Dio e i Social

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’editoriale del Professor Giuseppe Carcea

La natura ama nascondersi, dicevano i greci, Dio, no! dicono i cristiani, soprattutto, da quando il Cristianesimo è divenuto il lievito per un uomo nuovo. Un uomo che non è l’inerte sagoma di sabbia e acqua che attende la vita dal divino afflato, vento che spira tra le dune, rendendo pura la sabbia e spingendo il Popolo di Dio alla ricerca della Terra, quella promessa. No! una diversa sorte attende il Novello Adamo, quest’ultimo è creatura, insieme divina e umana e si dispone alla nascita come ogni altro uomo.

Egli è già vita formata, anche se, ancora non informata, di un compito: la salvezza del Mondo. Almeno, non fino a quando sul suo capo, per mano di un altro uomo, non scorsero lievi, le rotte acque del verginale parto: il Battesimo dello Spirito. La Terra e il Mondo, la legge e il dialogo, il castigo e il perdono, l’ubbidienza e la meditazione, la redenzione e la salvezza. La Terra: legge, castigo, ubbidienza, redenzione; il Mondo:dialogo, perdono meditazione, salvezza. Chi intende appartenere al Mondo entra in carne e spirito, attende l’Altro affinché questi gli conceda lo sguardo, specchio degli abissi dell’anima, viaggio nell’interiorità, in quello scrigno di simboli e di immagini gioiose o dolenti per riemergere, poi  con la chiarezza delle idee e la forza dei progetti verso il Locus Mundus, un luogo mondato, purificato dal male. Promessa infinita di un sempre rinnovato cammino che continua nella Chiesa e con la Chiesa, anch’essa, in parte visibile: istituzionale e ferma e insieme invisibile: orante e in colloquio con Dio. Possiamo dire, ancora oggi, con Cicerone che: Omnia religione moventur, ossia che tutte le cose sono mosse dalla religione? A chi appartiene la Terra e a chi il Mondo? Forse l’epoca di Babel, è quanto mai attuale, la confusione regna sovrana e in ogni frammento riluce un pezzetto della Terra e del Mondo.

In tutta questa confusione, possiamo rinvenire un principio ordinatore? Peter Sloterdijk, ne è convinto, è la Storia Moderna, la quale, libera dalla necessità di salvare il Mondo si è aperta alla sola dimensione del futuro. Un futuro non più aggiogato al passato, lontano dalle tradizioni e dalle loro violenze. E proprio così? Se così fosse, decenni di lotte ideologiche, sentite e partecipate con un tale fanatismo, una irriducibilità integralista, che ha mietuto terrore, vittime, sangue e lacrime, non avrebbero avuto senso. Fugit irremeabile Tempus, sembra in ogni caso che il Tempo fugga, oggi più che mai, in quanto è divenuto solo una unità di misura di ciò che si riduce alla rappresentazione formale del calcolo. Si pensi alla Storia come Res rerum gestarum, scienza storica, la quale si separa degli avvenimenti, dalla Res gestae, dalla storia viva, producendone l’imbalsamazione nel freddo modulo del concetto.

Dal gelido formalismo, agli abissi siderali, è il 1969, un vettore spaziale ha lasciato la Terra e si apprestato a sbarcare sulla Luna, lo sguardo   allucinato    degli   astronauti,   che   non   ha    smesso   di   essere   tale  neanche   al ritorno sulla Terra, rivolto in basso, giù, verso il verminaio umano, sembra essere stato il riflesso di questa considerazione: “ In quelle carcasse  c’è ancora l’anima? Le temp vécu, l’esprit de finesse?”. Lontano dallo spirito di gravità, Nietzsche, avrebbe aggiunto: “Finalmente siamo senza Dio, senza l’uomo, senza l’assillo del senso e della sensatezza”. Dobbiamo deludere Nietzsche, l’uomo è andato sulla Luna, anche se il suo approdo è avvenuto sulla Galassia Gutenberg, la sola in cui siamo sbarcati e sulla quale viviamo stabilmente.

Su questa galassia abbiamo portato con noi il senso profondo del nostro essere al Mondo, in fondo abbiamo lasciato la Terra, mentre sentiamo vivo il nostro “fare comunità”, magari attraverso la Rete, nei Social. Riaffermare i confini delle nostre identità, in questo universo si sentono gli echi della vocazione / invocazione dell’Altro, senza i quali ogni singolarità è solitudine, ogni sguardo è cecità e ogni ascolto rimane sordo. La Rete Internet e i Social sono un universo, insieme visibile e  invisibile, di comunità che sperano, sognano, credono e progettano insieme – non senza errori e distorsioni, bensì imparando a conoscere il limite di questi ultimi –   la propria umanità.

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5 thoughts on “Dio e i Social

  1. Comment *Un filo , quello della relazione con l’Altro mai interrotto. Basta porsi in ascolto per sentire come sia importante entrare in relazione con il nostro prossimo—la Rete accoglie il messaggio cristiano? Sicuramente no! tuttavia lo costituisce.

  2. Comment * la ricerca dell’altro è una vicenda infinita, solo che nel nostro tempo è difficile stabilire relazioni. In ogni caso la Chiesa è un luogo tra gli altri e nel suo intero non è rimasto quasi nulla che ci ricordi del senso

  3. Caro Marco, la Rete è espressione dell antropologia scientifica dell’uomo contemporanea. Nonostante tutto, la Rete è un capo di tensioni irriducibile alla mera rappresentazione formale di rapporti di fatto. Bisogna pensare alla criticità, sempre presente, di gestire tenttivi di relazioni caratterizzate, per lo più, da incomprensione, rifiuto, resistenza, che invocano ascolto, indulgenza e comprensione, aspetti delle relazioni improntate al valore dell’altro.

  4. Dio è Social, essendo la relazione, emotivamente coinvolta, nel dramma della libertà, della giustizia, del riconoscimento dell’umanità.

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