Infanzia e adolescenza. Save The Children: “Il Covid accelera le disuguaglianze”

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“Con gli occhi delle bambine” l’Atlante dell’infanzia e dell’adolescenza fotografa la realtà: più di un milione di ragazze rischiano entro l’anno di ritrovarsi “Neet”

Il futuro dei più piccoli è a rischio, delle bambine e delle ragazze in particolare. A dirlo sono i dati e le analisi dell’undicesima edizione dell’Atlante dell’infanzia di Save The Children.

L’emergenza sanitaria ha aggravato la condizione economica ed educativa di milioni di bambini e adolescenti, accelerando le disuguaglianze di genere. Si legge nel rapporto, pubblicato in occasione della Giornata mondiale peri diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che circa 1 milione e 140 mila ragazze tra i 15 e i 29 anni rischiano, entro la fine dell’anno, di ritrovarsi Neet, nella condizione cioè di non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso formativo.

Save The Children guarda e analizza la realtà “con gli occhi delle bambine”. Sono più brave dei loro coetanei a scuola, registrano meno bocciature e abbandoni scolastici, hanno competenze maggiori in lettura e in italiano, e arrivano a laurearsi molto più dei ragazzi. Tuttavia la marcata “specializzazione” nell’ambito della competenza scolastica crea disaprità di genere nel mondo del lavoro, un lavoro spesso declinato solo al maschile.

Nella prefazione all’Atlante Daniela Fatarella, direttrice generale di Save The Children Italia, spiega che per le bambine e le ragazze il percorso verso la vita adulta, e la vita adulta stessa, è ricco di “ostacoli, sfide, problemi”, spesso derivanti da stereotipi. Eppure bambine e ragazze dimostrano grade capacità di resilienza,  di saper fare di più anche con meno risorse e di proiettarsi verso la vita pubblica con una lettura della realtà attenta e consapevole.

Il percorso per l’uguaglianza di genere appare ancora molto lungo e complesso. Il nostro Paese non sembra capace di attivare tutta una serie di misure che vadano ad incidere non solo sul sistema scolastico ma anche sul welfare locale e sul ruolo centrale della famiglia e della più ampia “comunità educante”.

Questa condizione è aggravata dalla pandemia. Il virus moltiplica le disuguaglianze, dicono i dati e le storie dei più piccoli e delle loro famiglie. Il Banco alimentare, che assisteva oltre 2 milioni di poveri prima del Covid-19, registra un aumento del 40%, con picchi del 70% in alcune zone del Sud Italia. Alla Caritas giugono richieste d’aiuto non solo per cibo ma anche per pagare bollette e affitto. Sono le donne e i minori a pagare il prezzo più alto della crisi economica, sociale e sanitaria, in una società che già prima viveva forti squilibri e ora appare polarizzata, con il solco delle diseguaglianze tramutatosi in baratro. Secondo il Censis, per il 2020 si paventano 500.000 adolescenti in più costrette a matrimoni forzati e un ulteriore milione di gravidanze precoci di spose bambine, esposte a maltrattamenti e violenze, senza più lo scudo protettivo dell’istruzione.  Si legge nell’Atlante: “Anche la lenta marcia per il diritto allo studio delle bambine e delle adolescenti si è interrotta: 1,6 miliardi di studenti, nel mondo, non hanno potuto frequentare la scuola a causa della pandemia, ma saranno soprattutto le ragazze a non tornarci mai più”.

Gli effetti della pandemia su bambini e adolescenti si ravvedono anche sul piano psicologico. I segni più evidenti: disturbi del sonno, irrequietezza, depressione, apatia. Secondo una ricerca dell’Istituto Gaslini e dell’Università di Genova il 65% dei bambini minori di 6 anni del campione, nelle prime settimane di confinamento domestico, aveva mostrato segni di regressione e disturbi comportamentali e per i più grandi (6-18 anni) questa percentuale raggiungeva il 71%, manifestandosi con instabilità emotiva, “fame d’aria”, difficoltà ad addormentarsi e a risvegliarsi.

A fronte di questi e altri dati, le sfide sono tante e tutte urgenti. Alle politiche territoriali e nazionali a favore della difesa dei diritti dei minori, va affiancato un impegno civile che coinvolga tutti. Save The Children non ha dubbi: serve una comunità che faccia della crescita di ogni bambino e bambina una responsabilità pubblica e condivisa, con particolare attenzione a debellare ogni forma di discriminazione di genere.

Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa Save the Children Italia, a tal rigurado afferma:

“Le donne possono anche cambiare il corso della storia”, sosteneva Eglantyne Jebb, la fondatrice di Save the Children, cento anni fa, quando si trattava di ricostruire il mondo dalle macerie della prima guerra mondiale. Anche oggi, nel mezzo di una crisi sanitaria di dimensioni mondiali, l’intelligenza e l’energia delle donne possono essere una leva per ridisegnare il futuro. Un futuro dove ad ogni ragazza sia data l’opportunità di nuotare in mare aperto.

Per leggere l’Atlante, a cura di Vichi De Marchi, con la collaborazione di Diletta Pistono e Elena Scanu Ballona, clicca qui.

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