Roma, Agcom e Ossigeno alla Giornata mondiale della libertà di stampa

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Giornata mondiale della libertà di stampa in Campidoglio

L’8 maggio, in occasione della 25ma Giornata mondiale della libertà di stampa, si è svolto a Roma un convegno sul tema della libertà di informazione e sugli effetti delle minacce ai giornalisti sul sistema informativo e sulla società civile.

Nella Sala della Protomoteca del Campidoglio a Roma, lo scorso 8 maggio si è svolto il convegno World Press Freedom Day 2018. Trasparenza e libertà di informazione nello stato di diritto. Giornalisti minacciati e sistemi di protezione organizzato dall’Autorità garante per le comunicazioni e Ossigeno per l’Informazione con il patrocinio dell’UNESCO, nell’ambito delle celebrazioni ufficiali della Giornata mondiale della libertà di stampa. Al convegno hanno partecipato numerosi giornalisti e operatori dell’informazione, che hanno ascoltato con attenzione i contribuiti dei rappresentanti delle istituzioni e le testimonianze degli ospiti, nazionali ed internazionali, intervenuti nel corso della tavola rotonda della seconda parte della mattinata.

Il Presidente dell’Agcom, Marcello Angelo Cardani, in apertura dei lavori ha sottolineato l’esistenza di un “pericolo economico” per i giornalisti, il cui reddito medio basso (circa il 40% dei giornalisti attivi in Italia guadagna meno di 5000 euro l’anno) incide sulla dignità professionale e scoraggia l’accesso dei giovani alla professione. Dopo aver ricordato i giornalisti che hanno pagato con la vita il loro impegno per la libertà di tutti, è stato mostrato ai presenti il videomessaggio del Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha ribadito l’importanza di una stampa libera a difesa del diritto a raccontare la verità.

La Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha posto l’accento sulla “necessità ormai ineludibile di rinnovare la legislazione italiana” – facendo salvo il dettato costituzionale dell’articolo 21 – attualmente incapace di cogliere le trasformazioni di una realtà in continuo divenire. Occorre sostenere il lavoro dei giornalisti perché “difendono dall’aggressione la nostra vita sociale e la nostra libertà personale e familiare, attraverso l’informazione libera e corretta”, ha dichiarato la sindaca di Roma, Virginia Raggi, citando le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della XI Giornata della Memoria dei Giornalisti uccisi da mafie e terrorismo. “La libertà di stampa è tra i fondamenti imprescindibili di una società che vuole realizzare il valore della democrazia piena”, ha aggiunto la sindaca, invitando a “non lasciare soli i giornalisti che quotidianamente rischiano per cercare la verità”.

“Se tengono davvero alla democrazia e allo stato di diritto, gli Stati devono proteggere i giornalisti”. È l’appello di Dunja Mijatović, Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, nel videomessaggio inviato in occasione del World Press Freedom Day 2018. I temi del precariato e della “scorta civica” da affiancare alla scorta armata per i giornalisti minacciati sono stati al centro dell’intervento del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Roma, Giovanni Salvi. Due aspetti, la presenza di forti organizzazioni criminali e la disciplina del procedimento penale del segreto delle indagini, limitano la libertà di espressione dei giornalisti, ha precisato Salvi.

Mehdi Benchelah, in rappresentanza della Divisione della Libertà di Espressione e Sviluppo dei Media dell’UNESCO, ha citato i numeri più significativi rilevati dall’agenzia delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura che, tiene a precisare, si occupa anche di training per le forze di sicurezza e monitoraggio della sicurezza digitale di giornalisti e giornaliste. Nel mondo ogni due giorni viene ucciso un giornalista. Negli ultimi 5 anni sono stati uccisi 530 giornalisti e l’impunità dei crimini commessi ha toccato 9 casi su 10. I dati dei Report Unesco 2018 sono allarmanti soprattutto per quanto riguarda l’informazione locale: il 92% dei giornalisti uccisi non sono reporter di guerra, ma cronisti impegnati in inchieste sul loro territorio. Particolarmente apprezzata la cooperazione tra Ossigeno e Agcom, nell’attivazione di sistemi di monitoraggio per gli attacchi ai giornalisti, in linea con la risoluzione adottata nel 2017 dalla Conferenza generale dell’UNESCO.

Il tavolo dei relatori durante la Giornata mondiale della libertà di stampa in Campidoglio

Il direttore dell’Agcom, Marco Delmastro, rifacendosi alla seconda edizione rapporto Osservatorio sul giornalismo, ha confermato che la maggior parte delle minacce sono rivolte a giornalisti che operano in ambito locale. Dai dati in possesso dell’Autorità, emerge che si parla poco di minacce ai giornalisti. Portare a conoscenza questi fatti, ha dichiarato Delmastro, “è un modo per sconfiggere la solitudine dei giornalisti minacciati”. A limitare il diritto di libera manifestazione del pensiero, riducendo e ostacolando la produzione di informazione, è anche il “chilling effect”, una sorta di effetto di “raffreddamento” che consiste nella possibilità di usare l’azione legale come forma di intimidazione “con ricadute sulla produzione dell’informazione e conseguenze negative sulle nostre democrazie”.

A questi temi si è collegato l’intervento di Alberto Spampinato, Presidente di Ossigeno per l’informazione, che si è soffermato ancora una volta sulla minaccia economica del precariato. Dopo aver ricordato i 28 giornalisti uccisi in Italia dal 1960 al 1993, ha passato in rassegna gli ultimi numeri emersi dal monitoraggio di Ossigeno: 19 giornalisti sotto scorta, 167 sotto protezione e tantissimi minacciati (95 casi nel 2018). Gli attacchi ai giornalisti, ha puntualizzato Spampinato, non sono un’emergenza ma un “fenomeno permanente”. Il sistema di prevenzione e protezione funziona bene in Italia e l’attività di Ossigeno costituisce una misura di protezione, è come “tenere le luci accese di notte nelle strade poco frequentate”, ha concluso, auspicando la costituzione di un Centro pubblico indipendente di osservazione e di monitoraggio delle violazioni della libertà di stampa e delle intimidazioni ai giornalisti.

Ospiti della tavola rotonda in Campidoglio

Nella tavola rotonda dal titoloL’informazione sulla criminalità organizzata: rischi dei giornalisti e sistemi di protezione”, moderata dal Commissario Agcom, Mario Morcellini, hanno portato le loro testimonianze Federica Angeli, giornalista di Repubblica e Paolo Borrometi, giornalista e Presidente di Articolo 21. Entrambi sotto scorta, hanno raccontato le proprie vicende tra gli applausi dei presenti, con la ferma volontà di proseguire il loro lavoro nonostante le intimidazioni. Particolarmente toccante il racconto di Federica Angeli, autrice di inchieste sui vari gruppi della “mafia romana” ad Ostia (Fasciani, Triassi e Spada) che ha dichiarato: “Dopo cinque anni senza la mia libertà, posso dire che ne è valsa la pena”. “Io sono vivo perché lo Stato ha funzionato”, ha esordito Paolo Borrometi, minacciato di morte per le sue inchieste sulle infiltrazioni mafiose nella provincia di Ragusa. È importante “fare squadra”, avere il sostegno di una “scorta mediatica”, ha aggiunto, chiedendo l’abolizione del carcere per i giornalisti e il blocco delle querele temerarie, “il modo migliore per esprimere la solidarietà”.

Tra gli ospiti internazionali, Corinne Vella, sorella di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese uccisa da un’autobomba il 16 ottobre 2017 e il Segretario generale della Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ), Ricardo Gutiérrez. Corinne Vella ha proposto di “potenziare i meccanismi di vigilanza portati avanti da organizzazioni come Ossigeno”, mentre Ricardo Gutiérrez si è soffermato sulle sfide della professione giornalistica: il precariato, la regolamentazione del potere dei social media e l’influenza politica. Infine, alcuni preoccupanti numeri sulla situazione attuale: 172 giornalisti in prigione e 124 minacce registrate in 23 Paesi dell’UE dal 2015 al 2017.

Fabrizio Carotti, Direttore generale della Fieg (Federazione italiana editori giornali), ha suggerito di istituire un organo consultivo transnazionale per seguire le indagini sui giornalisti, mentre Carlo Verna, Presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, ha chiuso i lavori esprimendo il suo disappunto per i mancati interventi normativi in risposta alle minacce morali subite dai giornalisti. Verna ha chiesto in particolare una riforma delle norme sul reato di diffamazione per scongiurare il rischio di influire sul diritto dei cittadini di essere informati correttamente.

Un’informazione difensiva che, sotto il peso delle minacce, faccia sconti sulla verità, non è ammissibile, ha affermato Mario Morcellini. Il Commissario Agcom ha preso un duplice impegno a nome dell’Autorità: “fare di tutto per aumentare l’ossigeno sull’informazione grazie alla sapienza delle alleanze” e diventare “un movimento culturale di garanzia per il giornalismo”. L’applauso finale dei presenti al giornalista Nello Trocchia e alla troupe del programma di Rai2, Nemo, aggrediti alcuni giorni fa alla Romanina, è simbolicamente la dimostrazione della vicinanza della società civile alle vittime di intimidazioni. Un messaggio che, con strumenti concreti, dal monitoraggio attivo all’intervento normativo, deve poter contare su una crescente cooperazione tra istituzioni e organizzazioni non governative a garanzia della libertà di informazione dei giornalisti.

(di Elena Angiargiu)

 

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