Serracchiani shock: immigrati, violenza e comune sentire

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A giorni di distanza dall’infelice dichiarazione su quanto sia odiosa una violenza commessa da un cittadino immigrato, non si placano le polemiche intorno al governatore del Friuli, Debora Serracchiani, già divenuta, suo malgrado, la nuova paladina della destra estrema e dei leghisti d’assalto

Che la nota ufficiale di Debora Serracchiani sulla violenza di genere fosse stata alquanto goffa e probabilmente fuori luogo era stato chiaro fin dall’inizio, ma da qui a pensare che Forza Nuova inneggiasse al governatore friulano come “una di loro” è qualcosa che rasenta l’inverosimile. Ma in fondo c’era da aspettarselo. In un momento storico in cui il dibattito politico mostra il peggio di sé, infiammando gli animi invece di accendere le passioni, era logico che le dichiarazioni della governatrice renziana avrebbero suscitato ben più di qualche reazione.

Ma cosa ha detto precisamente Debora Serracchiani?

Nella comunicazione ufficiale resa nota dall’Ufficio Stampa della governatrice, in seguito al tentativo di stupro messo in atto da un ventiseienne iracheno richiedente asilo a danno di una diciassettenne di Trieste, si legge che la violenza sessuale è ancor più inaccettabile se a compierla è qualcuno che ha chiesto e ottenuto accoglienza nel nostro Paese. Apriti cielo. Immediata è stata la reazione alle parole della Serracchiani da parte di molti esponenti del PD come Giuseppe Sala e Roberto Giachetti, che ne hanno preso le distanze, dei partiti della destra estrema e non, che ne hanno applaudito il “coraggio”, e di alcune personalità del mondo della cultura, primo fra tutti Roberto Saviano. Lo scrittore campano ha commentato con un secco “speriamo che la candidi Salvini”.

Tuttavia il leader della Lega non è stato proprio tenero con il governatore. Commentando l’accaduto, Salvini ha definito Debora Serracchiani come una specie di bella addormentata nel bosco complice, assieme al suo partito, di aver favorito un’invasione senza precedenti del nostro Paese. Molto più pratici sono stati gli attivisti di Forza Nuova, che hanno usato il volto del presidente del Friuli per una discutibile campagna social incentrata sullo slogan “La realtà è più forte di ogni ideologia buonista”.

Questo ingaggio come testimonial da parte di Forza Nuova, le parole di Saviano e Salvini, ma anche l’atteggiamento di molti suoi compagni di partito, non devono essere proprio andate giù alla governatrice, che ha deciso di rispondere alle polemiche cercando di chiarire quelle che erano state se sue dichiarazioni. Nel suo commento, Debora Serracchiani ha voluto sottolineare come le sue parole fossero frutto di un ragionamento privo di razzismo, ma piuttosto basato sul venire meno di quel rapporto di fiducia che si instaura fra richiedente asilo e comunità. Il presidente friulano ha definito le sue affermazioni come una verità scomoda, ma che rappresenta il pensiero della maggioranza dei cittadini.

Lungi dal sostenere questa autocelebrazione di Debora Serracchiani, non si può ignorare il parere di uno dei più importanti giornalisti di Repubblica, Michele Serra, il quale dalla sua “Amaca” si è schierato a difesa del governatore, affermando che molti italiani pensano che chi è ospite abbia degli obblighi di comportamento. Giusto? Sbagliato? Realistico? Quello aperto dalla Serracchiani è un tema molto ampio che consta di molteplici sfaccettature e di altrettanti punti di vista che possono essere considerati più o meno sensati. Quello che forse la governatrice avrebbe dovuto sottolineare non è tanto il fatto che a commettere il crimine sia stato un richiedente asilo, quanto piuttosto una persona a cui la comunità ha dato fiducia. È un po’ come se qualcuno di fiducia, ospite in casa nostra, ci derubasse o commettesse un atto di violenza. Probabilmente il dolore e la delusione sarebbero più forti che se lo facesse un estraneo.

Certo c’è chi pensa che esista un obbligo di comportamento per gli stranieri a causa del colore della loro pelle, del loro essere semplicemente non italiani, ma questo in realtà non c’entra nulla. Quello che però dovremmo chiederci è il perché questi migranti decidano di delinquere. Forse oltre a essere delusi, rammaricati ed esterrefatti per i reati commessi dagli stranieri dovremmo cercare di capire se, parte della colpa, non dipenda da una mancata integrazione, dalla nostra incapacità di trasmettere a queste persone l’amore per il nostro Paese, per la nostra cultura e per i nostri valori. Poi come in ogni famiglia ci sono le brave persone e i cattivi soggetti, ma talvolta mettersi nei panni di una madre il cui primo pensiero davanti all’errore di un figlio è “dove ho sbagliato?” non farebbe certo male a nessuno.

(di Christopher Rovetti)

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