarlo.

Di fronte a questi testi la sensazione, per chi non ha una estrazione giuridica, è

  • la frustrazione
  • La perdita di controllo della propria situazione,
  • la rassegnazione
  • La mancanza di fiducia nella “controparte”

La conseguenza di tutto, qualora non si disponesse di un giurista/traduttore prêt-à-porter –  è  farla finita sottoscrivendo documentazione avente contenuto legale  senza averne compreso realmente il significato.

In risposta a questa prassi, alcuni professionisti – principalmente con base  negli States – hanno iniziato a discutere di come il sistema legale potesse essere ripensato in termini di linguaggio e di strumenti.

Margaret Hagan,  professoressa a Stanford e ispiratrice del LDL (laboratorio multidisciplinare di applicazione pratica delle teorie del Legal Design)  ha pensato che  questo  compromesso tra anima legale e marketing design potesse esser raggiunto partendo, nella stesura della documentazione, dall’applicazione di 3 semplici principi

  1. chiarezza del messaggio (clear message),
  2. uso di immagini (simple visuals),
  3. coinvolgimento del destinatario del messaggio (ask or task to audience)

Per essere un pò più chiari: l’esigenza del legal design è  semplificare (senza banalizzare) e rendere più accessibile un linguaggio tecnico  affinchè i  “non addetti ai lavori” siano messi nelle condizioni di comprenderlo.

I legal designer quindi, senza snaturare il contesto di riferimento, elaborano i continuti legali focalizzando la comunicazione sui bisogni del destinatario, utilizzando il lessico, la forma e la grafica al quale è abituato e che più gli si addice.

In Italia il legal design è un fenomeno ancora in culla, ma pian piano sta cercando di farsi strada nel mondo delle aziende, dei professionisti e delle università.

Esempi autorevoli di tale tentativo sono il Politecnico di Milano, con i suoi molteplici ed interessantissimi corsi post lauream,   e studi professionali (in realtà delle vere e proprie multinazionali)  del calibro di DLA Piper Global Law Firm e DENTONS

Sempre di derivazione italiana è l’attività che il Garante sta portando avani sul tema tra cui si segnala:

L’hackathon nazionale in Legal Design finalizzato a promuovere nuove modalità di linguaggio e di espressione nel campo del diritto tenutosi lo scorso dicembre 2020; il contest datato 15 marzo 2021 intitolato “informative privacy più chiare grazie alle icone? E’ possibile” teso a studiare soluzioni che – attraverso l’uso di icone, simboli o altre soluzioni grafiche – rendano le informative privacy più semplici, chiare e immediatamente comprensibili.UN

APPROCCIO ORIZZONTALE

Le prime applicazioni del Legal Design hanno riguardato principalmente ambiti come la protezione dei dati personali ed in particolare, le policy per la privacy. Sul punto, per quanto riguarda il nostro Bel Paese si segnala:

  • una divertentissima iniziativa dell’Istituto Italiano per  Privacy e la Valorizzazione dei dati  (IIP) presieduto dall’Avvocato Luca Bolognini al quale si deve il generatore automatico di informative privacy a fumetti ex art. 13 GDPR (leggi qui);
  • il progetto SIMPATICO è curato dalla fondazione Bruno Kessler di Trento, creato per i semplificare il linguaggio giuridico per i cittadini grazie ad un sistema che fa uso dell’Intelligenza artificiale. Il software analizza il testo di un modulo (ad es. iscrizione all’asilo nido) e traduce automaticamente le richieste burocratiche in domande più semplici per il cittadino adattandosi anche al livello di comprensione della lingua dell’utente.

Anche Apple con l’aggiornamento iOS 14.3 (per iPhone) e macOS Big Sur 11.1 ha deciso di “umanizzare” i suoi contenuti dando vita alle cosiddette “etichette sulla privacy” (alla stregua di quelle nutrizionali per intenderci)  al fine di  permettere agli utenti discoprire facilmente quali dati vengono raccolti da un’app prima di installarla dall’App Store. (leggi qui)

L’applicabilità di tale approccio, comunque, non si riduce ESCLUSIVAMENTE alla tutela dei dati personali.

Il Legal Design è  diffuso in ambiti quali l’offerta di servizi digitali, l’e-commerce (comunicazione al consumatore),  in contesti  quali ad esempio la conclusione dei contratti o nella comunicazione da parte della pubblica amministrazione.

Oltre oceano, per aiutare avvocati e paralegali ad avvicinarsi al legal design e progettare in chiave grafica i propri documenti, il laboratorio di Stanford ha messo a disposizione diverse risorse gratis, come un set di icone e segni grafici. Oltre alla progettazione dei documenti, il Legal design lab ha rivisto anche il modo in cui si comunica l’iter dei processi che riguardano le multe stradali. Attraverso una semplice illustrazione vengono mostrate le possibilità di azione e le relative conseguenze in diversi momenti del processo.

Sempre negli States, sentendo l‘esigenza di supportare persone analfabete nei rapporti di lavoro, Robert de Rooy ha redatto contratti a fumetti, ossia contratti illustrati 8vincolanti sul piano giuridico) per persone analfabete o per chi soffre di una disabilità di lettura per permettere loro di comprenderli autonomamente , guidare il loro comportamento e migliorare la relazione tra le parti.

 AVVOCATI 4.0

Non appartengo a quella corrente di pensiero secondo cui la tecnologia, di qui a breve, ci distruggerà e porrà fine a molte professioni.

Credo, invece, che questo  vento di cambiamento debba essere uno stimolo per i  tanti professionisti  che dallo stesso dovrebbero farsi trasportare e che potrebbero guardare al legal design come una nuova opportunità lavorativa.

Per i tanti giovani che “sono diventati avvocati” perché “non avevano altra strada da prendere” e per  tutti quelli per i quali la professionale legale è “una missione”.

E’ innegabile che la stessa sia cambiata; il cliente stesso è cambiato. Siamo tutti più informati ed è ovvio che lo siano anche gli utenti degli studi legali.

Grazie al costante accesso alla rete, possiamo paragonare, verificare, indagare, capire (spesso in modo scorretto). Proprio per questo, il cliente non ama più “l’incomprensibilità” del linguaggio tecnico. Non vuole traduzioni, vuole comprendere.

 

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