Amarcord: quando in serie A la salvezza passava per gli spareggi

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C’erano una volta gli spareggi salvezza della serie A. Altro che playoff, altro che classifica negli scontri diretti. Una volta chi arrivava a pari punti al termine del campionato era costretto ad una drammatica coda che metteva in discussione l’intera stagione: un dentro o fuori tanto sofferto quanto affascinante, una pratica consueta dagli albori del calcio italiano fino al 2005 quando si è scelto di optare per il calcolo della classifica avulsa, eliminando così quegli spareggi che avevano da sempre caratterizzato la serie A e che resteranno per sempre nella storia.

Il primo spareggio salvezza del campionato italiano risale addirittura al 1932, un calcio di epoche ormai lontane e nemmeno immaginabili. La serie A 1931-32 è a 18 squadre, lo scudetto lo vince la Juventus, mentre ultimo classificato è il Modena; le retrocessioni previste sono due e penultime a pari punti arrivano Bari e Brescia, con Lazio, Triestina e Pro Vercelli salve per un soffio. E’ necessario così disputare uno spareggio che decreti la seconda retrocessione in serie B e così a Bologna il 16 giugno 1932 pugliesi e lombardi scendono in campo per giocarsi la permanenza in serie A; è un calcio antico, qualcuno direbbe antidiluviano, in Italia la fa da padrone ancora il ciclismo nello sport, il pallone che rotola sta prendendo piede ma non è la fissazione degli italiani come negli anni a venire. Il Bari vincerà 2-1 una partita tiratissima, condannando il Brescia alla prima retrocessione in serie B della storia decretata da uno spareggio.

Dovranno passare ben vent’anni prima che ciò accada nuovamente, complice anche la Seconda Guerra Mondiale che interrompe momentaneamente il calcio in Europa. E’ il 1952 quando al termine delle 38 giornate regolari, Lucchese e Triestina giungono a pari punti (32) in un torneo già salito a 20 squadre; Padova e Legnano sono già in serie B, mentre il Bologna si è salvato per un punto, schivando la coda finale che invece toscani e giuliani sono costretti a disputare. Sono i grandi anni della Triestina in serie A, mentre la Lucchese vive l’epoca più gloriosa della sua storia poi proseguita fra B e C; si gioca a Milano il 29 giugno 1952 ed è una sfida vibrante che termina 3-3 dopo i tempi supplementari, curiosamente ciò che accadrà 50 anni dopo nella finale playoff fra le due squadre per decretare la promozione in serie B al termine della stagione 2001-2002. Non esistono i calci di rigore e così una settimana dopo Triestina e Lucchese a Bergamo disputano la ripetizione e i giuliani hanno la meglio per 1-0 condannando i rossoneri alla serie B ma non garantendosi ancora il diritto di giocare in A perchè vincolati ad un altro spareggio, una sorta di playoff ante litteram, contro la seconda classificata della serie B, ancora il Brescia, sconfitto 1-0 a Valdagno il 13 luglio e al termine di un’annata interminabile per la vecchia e gloriosa Triestina.

Passano 12 anni e il campionato 1963-64 scrive una delle pagine più storiche della serie A: per la prima ed unica volta, infatti, lo scudetto si decide dopo le 34 giornate regolari, con Bologna ed Inter che si affrontano a Roma per contendersi il tricolore (poi finito sulle maglie emiliane). Anche la salvezza, però, la decide una gara supplementare, poichè Sampdoria e Modena giungono terz’ultime a 27 punti e si giocano la serie A a Milano il 7 giugno 1964; c’è poca storia, i doriani dominano la gara e vincono 2-0, i gialloblu accompagnano Spal e Bari in serie B, non sapendo ancora che prima di rivedere il palcoscenico della A dovranno passare ben 38 anni e qualche rovinosa caduta in serie C.

Tanto tempo passerà anche per vedere un altro spareggio salvezza in serie A, 29 anni per l’esattezza, quando al termine del campionato 1992-93, Ancona e Pescara sono già condannate alla B, mentre a quota 30 punti arrivano appaiate Udinese, Brescia e Fiorentina, col Genoa salvo a 31. I cervellotici ma aritmetici calcoli della classifica avulsa sanciscono la clamorosa retrocessione diretta dei viola, partiti con ambizioni Uefa e primi in classifica nella fase iniziale del torneo, ma incappati in una stagione disgraziata, e obbligano friulani e lombardi allo spareggio. A Bologna, il 12 giugno 1993, Udinese e Brescia si affrontano fra caldo e tensione, entrambe neopromosse, entrambe spaventate di tornare in serie B appena un anno dopo una promozione trionfale. I bianconeri allenati da Bigon sembrano favoriti, ma il Brescia di Lucescu pare aver le carte in regola per reggere il confronto; dopo appena 10 minuti segna l’Udinese con Abel Balbo che regala così l’ultima gioia ai suoi tifosi prima di trasferirsi alla Roma. Sembra fatta, ma il Brescia si riorganizza ed intorno alla mezz’ora pareggia con il regista Domini, 1-1 e tutto da rifare per un’Udinese sorniona che nella ripresa segna col terzino sinistro Alessandro Orlando, in rete direttamente dalla bandierina del calcio d’angolo, poi arriverà al 3-1 finale, siglato dal talentuoso fantasista Francesco Dell’Anno che ribadirà in rete di testa un suo calcio di rigore respinto dal portiere Cusin. Udinese che festeggia la salvezza, Brescia che finisce ancora in serie B, perdendo peraltro il secondo spareggio della sua storia.

Altri due anni ed è necessaria un’altra coda in serie A: stavolta a pari punti (quota 40 nel primo campionato che ne assegna 3 a vittoria) arrivano il neopromosso Padova ed il blasonato Genoa, con Foggia, Reggiana e Brescia già in B. A Firenze il 10 giugno 1995, veneti e liguri si sfidano in un piovoso pomeriggio di fine primavera; i genoani sono favoritissimi, potendo contare su un organico migliore rispetto ai biancoscudati, oltre a quasi ventimila tifosi che affollano le gradinate dello stadio Artemio Franchi, rispetto ai padovani che sono all’incirca la metà. Ma il Genoa vive un’annata tribolata, ha cambiato ben 3 allenatori da inizio anno, troppo per garantirsi la tranquillità necessaria per giocare uno spareggio, ciò che invece accade ad un Padova che non  ha sostanzialmente nulla da perdere. Segnano i veneti con Vlaovic, pareggia il Genoa con Skurhavy, tutto nel primo tempo; poi sale in cattedra il portiere ligure Spagnulo che ferma gli attaccanti padovani portando la gara fino ai calci di rigore che dunque per la prima volta nella storia della serie A decreteranno la salvezza. Un errore per parte, si va ad oltranza, sbaglia il genoano Galante, non l’olandese Kreek che spiazza Spagnulo e regala al Padova una salvezza quasi insperata, condannando il Genoa ad una retrocessione che sarà ancora più amara negli anni, poichè i rossoblu non rivedranno la serie A prima dell’estate del 2007.

Sembra destino che gli spareggi salvezza in Italia si disputino solamente negli anni dispari, a far da contraltare alle grandi manifestazioni internazionali (mondiali ed europei) che si alternano invece in quelli pari. Nel 1997, infatti, Perugia, Verona e Reggiana sono già retrocesse, mentre Cagliari e Piacenza con 37 punti ciascuno si vedono obbligate a partire per Napoli dove allo stadio San Paolo si affronteranno il 15 giugno per sancire la quarta ed ultima formazione retrocessa nel campionato 1996-97. I sardi giungono allo spareggio coi favori del pronostico: in panchina c’è un tecnico esperto come Carlo Mazzone (subentrato in corso d’opera all’uruguaiano Gregorio Perez), la squadra sembra rivitalizzata dopo una prima parte di stagione in cui la retrocessione sembrava inevitabile ed i tifosi cagliaritani giunti a Napoli sono quasi il triplo di quelli piacentini. Dall’altra parte c’è un allenatore esordiente come Bortolo Mutti, un organico di soli giocatori italiani, consapevoli di non essere più forti degli avversari ma forse più solidi ed organizzati; il gruppo è la forza del Piacenza che domina inaspettatamente la gara, si porta sul 2-0, fallisce anche un calcio di rigore e sembra garantirsi il successo finale. Nella ripresa il Cagliari torna in gioco grazie all’attaccante Sandro Tovalieri, arrivato a metà stagione dalla Reggiana, sfiora il 2-2 ma subisce la rete del ko nel finale per il 3-1 definitivo che regala al Piacenza la seconda salvezza consecutiva e condanna gli isolani alla serie B dopo 6 anni di fila in A.

Ancora un anno dispari, stavolta il 2001, 4 stagioni dopo Piacenza-Cagliari, sono Verona e Reggina a giocarsi la permanenza in serie A allo spareggio. Per i calabresi è il secondo campionato in assoluto in A, mentre i blasonati scaligeri hanno sofferto tanto in un torneo che li appaia agli amaranto a 37 punti, gli stessi del Lecce che però grazie agli scontri diretti è salvo. Napoli, Vicenza e Bari, invece, sono già retrocesse; i regolamenti nel frattempo sono cambiati, niente più sede neutrale, ma gare di andata e ritorno. Il 21 giugno 2001 si gioca l’andata al Bentegodi di Verona: la sfida parte fra le polemiche perchè in quei giorni proprio nell’impianto veronese è in programma il concerto di Vasco Rossi e la visuale da una delle due curve è parzialmente ostacolata dalla struttura del palco dove si esibirà il cantante modenese. La gara è tiratissima, la decide un’incornata del difensore danese Martin Laursen che porta il Verona ad un passo dalla salvezza; ma il ritorno a Reggio Calabria è infuocato il 24 giugno: la Reggina sembra indiavolata, attacca, corre, vince tutti i contrasti, il pubblico che affolla il piccolo ma caldissimo stadio Granillo spinge i suoi beniamini verso una rimonta che appare veramente possibile, dato che i centrocampisti Zanchetta e Cozza portano incredibilmente i calabresi sul 2-0. Il Verona è annichilito, in balia di un avversario che sembra star meglio anche dal punto di vista fisico e che pare poter condurre in porto facilmente la gara; ma a Reggio Calabria non hanno fatto i conti con Michele Cossato, ariete di scorta dei veronesi e che ha già regalato alla sua squadra un pezzo di salvezza, segnando quasi al 90′ a Parma alla penultima giornata, una vittoria decisiva per guadagnare almeno lo spareggio. Cossato entra in campo, gettato in campo dal tecnico Perotti come classica mossa della disperazione; il centravanti veneto è uno che segna poco, ma ci crede sempre: su un pallone gettato in avanti alla “viva il parroco”, si infila fra due difensori della Reggina, anticipa il portiere con un pallonetto e poi deposita la palla in rete di testa a porta a vuota. 2-1 all’86’, un gol che vale doppio e che regala al Verona la salvezza proprio nel momento in cui nessuno ci credeva più. Veneti salvi e in festa, calabresi in B nella disperazione di una città intera che ci aveva sperato, accarezzando un sogno svanito sul più bello.

Altre due stagioni, altro anno dispari, nuovamente la Reggina, promossa subito dalla serie B 2001-2002, ma di nuovo costretta allo spareggio nel 2003. E’ un finale di campionato tiratissimo: Piacenza, Como e Torino sono in serie B con distanze abissali dalla quota salvezza, mentre al quart’ultimo posto a 38 punti c’è un affollamento generale con Modena ed Empoli salve per i maggior punti negli scontri diretti, e con Atalanta e Reggina obbligate al confronto finale. L’estate del 2003 sarà una delle più torride in Italia, il 29 maggio allo stadio Granillo di Reggio Calabria si disputa l’incontro d’andata: troppa tensione, i calabresi bloccati, i bergamaschi impauriti dopo aver vissuto due stagioni da protagonisti ed essere incappati in un’annata difficoltosa con in panchina il tecnico delle giovanili Finardi. A Bergamo i nerazzurri sono favoriti nella gara di ritorno il 2 giugno (un giorno dopo la data prevista poichè il 1 giugno diluvia e la gara viene spostata di 24 ore), anche se in molti pronosticano una chiusura ai calci di rigore con la Reggina a quel punto avvantaggiata per schierare fra i pali un portiere come Emanuele Belardi che vanta il 66% di tiri dal dischetto parati in carriera. L’Atalanta parte molto meglio e al 17′ è già in vantaggio grazie alla zampata sottoporta del difensore Cesare Natali; sembra fatta per i lombardi, aizzati da un pubblico in visibilio, carico e rinvigorito dal gol degli orobici. Ma la Reggina non molla, non ci sta a perdere un altro spareggio: passa un quarto d’ora dalla reta atalantina, infatti, che Cozza (ancora lui) pareggia in un’azione concitata, anticipando la difesa con un tocco sporco sottomisura; è l’1-1 che salverebbe i calabresi in virtù del gol in trasferta. Nel secondo tempo l’Atalanta attacca a testa bassa, chiude la Reggina in difesa ma non trova il guizzo giusto; i padroni di casa iniziano a stancarsi, mentre gli amaranto acquistano sempre più fiducia e serenità, cominciando pure a mettere il naso fuori dalla propria metà campo. Emiliano Bonazzoli, centravanti reggino, prima sfiora il 2-1 e poi lo trova all’85’ in contropiede: è la rete che stende un’Atalanta generosa ma imprecisa e regala alla Reggina un altro anno di permanenza in serie A dopo la beffa di due anni prima col Verona.

L’ultimo spareggio salvezza, la serie A lo gioca, tanto per cambiare, in un anno dispari, al termine del campionato 2004-2005 che vive un finale burrascoso sia in testa (col duello Juventus-Milan vinto dai bianconeri di Capello) che in coda dove, a parte le retrocesse Brescia ed Atalanta, si ritrovano appaiate a 43 punti Fiorentina, Parma e Bologna: i viola si salvano grazie alla classifica avulsa, le due compagini emiliane si sfideranno in un confronto che, comunque finirà, condannerà una formazione partita inizialmente con tutt’altre ambizioni. Fa specie soprattutto il Parma che vanta in organico uno dei centravanti migliori del campionato, Alberto Gilardino, in procinto di passare al Milan che vincerà l’asta con Juventus e Roma per l’attaccante piemontese. Il 14 giugno 2005 a Parma passa il Bologna grazie ad una rete della punta albanese Ighli Tare, risolutore di una gara nervosa e che sfocia spesso in gazzare all’ultimo sangue, placate solamente a fatica dall’arbitro. Nella sfida di ritorno, il 18 giugno, il Dall’Ara di Bologna è invaso da oltre 10 mila tifosi del Parma che spingono la loro squadra nel tentativo di ribaltare il passivo dell’andata; il Bologna di Mazzone parte meglio, ma il Parma segna alla prima occasione con il difensore Cardone che in mischia fa carambolare la palla fra difensori e portiere portando in vantaggio i gialloblu. E’ la svolta di un’altra partita nervosa, chiusa sempre nel primo tempo dal bomber Gilardino che in spaccata da rapinatore dell’area di rigore infila il 2-0 che consegna la salvezza al Parma e relega il Bologna alla serie B dopo 9 anni.

L’ultimo atto di una serie partita nel 1932 e che per ben 9 volte ha visto due squadre confrontarsi per l’epilogo di stagioni spesso tribolate, sfortunate, per celebrare epiche imprese o sancire inopinate cadute. Nove spareggi, nove emozioni, nove viaggi della speranza di popoli calcistici in cerca di un dolce destino dopo un’annata sofferta. E’ andata così, degli spareggi (quelli veri) oggi esiste solo il ricordo e la consapevolezza che forse quella coda finale aveva un sapore più genuino degli asettici conti matematici della classifiche avulse.

di Marco Milan

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