Amarcord: Gianpaolo Grudina, lo sconosciuto portiere dei record

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Si può essere eroi e protagonisti in tanti modi, a volte annunciati, altre volte per caso. Infine, lo si può diventare restando comunque nell’ombra, senza che l’improvvisa notorietà accenda i suoi riflettori, lasciando tutto invariato o quasi, come accaduto a Gianpaolo Grudina, portiere rimasto ignoto anche dopo i record stabiliti.

Gianpaolo Grudina nasce a Decimomannu (Cagliari) il 4 febbraio 1956, tifosissimo del Cagliari fin da ragazzino, intraprende il ruolo di portiere quasi da subito, dotato di altezza e senso della posizione, tanto da iniziare la sua trafila da atleta ed entrare a far parte di squadre locali in cui viene notato da club sardi professionistici, primo fra tutti l’Iglesias che lo fa debuttare nel 1973 a neanche diciott’anni, attirando così le attenzioni del Cagliari che gli fa sostenere due provini, poi lo ingaggia. Sembra essere il sogno di bambino che si realizza per Grudina, arruolato alla prima squadra cagliaritana per la stagione 1974-75 nella quale farà da riserva a Sergio Buso. E’ un periodo, quello, in cui fare il secondo portiere, il dodicesimo come si suol dire, significava ammuffire in panchina per l’intera stagione; le partite erano poche, i regolamenti assai più elastici di oggi, quindi meno ammonizioni e meno espulsioni, soprattutto per i portieri, oltre al fatto che i titolari della porta sembravano stacanovisti infallibili, mai scalfiti né da un affaticamento muscolare e né da un lieve malanno. Grudina trascorre così tre anni nell’ombra a Cagliari, assistendo a tutte le gare dalla panchina senza mai scendere in campo: troppo per chi di mestiere fa l’atleta, troppo per chi è ancora giovane e con una carriera da costruire.

Lasciare Cagliari non è certo facile, ma necessario: Grudina scende di diverse categorie, si trasferisce alla Nuorese dove disputa un buon campionato e si guadagna l’ingaggio in C2 nelle fila del Civitavecchia dove gioca dal 1978 al 1981 prima di trascorrere un anno al Grosseto e tornare al Cagliari dove però, ancora una volta, guarda per tutto l’anno i compagni dalla panchina: il Cagliari retrocede in serie B ed il portiere viene scelto dal Livorno; è l’estate del 1983 quando la compagine toscana è in C2 e punta con decisione alla promozione dopo la retrocessione dell’anno prima. Gli amaranto individuano in Grudina il rinforzo giusto per la porta: affidabile, silenzioso, però allegro e socievole, in grado di fare anche gruppo e portare allegria ad uno spogliatoio che si dovrà preparare ad un’annata intensa con l’obiettivo della C1 da centrare quasi ad ogni costo. Il campionato 1983-84 sarà un trionfo per il Livorno e per Grudina: la squadra stravince il torneo agli ordini del tecnico Renzo Melani con 50 punti, frutto di 18 vittorie, 14 pareggi e nessuna sconfitta, ma soprattutto con la miglior difesa d’Italia grazie alle sole 7 reti totali incassate da Grudina, un record tutt’ora imbattuto nel calcio italiano.

Il portiere si schernisce, dice che è merito di una difesa granitica, del gruppo e del lavoro di un allenatore in grado di trasmettere ordini tattici, disciplina e mentalità vincente a tutta la squadra. Tutto vero, per carità, ma quelle 7 reti subite rimangono un dato strabiliante per un portiere che, gruppo o non gruppo, qualche merito in quell’imbattibilità dovrà averlo anche avuto. Pur senza titoloni sui giornali, il nome di Gianpaolo Grudina inizia a circolare nell’ambiente calcistico e la pallina col suo numero non si ferma tanto lontana da Livorno, perché l’offerta giusta per lui la confezionano gli acerrimi rivali degli amaranto, ovvero il Pisa che milita in serie B. Ai tifosi non va giù facilmente che quel portiere che col Livorno ha stabilito un record destinato a rimanere negli annali finisca proprio a Pisa, ma Grudina non può certo fermare la sua ascesa ed accetta di buon grado e da buon professionista l’occasione che i nerazzurri gli concedono. Pisa lo accoglie bene e vivere all’ombra della Torre diventa l’abitudine per l’estremo difensore sardo che vince coi pisani il campionato di serie B e debutta in serie A nel 1985, pur giocando poco e fungendo da riserva al titolare Alessandro Mannini.

Il Pisa inizia un’altalena fra serie A e serie B a cui il presidente Anconetani vuol porre fine e conquistare finalmente una salvezza nella massima serie; l’impresa arriva al termine della stagione 1987-88 quando i nerazzurri di Giuseppe Materazzi si piazzano al tredicesimo posto guadagnandosi il diritto ad un’altra stagione in serie A, oltre alla soddisfazione di vincere la Mitropa Cup. Grudina è il secondo di Alessandro Nista, promettente portiere in grande ascesa, coppia che si alternerà anche nel campionato 1988-89 quando a guidare i toscani in panchina sarà prima Bruno Bolchi e poi Luca Giannini. L’annata per la squadra è sfortunata, ma finalmente Grudina troverà i gradi della titolarità giocando ben 26 delle 34 partite di campionato e stabilendo un altro record personale assoluto. Alla fine di dicembre, un pasticcio di Grudina su una punizione all’apparenza innocua di Ruben Sosa costa al Pisa la vittoria con la Lazio; il 29 gennaio 1989 il Pisa è di scena a San Siro contro il Milan campione d’Italia in carica e pronto a trionfare anche in Coppa dei Campioni; lo squadrone allenato da Arrigo Sacchi ha qualche punto di ritardo sulla coppia di testa Inter-Napoli e cerca contro i nerazzurri toscani di recuperare il terreno perduto. Ma il Pisa si presenta a Milano in un ottimo momento di forma, non perde dall’11 dicembre (1-0 a Bergamo) ed arriva da 2 vittorie e 3 pareggi nelle ultime 5 giornate, un ruolino di marcia che ha rimesso la compagine di Bolchi in lotta per la salvezza.

Milan-Pisa viene presentata come il classico testacoda, ma soprattutto i rossoneri in casa sono in grado di far girare la testa a chiunque grazie ai campioni in rosa e alla mole di gioco prodotta. E l’arrembaggio milanista inizia effettivamente fin da subito, con Grudina, schierato ancora titolare, che vola subito a respingere un tiro potente di Evani, poi ribatte una conclusione ravvicinata di Colombo a pochi passi dalla porta, quindi devia in angolo con un pizzico di fortuna un colpo di testa di Costacurta. Il gol del Milan sembra ormai nell’aria, ma Grudina appare in giornata di grazia ed anche aiutato dalla buona sorte che manda una botta di Van Basten sulla traversa. Ad un passo dall’intervallo, però, l’incantesimo pisano sembra svanire quando lo stesso centravanti olandese viene spinto in area guadagnandosi così un calcio di rigore. Sul dischetto si porta Pietro Paolo Virdis che non solo è sardo proprio come Grudina, ma vanta la statistica di rigorista infallibile non avendo mai sbagliato un tiro dagli undici metri nella sua carriera. L’attaccante rossonero calcia debolmente, il portiere si distende alla sua destra e manda la palla sul fondo: resterà questo l’unico rigore fallito da Virdis in carriera. Milan-Pisa terminerà 0-0 e Grudina per un giorno finirà in prima pagina sui giornali e in primo piano in televisione: questo sconosciuto portiere sardo che ha fermato il grande Milan di Sacchi e che ha fermato pure un rigorista eccellente e perfetto come Virdis; i due atleti provenienti dalla Sardegna si abbracceranno a fine partita, un fotogramma che sarà anche l’ultimo a certi livelli per il portiere, ormai ultratrentenne.

La retrocessione del Pisa a fine campionato porta Grudina a chiudere la sua avventura in Toscana dopo 7 anni fra Grosseto, Livorno e appunto Pisa. Le ultime tre stagioni le trascorrerà alla Casertana dove nel 1991 conquisterà la promozione in serie B e dove terminerà la carriera l’anno dopo facendo da chioccia all’emergente Luca Bucci, senza però evitare l’immediato ritorno dei campani in C1 dopo l’amaro spareggio di Ascoli Piceno perso contro il Taranto ai tempi supplementari. Gianpaolo Grudina lascia il calcio a 36 anni, dopo 27 presenze in serie A, 7 in serie B, 3 campionati vinti (uno in B, uno in C1 e uno in C2) e due record imbattibili: 7 reti incassate in una singola annata e l’unico portiere a fregiarsi del primato di aver sventato un rigore dell’infallibile Virdis. Record da imprimere nella storia di un calciatore ugualmente dimenticato, di un gregario della porta che, nonostante tutto, è riuscito a ritagliarsi il suo antro di popolarità ai confini della meteora.

di Marco Milan

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