Amarcord: Giacomo Cipriani, quando il gol è una bellezza

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Quante volte e per quanti calciatori si sente dire “senza infortuni sarebbe arrivato lontano“? Tante, tantissime, e sono spesso storie simili fra di loro, costellate di un talento mai pienamente ripagato da una forma fisica e da una situazione sanitaria accettabile. Una di queste storie è legata a Giacomo Cipriani, che oltre agli infortuni ha dovuto combattere pure con l’etichetta del “belloccio” che colleziona più ragazze che gol.

Giacomo Cipriani è un bolognese purosangue, nato il 28 ottobre 1980 nel capoluogo emiliano, alto 1 metro e 90 per 90 chili di muscoli, gli occhi di ghiaccio, lo sguardo che ammalia, una prestanza che attira ben presto le ragazzine che gli fanno la corte a scuola. E’ bello e forte Giacomo perchè nel frattempo inizia a giocare a pallone, si allena, corre, suda e mette su altri muscoli, oltre ad affinare tecnica e movimenti; con quella stazza non può che fare il centravanti ed è un attaccante bello da vedere in tutti i sensi, elegante nonostante il fisico da granatiere, bravo a proteggere palla spalle alla porte, ottimo fiuto del gol. Entrato a far parte del settore giovanile del Bologna a neanche 10 anni nel 1989, di Cipriani parlano benissimo tutti gli allenatori: “Se tiene la testa a posto diventerà il centravanti della Nazionale”. Un’investitura mica da poco per un ragazzino che effettivamente dimostra doti interessanti ed un fisico che gli permette di spostare i mingherlini difensori avversari come fossero fuscelli al vento.

Il Bologna se lo coccola per l’intera trafila delle squadre giovanili, lui ascolta e recepisce i consigli, migliora la tecnica e diventa anche un abile contropiedista, uno difficile da fermare in progressione. Insomma, fisico, eleganza, buona tecnica, intelligenza tattica, potenza palla al piede: come può non sfondare nel grande calcio un ragazzo così? Lui lavora, a dispetto della bellezza estetica ha pochi grilli per la testa, è anche un taciturno, si allena con passione e sacrificio, vuole arrivare presto in prima squadra, esordire in serie A, desidera le grandi platee, quel mondo per il quale in fondo lavora da quando era solo un bambino. La grande occasione arriva a 19 anni nell’ottobre del 1999 quando il Bologna gioca la gara di ritorno del primo turno di Coppa Uefa contro lo Zenit San Pietroburgo allo stadio Dall’Ara; è praticamente una pura formalità perchè i rossoblu hanno vinto all’andata in Russia per 3-0 ipotecando la qualificazione e potendosi così permettere una massiccia rotazione degli uomini da mandare in campo. Per Giacomo Cipriani non potrebbe esserci debutto migliore: il giovane attaccante incanta lo stadio con una rete da cineteca al 75′ quando da trenta metri lascia partire un bolide di destro che si insacca esattamente all’incrocio dei pali, facendo rimanere di stucco anche i compagni.

Si dice predestinato, in questi casi. E Cipriani sembra esserlo davvero, anche perchè quel gol ha già attirato l’interesse della Juventus, sempre a caccia di talenti in giro per l’Italia, magari anche solo per utilizzarli come merce di scambio in trattative di mercato complicate, ma pur sempre con la vista ben aguzza. Cipriani esordisce in serie A il 9 dicembre 1999 nella sconfitta del Bologna in casa del Perugia, poi nella sessione invernale di calciomercato viene prestato al Lecce, sempre in serie A, dove gioca 8 spezzoni di partita e funge da riserva alla coppia di attaccanti dei pugliesi, Lucarelli e Sesa. Nell’estate del 2000 il Bologna lo riporta a casa, ma quando lo convoca in sede prima del ritiro di luglio, gli comunica che la Juventus vuole avere la sua comproprietà: un sogno, forse qualcosa di più per un ragazzo di neanche vent’anni, corteggiato dal club più prestigioso d’Italia. L’accordo è semplice: la Juve acquista il 50% del calciatore che resta però a Bologna per la stagione 2000-2001. Il tecnico dei felsinei è Francesco Guidolin che inizialmente ha più di una frizione con Cipriani a cui in attacco, oltre a Signori, preferisce l’argentino Julio Ricardo Cruz, appena acquistato dal Feyenoord. “Mister, perchè non gioco mai?”, si lamenta il centravanti bolognese con l’allenatore che però gli risponde di stare tranquillo e che il suo momento arriverà presto.

E il momento arriva, inaspettato forse più del corteggiamento della Juventus. E’ il 17 febbraio 2001, sabato sera, quando a San Siro si gioca Milan-Bologna, seconda giornata del girone di ritorno. Il protagonista designato della gara è Andriy Shevchenko, il centravanti ucraino del Milan, l’unico in grado di risollevare i rossoneri, incappati una stagione abbastanza grigia con la zona scudetto ampiamente distante dalla classifica della compagine di Alberto Zaccheroni. Il Bologna sembra la vittima sacrificale annunciata ed il canovaccio della sfida, in effetti, conduce verso questa direzione: Shevchenko si carica il Milan sulle spalle e con una doppietta porta avanti la sua squadra per un 2-0 che stenderebbe praticamente chiunque, Bologna compreso, ma non Giacomo Cipriani che in una fredda sera milanese di febbraio scrive la pagina più importante della sua carriera.

A marcare l’attaccante bolognese è Paolo Maldini, forse l’icona per eccellenza dei difensori italiani. Come potrà mai opporsi ad un totem come il capitano milanista un giovanotto di belle speranze? Eppure Cipriani si dà un gran da fare, non sta fermo un attimo in area di rigore, fa venire effettivamente il mal di testa a Maldini che verso la fine del primo tempo non riesce a contenere un suo scatto nel breve, lo cintura e lo mette giù: rigore. Sul dischetto va Maresca che si fa però parare il tiro da Abbiati, il risultato rimane sul 2-0 ed il lavoro di Cipriani sembra rimanere inutile. Ma nel secondo tempo la punta emiliana si scatena: prima sguscia ancora via alla guardia dei difensori, si gira con estrema rapidità e con una botta secca di destro fulmina Abbiati e riapre la partita; poi con un imperioso stacco di testa che mette Maldini in ginocchio, incorna la palla all’incrocio dei pali e porta il Bologna in parità. Tutto in pochi minuti e con identica esultanza: mani sulla faccia e commozione palese, quasi non ci credesse. Invece è tutto vero, anzi, la favola continua perchè trascorrono appena una manciata di istanti che il Bologna fa ancora malissimo in contropiede: Locatelli si eleva altissimo spalle alla porta e si produce in una perfetta sponda per Cipriani che protegge palla e la appoggia all’indietro per l’accorrente Signori che la spara in porta per il clamoroso 2-3. Peccato che il Milan pareggi in pieno recupero con una zampata del difensore Sala, ma la domenica mattina su tutti i giornali campeggia il nome di Giacomo Cipriani, il bello del Bologna che ha incantato e spaventato San Siro.

Che questa serata sia il canto del cigno della sua carriera, Cipriani, bontà sua, non può naturalmente saperlo. Eppure da quel Milan-Bologna in cui tutta l’Italia calcistica si accorge di quel ragazzone bravo e un po’ timido, inizia un calvario senza fine che minerà l’ascesa di un attaccante che da predestinato diventerà presto sfortunato. Nel campionato 2000-2001, Cipriani segnerà altre tre reti, poi comincerà ad avvertire fastidio ad un ginocchio, fino all’inevitabile operazione nell’estate del 2001 che gli fa saltare tutta la prima parte della stagione 2001-2002. Qualcuno si domanda: ma che fine ha fatto Cipriani? Il suo ritorno in campo viene rimandato di settimana in settimana, il recupero è molto più lungo del previsto, il ginocchio non riesce a tornare al livello dell’altro ed il calciatore è costretto a guardare l’intera annata da casa senza mai mettere piede in campo. Ciò nonostante, la Juventus rinnova la comproprietà, pensa che la punta emiliana possa riprendersi pienamente e lascia tranquilli Bologna e giocatore. Ma anche il 2002-2003 parte male e Cipriani non ce la fa a tornare a pieno regime, continua ad allenarsi da solo, non fa mai sedute coi compagni, quel ginocchio è fragile, troppo per rischiare un ritorno a certi livelli.

Il rientro arriva solamente nella primavera del 2003 e, ironia della sorte, il ritorno in campo in serie A avviene proprio a San Siro contro il Milan il 17 maggio 2003, penultima gara di campionato. Cipriani assaggia nuovamente l’ebrezza del calcio giocato dopo quasi due anni di inattività, è ancora giovane e spera che il treno importante non sia già passato lasciandolo a piedi in stazione. Per la stagione 2003-2004 passa in prestito al Piacenza in serie B dove le cose sembrano aggiustarsi: il tecnico Cagni gli dà spazio e fiducia, affiancandolo ad un altro centravanti come Luigi Beghetto; Cipriani va in gol 3 volte, gioca bene, tanto che a gennaio alla porta piacentina bussa la Sampdoria che chiede l’ex bolognese in prestito per fungere da alternativa a Fabio Bazzani, centrattacco blucerchiato. Di nuovo serie A, Cipriani si trova bene a Genova, il ruolo di alternativa gli piace, forse è ciò che gli serve in un momento così delicato della sua vita e della sua carriera; le ragazze genovesi gli sbavano dietro quando cammina per le strade della città: alto, muscoloso e con quegli occhi di ghiaccio che immobilizzano al primo sguardo.

L’esperienza semestrale alla Sampdoria si conclude con 18 presenze e 2 reti, una delle quali proprio al suo Bologna, la squadra del cuore, quella in cui Cipriani torna a fine prestito, nell’estate del 2004 allorquando liguri ed emiliani non si accordano, la Juventus non riscatta la comproprietà ed il calciatore è tutto del Bologna per 400.000 euro. Il campionato 2004-2005 è un disastro per i rossoblu che dopo una buona partenza crollano da febbraio in poi e retrocedono in serie B al termine dello spareggio contro il Parma. Cipriani resta in Emilia anche in serie B, segna qualche gol ma torna a combattere con le ginocchia: altri dolori, altri guai, altre operazioni. La continuità resta una chimera, così come gli spazi per giocare, anche perchè il Bologna non riesce a tornare in serie A e gli allenatori non possono permettersi di affidarsi ad un calciatore che entra ed esce dall’infermeria con un ginocchio palesemente in difficoltà. A gennaio del 2008 Cipriani è ancora al Bologna che a sua volta è ancora in serie B: la punta vede il campo col contagocce, la società è chiara con lui: se vuoi trovarti una nuova squadra, vai pure. Sceglie l’Avellino che sgomita sempre in serie B per non retrocedere: da gennaio a giugno 17 presenze, 2 reti ed una caduta in serie C impossibile da evitare.

Il treno è passato ormai, Cipriani lo sa, giocare in serie A è impossibile per lui che continua a vivere con dolori perenni alle ginocchia che non gli permettono di scendere in campo con costanza e di allenarsi come vorrebbe. In giro lo chiamano “il biondino che fece due gol a San Siro“, quasi si dimenticano il suo nome. Lui continua a fare sacrifici: gioca in serie B al Rimini dove i suoi 5 gol in campionato non evitano un’altra retrocessione in serie C dopo i playout contro l’Ancona. Tutto sembra tornare alla normalità quando a luglio del 2009 il telefono di Giacomo Cipriani squilla e all’altro capo c’è Fabio Bazzani, suo ex compagno alla Sampdoria: “Perchè non vieni a Ferrara?”. A Ferrara, cioè alla Spal, in serie C; Cipriani ci pensa poco ed accetta, trovando un ambiente sano ed appassionato, forse un po’ malinconico come lui che ha perso l’occasione di sfondare nel grande calcio non per colpa sua, ma a causa di un destino beffardo che gli ha conficcato troppe frecce acuminate su un ginocchio martoriato.

All’esordio con la maglia della Spal, il centravanti bolognese fa gol di tacco e alla fine dell’anno siglerà 9 reti che diventano 13 l’anno dopo quando l’ennesimo guaio al ginocchio lo mette ko per quasi 4 mesi. Fra il 2011 ed il 2015, Cipriani mette insieme una cinquantina di gettoni in serie C fra Benevento (11 presenze e 4 reti il primo anno, una rete in 8 apparizioni il secondo), sei mesi all’Ascoli (7 presenze ed un gol) e un’annata al Savoia dove colleziona una rete al 90′ contro il Vigor Lamezia il 17 gennaio 2015, l’ultima della sua carriera fra i professionisti. Rimasto svincolato a 35 anni, l’ex centravanti del Bologna si propone a destra e a sinistra per un ingaggio in un club che creda in lui, ma finisce col perdere ogni speranza pur senza mai dare l’addio ufficiale al calcio giocato. A quasi quarant’anni, Giacomo Cipriani è ancora su piazza, pur conscio di non avere alcuna possibilità di tornare a calcare i campi a livello professionistico.

Una storia complicata ma anche semplice da capire: un talento esploso ma che non ha trovato continuità a causa di un fisico perfetto solo fuori, ma estremamente fragile al suo interno. Certo è che se esiste davvero un destino avverso, Giacomo Cipriani, bello e impossibile per le donne, ci si è appiccicato come una calamita sul magnete, vedendosi troncare ogni grande speranza da un ginocchio di pasta frolla. In fondo, lo stesso destino di Marco Van Basten, quel centravanti nel cui mito è cresciuto il piccolo Cipriani da bambino, inconsapevole, però, che del fuoriclasse olandese avrebbe imitato le gesta più sotto i ferri del chirurgo che in campo.

di Marco Milan

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