Amarcord: l’ammazzaJuve, quando Ruggiero Rizzitelli diventò torinista doc

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Nel 1988 lo avevano chiamato “Mister 10 miliardi” quando la Roma lo acquistò dal Cesena. E 10 miliardi all’epoca erano tanti soldi, tanto che inizialmente qualche tifoso romanista storse il naso per quell’attaccante non così bello da vedere. Si ricrederanno tutti: Ruggiero Rizzitelli è stato, è e sarà sempre simbolo di attaccamento e cuore alla maglia romanista, anche se per due anni pure i tifosi del Torino hanno ammirato ed apprezzato quella grinta e quella tenacia della punta pugliese.

Sei anni a Roma, 154 presenze e 29 gol, mai una polemica nonostante il posto da titolare mai garantito, gol pesanti, carattere e voglia di lottare, quelle lacrime a maggio del 1991 dopo la finale di Coppa Uefa persa dalla Roma contro l’Inter, lacrime tanto simili a quelle di tutti i tifosi presenti allo stadio. Ruggiero Rizzitelli è stato questo per i romanisti, un tifoso in campo, come lo era Giuseppe Giannini, come lo sarebbero diventati anni dopo Francesco Totti e Daniele De Rossi, con la differenza che Rizzitelli non nasceva giallorosso. Pugliese di Margherita di Savoia, classe 1967, fa il centravanti di movimento, all’occorrenza anche la prima punta, è rapido, forse non esageratamente tecnico, ma estremamente efficace, ma soprattutto è grintoso, indomito, spreme ogni goccia di energia dal suo corpo, si spende completamente per la causa. Quando nell’estate del 1994 la Roma lo cede al Torino, il pubblico romanista lo saluta con struggente commozione, la stessa che lui trattiene a stento mentre lascia la capitale per raggiungere il Piemonte dove troverà un ambiente simile a quello giallorosso: tifosi innamorati e passionali, una lunga serie di dolori sportivi, un’enorme rivalità coi dirimpettai cittadini.

L’avventura di Ruggiero Rizzitelli a Torino non parte nel migliore dei modi perché quella granata è una squadra fortemente indebolita rispetto a quella che due anni prima aveva strappato proprio a lui e alla sua Roma la Coppa Italia e che l’anno successivo ha sfiorato le semifinali di Coppa delle Coppe, cedendo solo ai quarti contro l’Arsenal. Intanto è andato via l’allenatore Emiliano Mondonico, sostituito da Rosario Rampanti che è all’esordio su una panchina di serie A dopo aver guidato i ragazzi della Primavera. In campo sono partite colonne storiche come Mussi, Gregucci, Sergio, Venturin, Francescoli, Jarni e Fusi, questi ultimi due passati addirittura ai nemici della Juventus. Oltre a Rizzitelli sbarcano in Piemonte anche il terzino francese Angloma e l’attaccante ghanese Abedì Pelè che si riveleranno, assieme all’ex romanista, fra i pochi acquisti azzeccati del presidente Calleri, quasi giunto al capolinea della sua avventura torinista. Per Rizzitelli è chiaro sin da subito che gli obiettivi della squadra sono assai ridimensionati rispetto al recente passato e che servirà tanto carattere per lasciare i granata lontani dai bassifondi della classifica, con un pubblico che mugugna e rumoreggia già prima dell’inizio di una stagione che si prospetta abbastanza complicata.

E in effetti il campionato parte come peggio non potrebbe: il Torino perde subito all’esordio in casa 2-0 contro l’Inter, poi soccombe anche a Roma contro la Lazio che passeggia 3-0 su un avversario distratto, impacciato ed inconcludente. La panchina di Rampanti traballa dopo meno di un mese di campionato ed il successo alla terza giornata contro il Padova, ottenuto allo stadio Delle Alpi, non salva la posizione del tecnico che viene esonerato il giorno dopo la vittoria in Coppa Italia contro il Monza (formazione di serie C1) in cui i granata vanno sotto e rischiano la figuraccia. Calleri chiama Nedo Sonetti al capezzale del Torino, nel frattempo per la trasferta di Foggia in campionato del 25 settembre, in panchina andrà Lido Vieri; è il giorno della riscossa torinista e dei primi gol in granata di Rizzitelli che con una doppietta allontana le polemiche e consente alla sua squadra di ottenere il secondo successo di fila. Il 16 ottobre 1994 è una data importante nella carriera dell’attaccante pugliese, costretto (per così dire) ad affrontare la Roma, molto più di un pezzo di cuore; ma Rizzitelli non si scompone, forse dentro di sé vacilla, forse l’anima gli suggerisce di stare calmo, ma le gambe e la testa girano a favore del professionista e la punta granata fa in pieno il suo dovere realizzando il gol che sblocca la partita, finita poi 2-2.

Il campionato del Torino prosegue fra alti e bassi, la squadra combatte ma alterna risultati positivi (la vittoria casalinga contro la Fiorentina o i pareggi in casa della Sampdoria e del Napoli) a tracolli inspiegabili come il 3-0 patito a Cremona. Anche Rizzitelli non riesce a dare quel contributo che società e tifosi speravano, ma del resto lui cannoniere vero e proprio non è mai stato. Fino al 25 gennaio 1995, quando parte della sua carriera cambia e quando entra definitivamente nel cuore della tifoseria torinista. Quel giorno si recupera il derby contro la Juventus, inizialmente previsto per il 6 novembre ’94 alla nona giornata e rinviato a causa della violenta alluvione che colpisce duramente il Piemonte. La Juve è lanciata in testa alla classifica, il Torino arranca appena sopra la linea di galleggiamento e l’esito finale appare scontato a favore dei bianconeri che non hanno però fatto i conti con Ruggiero Rizzitelli che al 7′ sblocca l’incontro e manda in visibilio la curva Maratona. Il pareggio di Gianluca Vialli appena due minuti più tardi non frena l’ex romanista che alla mezz’ora si ripete siglando il 2-1, prima che ancora Vialli raggiunga di nuovo la parità per la Juventus. Il gol nella ripresa di Angloma permette al Torino di portare a casa la stracittadina e a Rizzitelli di prendersi le prime pagine dei giornali per aver mandato due volte al tappeto la capolista della serie A. Ora, seppur con soli 5 gol nel girone d’andata, l’attaccante pugliese gode del massimo affetto da parte del popolo torinista, inebriato dal successo contro gli acerrimi rivali juventini.

E’ la svolta dell’anno per Rizzitelli che, in pratica, da quella doppietta alla Juve non si ferma più. Va in gol a Padova, nonostante la sconfitta del Torino per 4-2, si ripete nel 2-0 inflitto al Foggia una settimana più tardi, quindi segna una rete che forse non avrebbe voluto segnare, allo stadio Olimpico di Roma contro i suoi vecchi compagni e davanti a suoi vecchi tifosi: è il 12 marzo 1995 quando al sesto minuto di gioco Rizzitelli porta in vantaggio il Torino a Roma, gelando lo stadio e quella gente che ancora gli vuole bene. La gara terminerà 1-1 e dimostrerà che il Torino è più vivo che mai, pronto ad avvicinarsi anche alla parte sinistra della classifica dopo le iniziali paure di cadere in serie B. Rizzitelli segna anche nella vittoria per 4-1 ottenuta a Brescia e nel successivo 3-2 inflitto al Cagliari, poi arriva il derby di ritorno, stranamente così vicino a quello d’andata; è il 9 aprile e fa già caldo, forse troppo per il periodo. La Juve è sempre più vicina allo scudetto, ma il Toro vuole rovinare la festa e il vestito tricolore della Signora: ancora Rizzitelli va in rete al 7′, come all’andata, i bianconeri pareggiano grazie ad una goffa autorete dello stopper Maltagliati al 23′, ma dieci minuti dopo ecco salire in cattedra nuovamente quello che è pure diventato il capitano dei granata, Ruggiero Rizzitelli, che anticipa i difensori juventini e schiaccia di testa in rete il gol vittoria. E’ l’estasi del pubblico torinista che vede i propri beniamini prevalere sulla Juventus in entrambe le occasioni, ma è soprattutto l’estasi per Rizzitelli che con 4 gol in due derby entra di diritto e in pompa magna nella storia degli idoli del Torino. A fine partita l’ex romanista sorride, addirittura inizia l’intervista con la Rai in ginocchio, mentre Sonetti gongola ai microfoni della sala stampa, ammettendo candidamente: “Ah, come si gode”.

Il campionato del Torino è ormai sempre più tranquillo, la zona retrocessione è a debita distanza, quella europea impossibile da raggiungere, ma con un organico costruito con poche risorse è già un risultato più che accettabile. Rizzitelli è ormai l’idolo delle folle toriniste, incarna alla perfezione il profilo del perfetto granata, ovvero appassionato, tenace ed anche emotivo. L’ex romanista andrà in rete 6 volte nelle ultime 7 giornate, trovando il gol consecutivamente contro Milan, Napoli, Bari, Cremonese, Fiorentina e Reggiana, chiudendo il torneo con 19 reti in 32 giornate, più una in Coppa Italia contro il Monza. Ripartirà da lui il nuovo Torino, privo di altri pezzi importanti e tanto ringiovanito, forse troppo, da una proprietà in evidenti difficoltà economiche e con il concreto rischio di lottare per non retrocedere, molto più alto rispetto all’anno precedente. Rizzitelli sarà il simbolo del giovane Torino che si appresta a disputare la stagione 1995-96 con tanti elementi di poca esperienza, dotati anche di talento ma poco maturi per una serie A dura e altamente competitiva. Accanto a Rizzitelli ci sarà il turco Hakan Sukur, bomber della sua nazionale e del Galatasaray, squadra nella quale tornerà quasi subito dopo un solo gol segnato in 5 presenze.

Il Torino perde all’esordio a Firenze, poi batte il Bari e raggiunge sull’1-1 la Sampdoria (Rizzitelli va in rete in entrambi i casi), ma ben presto si capisce che la squadra rimarrà invischiata nelle zone calde della classifica per l’intera annata. Il 3 dicembre la Juventus si prende con gli interessi la rivincita sui derby dell’anno passato, spazzando via i granata con un roboante ed umiliante 5-0 che costa la panchina a Sonetti, al posto del quale arriva Franco Scoglio che ottiene al debutto la vittoria nel 4-2 inflitto al Piacenza e nel quale Rizzitelli realizza il gol in apertura. Nelle successive 4 gare i granata sembrano rimettersi in carreggiata ed ottengono altrettanti pareggi: prima a San Siro col Milan capolista, trovando anche la rete dell’iniziale 1-0 con Rizzitelli su rigore e resistendo stoicamente al bombardamento rossonero dopo l’1-1 di Boban; quindi l’1-1 in rimonta a Cremona, il 2-2 casalingo col Parma che vede gli emiliani due volte in vantaggio ed i granata a rimontare ed inseguire, infine l’1-1 in casa della Lazio, rete di Rizzitelli all’80’ e pari biancoceleste nel finale grazie al giovane attaccante Iannuzzi. All’inizio del girone di ritorno Rizzitelli prova a tenere a galla il Torino andando in rete a Bari nel 2-2 contro i pugliesi e sbloccando lo scontro salvezza contro il Padova, poi vinto per 2-0. Il Torino, però, man mano che passano le giornate crolla, perde 3 partite di fila, poi supera al Delle Alpi l’Udinese, trascinato dall’indomito Rizzitelli, ormai anima e cuore della formazione piemontese, anche se i mancati successi contro Vicenza, Cagliari ed Atalanta pongono i granata in una posizione ormai disperata e proprio alla vigilia del derby contro la Juventus del 6 aprile 1996, sabato di Pasqua.

I bianconeri giungono alla stracittadina all’inseguimento del Milan capolista e con l’obiettivo di raggiungere la finale di Coppa dei Campioni e quella di Coppa Italia. Il Torino, viceversa, è ormai sconfortato, la retrocessione in serie B è vicinissima e neanche l’avvento in panchina di Lido Vieri al posto di Scoglio sembra aver rivoluzionato le cose. Ma Ruggiero Rizzitelli è stato già soprannominato l’AmmazzaJuve dai tifosi granata e quando vede bianconero sembra uno squalo che annusa il sangue: il Torino appare trasformato, corre, lotta, picchia duro, stordisce una Juventus palesemente più forte ma che mai si sarebbe aspettata un avversario tutt’altro che dimesso come direbbe la classifica e il divario fra le due compagini. Al 32′ Rizzitelli colpisce ancora i bianconeri: è il suo quinto gol in 4 derby giocati, è ancora l’AmmazzaJuve a colpire la squadra di Lippi, costretta rimontare. Lo 0-0 che il Milan non riesce a sbloccare contro la Lazio, però, sveglia i campioni d’Italia in carica che nella ripresa capovolgono la situazione, il Torino stavolta non può opporre particolari resistenze e cede sotto i colpi dei bianconeri che rovinano la Pasqua ai rivali e li condannano virtualmente alla serie B. La sconfitta di Piacenza taglierà definitivamente la gambe ai granata e quello contro la Juve rimarrà anche l’ultimo gol di Rizzitelli con la maglia del Torino che finirà in B senza l’apporto dei gol del suo capitano nelle ultime giornate. In estate, l’ex romanista volerà in Germania dove vincerà lo scudetto col Bayern Monaco allenato da Giovanni Trapattoni, prima di chiudere la carriera giocando a Piacenza e a Cesena.

Due anni intensi al Torino, 19 reti la prima stagione, 11 la seconda, un campionato brillante ed un altro di sofferenza con una retrocessione impossibile da evitare anche per un combattente come Rizzitelli, comunque amato, stimato ed apprezzato da un pubblico che gli riconosce ancora oggi quell’attaccamento ad una maglia dai colori forse sbiaditi ma da onorare in ogni partita come fosse la finale della coppa del mondo. Ma soprattutto, Ruggiero Rizzitelli si è guadagnato un posto nell’Olimpo granata grazie a quei 5 gol in 4 derby disputati che hanno fruttato due vittorie contro quella Juve tanto odiata e da sempre così supponente nei confronti dei dirimpettai cittadini. Ma Rizzitelli l’ammazzaJuve ha restituito orgoglio e dignità ad un Torino che stava diventando sempre più piccolo e indifeso, protetto però dallo scudo di un lottatore che ancora oggi rimpiangono in tanti.

di Marco Milan

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