La politica estera di Natale: Trump, Coree e Iran

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Esce in libreria il libro “bomba” di Wolff che ha fatto infuriare Trump; la diplomazia del pattinaggio che apre la strada al dialogo tra le due Coree; le proteste antigovernative in Iran.

politica esteraÈ uscito in libreria negli Stati Uniti, dopo essere stato ai primi posti nella classifica di Amazon, il libro che per le sue rivelazioni sta mettendo in imbarazzo Trump e la sua amministrazione.

Scritto da Michael Wolff, giornalista di gossip, politico e scrittore noto ai piu’ per la biografia su Rupert Murdoch, il libro “Fire and Fury” (“Fuoco e Furia”) sta scatenando polemiche tra Trump e Stephen Bannon, già consigliere strategico dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Bannon è stata la fonte privilegiata di Wolff il quale ha frequentato per qualche mese i corridoi della Casa Bianca, raccogliendo decine di interviste e testimonianze (inclusa una con lo stesso Trump, il quale tuttavia smentisce).

Esautorato ad agosto, Bannon ha sparato a zero contro i figli e il genero di Trump, Jared Kushner, provocando la dura reazione di Trump: “Bannon non ha perso solo il lavoro, ma anche la testa” ha detto il presidente.
Russiagate. In particolare, Bannon ha criticato l’incontro nel giugno 2016 alla Trump Tower, tra il primogenito Donald jr., il genero consigliere Jared Kushner e l’allora capo della campagna elettorale Paul Manafort con gli emissari russi che promettevano notizie infamanti su Hillary Clinton.

Secondo il libro di Wolff, che ha pubblicato un’anticipazione sul New York Magazine, la vittoria presidenziale è stato uno shock per Trump che non sia spettava di vincere le elezioni. L’ex tycoon aveva valutato i vantaggi soprattutto economici derivanti dal partecipare (e perdere) la corsa alla Casa Bianca con l’ex first lady ma quando nel novembre 2016 i dati del voto iniziarono a mostrare un esito diverso Trump “sbiancò” probabilmente perchè sapeva di non essere preparato al ruolo e al lavoro di presidente. Sua moglie, Melania, scoppiò a piangere “e non per la gioia”.
Il libro descrive Trump come “annoiato” e “impaurito” per il nuovo incarico, soprattutto per il timore di essere avvelenato. Attraverso le interviste Wolff racconta “l’impreparazione, la superficialità e la pigrizia intellettuale del presidente che non fa mai domande ai suoi collaboratori, nemmeno sui temi più delicati. Si affida al suo intuito”. Pronta la controffensiva di Trump tramite Twitter: “Non sono intelligente, sono un genio”.

Negli anni Settanta fu la “diplomazia del ping-pong” ossia lo scambio di visite tra giocatori di tennis da tavolo di Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese, evento che ha rappresentato un momento di distensione nelle relazioni tra i due Paesi e che aprì la strada alla visita del presidente statunitense Richard Nixon in Cina nel 1972.
Oggi potrebbe essere il pattinaggio lo sport che avvicinerebbe la Corea del Nord del dittatore Kim Jong-un e la Corea del Sud. Kim Jong-un ha dichiarato di voler partecipare ai Giochi Olimpici invernali che si terranno il prossimo mese a PyeongChang, in Corea del Sud. E di voler anche inviare una delegazione. È stato il primo passo ufficiale di un’apertura tra i due Paesi. Seul ha poi fatto sapere di essere favorevole. I due atleti nordocoreani che si sono qualificati, Ryom Tae-ok, 18 anni e Kim Ju-sik, 25, un mese fa a Oberstdorf in Germania, si sono guadagnati il pass olimpico, ma non risultano iscritti perché il loro Paese non ha provveduto a mandare in tempo i loro nomi. Adesso si sta studiando un modo per farli partecipare.

Dieci morti e 300 arresti per le proteste in Iran contro il carovita e la corruzione dilagante nel Paese. L’ondata di manifestazioni anti-governative che ha interessato diverse tra le principali città iraniane è la maggiore sfida alla leadership iraniana dal 2009, quando la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad venne contestata per mesi dai manifestanti e che portò alla nascita del “movimento verde”.
Sarebbe stato lo stesso presidente iraniano Hassan Rohani a innescare la miccia della polemica, con il suo discorso in parlamento lo scorso 10 dicembre. Il presidente aveva dichiarato di aver denunciato alla Guida Khamenei l’esistenza di sei istituzioni fraudolente, all’interno di istituzioni governative, che controllano il 25% del mercato finanziario, manipolando il cambio della valuta e il mercato dell’oro. Rouhani aveva parlato di una vera e propria “mafia finanziaria”, responsabile di aver rovinato la vita di almeno 3 milioni di iraniani. Il presidente aveva perciò chiesto al parlamento un sostegno per ridurre i finanziamenti a queste istituzioni e per creare un sistema di controllo efficace.

Le proteste si sono diffuse da Teheran in altre città, con slogan che chiedevano di “lasciar stare la Siria e pensare a noi” o contro gli ayatollah e la Repubblica islamica. 4mila persone sono scese in piazza a sostegno del governo Rouhani.
Il presidente degli Usa Donald Trump ha colto l’occasione per condannare via tweet Teheran sulla “repressione delle manifestazioni pacifiche” e ammonire: “Il mondo vi sta guardando!”. In Arabia Saudita l’hashtag #IranProstest è stato tra quelli più di tendenza negli ultimi giorni, a testimoniare con quanta attenzione lo storico rivale regionale stia osservando quanto accade in Iran.

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