Amarcord: Livorno 97-98, storia di un record inutile

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Può una stagione piena di vittorie non portare alcun risultato concreto? Il calcio ha fornito negli anni decine di risposte affermative a tale domanda, basti pensare all’Olanda ai mondiali del 1974 e 1978, o al Milan di Capello che nell’edizione 1992-93 della Coppa dei Campioni vinse tutte le partite tranne la finale, o alla bella ed imbattuta Nazionale di Azeglio Vicini che ad Italia ’90 fu eliminata in semifinale ai calci di rigore. A Livorno, però, nel 1998 hanno vissuto qualcosa di ancor più incredibile, stracciando record nazionali che non sono però serviti ad ottenere una sospirata e mai così attesa promozione.

L’estate del 1997 è festosa a Livorno dopo la promozione della squadra toscana dalla C2 alla C1 (invocata per 8 anni con in mezzo pure fallimento e ripartenza dai dilettanti), arrivata ai playoff nella vittoriosa finale di Reggio Emilia contro la Maceratese. Un ritorno attesissimo dalla piazza livornese che ora vuole tentare la scalata alla serie B, categoria dalla quale manca dal lontano 1972 e che il presidente Achilli vorrebbe regalare ad una città ferita nell’orgoglio da troppo tempo. Al timone della squadra resta Paolo Stringara, artefice della promozione, così come il gruppo di calciatori che hanno vinto il precedente campionato viene confermato, primo fra tutti il bomber Enio Bonaldi, seguito dal difensore Mauro Nardini che vanta esperienze in serie A con la maglia del Cagliari e dal centrocampista Cordone, gran corridore e combattente. Il Livorno viene collocato nel girone A della C1 e per inserirsi nella lotta promozione dovrà vedersela con le grandi favorite Cesena e Cremonese (neo retrocesse dalla B), con Como e Modena, nonché con formazioni dal minor blasone ma dall’estrema organizzazione, quali Lumezzane, Alzano e Brescello. Ma gli amaranto vogliono stupire e, nonostante partano come matricola appena risalita dalla C2, possono vantare entusiasmo, una rosa di valore ed un pubblico che farebbe invidia pure alla serie A, perché i tifosi che affollano l’Ardenza ogni domenica sembrano un fiume in perenne piena.

La partenza del Livorno è a dir poco stupefacente e ben presto della squadra di Stringara iniziano ad occuparsi anche le cronache sportive che solitamente non trattano la serie C: i toscani, infatti, inanellano una serie impressionante di vittorie, iniziando alla prima giornata col 2-0 in casa della Pistoiese, proseguendo con l’1-0 all’Ardenza contro il Montevarchi, per poi trionfare con un roboante 5-1 a Carpi e con le vittorie di misura contro Saronno, Lecco e, soprattutto, in casa della fortissima Cremonese. Ma non è finita, perché il Livorno vince anche contro il Lumezzane (3-0), a Brescello (3-2) e si presenta domenica 26 ottobre 1997 al derby casalingo contro il Siena con la possibilità di battere un record nazionale, ovvero vincere le prime 9 partite dall’inizio della stagione, primato che appartiene alla Juventus con 8 successi di fila in serie A. La squadra di Stringara gioca a memoria, il pubblico la spinge verso un altro successo e per il Siena non c’è scampo: 3-1 per il Livorno che incamera un nuovo record per il calcio italiano ed è sempre più in fuga con 9 vittorie su 9 in un torneo dominato in lungo e in largo. I giornali, lunedì 27 ottobre, danno ampio spazio al primato dei livornesi, perfino la Domenica Sportiva dedica un bellissimo servizio sulla vittoria dei labronici; Stringara getta acqua sul fuoco e predica calma, ma pure in città l’euforia è alle stelle, anzi, anche il fatto che il Pisa (dopo anni fra serie A e serie B) sia relegato in C2 permette ai tifosi livornesi di sfogare una rabbia repressa per decenni nei confronti dei poco amati rivali pisani.

Alla decima giornata è in programma Cesena-Livorno, coi romagnoli immediati inseguitori della capolista. Sembra una partita di serie A, lo stadio Manuzzi è stracolmo, il settore ospiti occupato da quasi 10.000 livornesi con bandiere e sciarpe amaranto. L’inizio è tutto di marca cesenate, anche se il Livorno si difende con ordine e qualche volta contrattacca, ma alla fine del primo tempo il punteggio è fermo sullo 0-0. Nessuno immagina la piega che potrà prendere l’incontro nella ripresa, ma bastano tre minuti al Cesena per sbloccare la partita, poi quasi in serie ecco altre tre reti dei padroni di casa che chiudono la gara sul 4-0 e mettono al tappeto quello che sembrava l’imbattibile Livorno. Poco male, pensano i comunque fiduciosi sostenitori labronici, 9 vittorie ed una sconfitta sono in ogni caso un ottimo bottino, anche se qualcuno si chiede che tipo di contraccolpo possa avere la squadra dopo un rovescio simile, anche perché subìto al cospetto di una delle grandi favorite di inizio stagione che potrebbe, viceversa, ritrovare entusiasmo ed autostima dopo un successo così corposo. La risposta, indirettamente, la fornisce il Livorno stesso che una settimana più tardi cade ancora, sempre in trasferta e per mano dell’Alessandria che si impone col punteggio di 2-1. Adesso sembra quasi che gli uomini di Stringara si siano completamente ridimensionati dopo l’avvio sprint, c’è chi inizia a parlare di fuoco di paglia, chi addirittura di crollo psicologico; non mancano anche gli ottimisti che rimarcano i 27 punti in 11 giornate, ovvero un ruolino di marcia da promozione diretta.

La marcia del Livorno riprende col successo per 2-0 contro il Como, ma una nuova sconfitta, stavolta in casa, contro il Modena rigetta tutti nell’incertezza, anche se, a conti fatti, il cammino dei toscani rimane di altissimo livello, lo stesso Stringara afferma con sicurezza: “Non vorrei che le 9 vittorie iniziali avessero fatto pensare che il Livorno potesse chiudere il campionato con 34 successi“. Ed ha ragione il tecnico amaranto, anche se appare evidente che la sua squadra stia denotando qualche limite e qualche difetto, perché prima della fine del girone d’andata ecco arrivare un altro ko, l’1-3 casalingo contro il Prato che seguiva il 3-0 ottenuto in casa della Carrarese. Il Livorno apre poi il 1998 col 3-1 all’Alzano, quindi batte la Pistoiese alla prima di ritorno, prima di cedere clamorosamente il passo a Montevarchi dove perde 1-0. Il tutto mentre nel frattempo il Cesena, più regolare nell’andamento, ha assunto il comando della classifica, anche perché i livornesi si fanno trovare a volte impreparati come testimoniano le sconfitte di Saronno e di Lumezzane che allontanano gli amaranto dalla vetta. E, siccome al peggio non v’è mai fine, scoppia pure il caso Montevarchi, dopo che l’arbitro Baglioni di Firenze denuncia una presunta corruzione per la gara persa dal Livorno nel derby toscano contro i rossoblu del 25 gennaio; qualcuno avrebbe offerto 20 milioni di lire al direttore di gara per truccare il risultato della partita a favore dei livornesi. L’arbitro era stato sostituito da un collega in quell’occasione, ma la denuncia aveva fatto il suo corso e alla vigilia di Livorno-Brescello gli amaranto subiscono il trauma di una penalizzazione di 4 punti che li allontana forse definitivamente dal sogno promozione.

Il 15 marzo, dopo che la squadra di Stringara aveva battuto 1-0 il Brescello, arriva la sconfitta di Siena per 1-0, ma la partita avrà uno strascico da cronaca nera, con i calciatori livornesi aggrediti ed il risultato capovolto a tavolino e la vittoria assegnata agli amaranto per 3-0. Il 22 marzo, poi, la sfida più importante della stagione, ovvero Livorno-Cesena, giocata in uno stadio pieno come non mai, ma finita soltanto 0-0 (primo pareggio stagionale per i labronici), risultato che consegna virtualmente ai bianconeri il primo posto in classifica. Prima della fine del campionato, il Livorno vincerà una sola partita (2-1 alla Carrarese il 26 aprile), affidando ogni sua speranza di promozione alla lotteria dei playoff, auspicandosi un esito analogo a quello della stagione precedente. Nell’ultima giornata di campionato (Alzano-Livorno 0-0 del 17 maggio) i tifosi si interrogano sull’annata: se da una parte c’è delusione per quell’avvio da record, sprecato con l’andare del campionato, dall’altra c’è orgoglio per una squadra che da neopromossa ha tenuto vivo il torneo per almeno 3/4 del tempo ed è riuscita a tener dietro formazioni attrezzatissime per la promozione come Cremonese e Como, giocandosi il primo posto quasi fino alla fine. Ma la mazzata è dietro l’angolo e pochi giorni dopo la fine del campionato, la CAF ribalta clamorosamente la sentenza circa la partita di Siena, accogliendo il ricorso dei padroni di casa e ripristinando l’1-0 del campo che per i senesi non fa differenza lasciandoli comunque a metà classifica, ma che per il Livorno vuol dire perdere il secondo posto a vantaggio della Cremonese, un vero svantaggio in vista degli spareggi.

In tutto l’ambiente livornese inizia a serpeggiare il timore che quella stagione sia maledetta, ma ciò nonostante la tifoseria carica e sostiene la squadra in vista dei playoff a cui, oltre al Livorno, partecipano anche Cremonese, Alzano e Lumezzane. Gli amaranto giocano la semifinale contro l’Alzano, pareggiano in Lombardia 0-0 l’andata il 31 maggio, quindi vincono con qualche sofferenza la gara di ritorno all’Ardenza per 3-2 una settimana più tardi; la Cremonese, intanto, si sbarazza del Lumezzane e raggiunge i toscani in quella che è a tutti gli effetti la finale più attesa fra le squadre che, assieme al Cesena, hanno dimostrato la maggior continuità nell’arco dell’intera stagione. La finale si gioca il 14 giugno 1998 a Perugia, una città invasa da 20.000 livornesi, arrivati in Umbria con un treno speciale, 60 pullman ed oltre 4.000 mezzi privati e che sono praticamente il doppio degli avversari sugli spalti. Fa caldo a Perugia, le squadre si temono e si studiano, ma il Livorno (che può solo vincere, contrariamente agli avversari) sembra avere qualcosa in più, ha rabbia e voglia di rivalsa nei confronti di una stagione che gli ha forse tolto qualcosa immeritatamente e non ha alcuna intenzione di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano dopo quell’avvio da record che, purtroppo, adesso non conta quasi più nulla. I 20.000 del Curi esplodono, poi, quando Geraldi mette la palla alle spalle del portiere della Cremonese, ma l’urlo si strozza subito nella gola dei livornesi perché il gol è annullato per un millimetrico fuorigioco dell’attaccante amaranto. E’ forse questa la stoccata finale ad una stagione così drammaticamente sfortunata? Ancora no, perché l’agonia del Livorno deve raggiungere ancora il suo picco massimo: i toscani nell’ordine colgono una traversa con De Vincenzo, sfiorano il vantaggio con un colpo di testa di Bonaldi respinto sulla linea, quindi reclamano un calcio di rigore per una trattenuta sullo stesso centravanti. Poi, allo scadere dei tempi supplementari, la beffa col gol su punizione di Guarnieri al 119′ che certifica la promozione della Cremonese e frantuma definitivamente i sogni del Livorno.

La delusione è cocente, i giocatori livornesi piangono inginocchiati sul terreno di gioco, mentre la Cremonese festeggia un risultato che a un certo punto pensava quasi fosse ormai irraggiungibile. In sala stampa, Stringara mastica amaro ma non può far altro che accettare una sconfitta che ai più sembra avere il suono della beffa: senza penalizzazione o coi 3 punti di Siena, il Livorno avrebbe potuto giocare la finale anche con due risultati su tre a sua disposizione, ma a prevalere nel viaggio di ritorno verso la Toscana sono solamente sentimenti di sconforto e dolore, con quelle 9 vittorie consecutive all’inizio della stagione che appaiono ora così tristemente lontane e, in sostanza, praticamente inutili. Il Livorno dovrà aspettare ancora 4 stagioni prima di festeggiare il ritorno in serie B e in quell’attimo, forse, un ideale abbraccio avrà avvolto anche quella squadra che aveva lasciato sul campo un record italiano e tante, troppe lacrime.

di Marco Milan

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