Eutanasia legale. Disporre della propria vita: diritto che in Italia non c’è

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Eutanasia legale, Bagnasco: “Ci preoccupano non poco le proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo”.

Eutanasia legaleA pronunciare queste parole il Cardinal Bagnasco, Presidente della Cei, dopo aver auspicato un rapido intervento dello Stato rispetto all’introduzione del Reddito d’inclusione per le famiglie in difficoltà, invece di “perder tempo” in questioni come il fine vita.

L’intervento strumentale di Bagnasco si riferisce alla discussione alla Camera del testo di legge sul testamento biologico, ma il cardinale probabilmente non ha poi tanto di cui preoccuparsi, questo Parlamento difficilmente riuscirà a venire a capo di una questione di tale portata, si è riusciti a far passare le Unioni Civili, seppur monche e con la promessa di tornare sulle stepchild adoption, infliggere anche quest’altra sciagura al Vaticano e ai suoi simpatizzanti sarebbe troppo.

Che se ne facciano una ragione i malati terminali, le loro istanze e quelle delle loro famiglie, il loro buio senza fine, la loro dignità calpestata, il diritto a disporre della propria esistenza. Se ne faccia una ragione Fabo e la sua compagna Valeria che gli presta la voce, da quando lui non può più usare la sua dopo l’incidente in macchina che l’ha reso cieco e tetraplegico. La coppia attraverso Youtube ha confezionato un video, le parole e i pensieri di Fabiano, la voce di Valeria e la richiesta sacrosanta di essere lasciato libero, rivolgendosi direttamente al Presidente Mattarella. Reclamare il diritto di decidere del proprio destino, lottare contro l’assurdo muro di gomma che non permette l’eutanasia nel nostro Paese.

“Non posso che vivere il tempo dando più fiato possibile, che è anelito d’amore e di speranza, a questa storia di libertà, di civiltà, di democrazia, di chi malato, ha il diritto civile di avvalersi del progresso della ricerca scientifica affinché il diritto alla salute, alla guarigione o comunque alla riduzione della sofferenza, vengano rispettati e non violati da una legge-dogma di Stato che in nome della fede blocca, sbarra la libertà di fare ricerca, di scoprire il mondo della vita e della natura”.

A scriverlo era Luca Coscioni, oggi l’associazione che porta il suo nome “promuove la libertà di cura e di ricerca scientifica, l’assistenza personale autogestita e afferma i diritti umani, civili e politici delle persone malate e disabili anche nelle scelte di fine vita” e lo fa attraverso una lotta quotidiana ai dogmi che occludono la libera possibilità di scelta in questo Paese, lo ha fatto avendo avanzato la proposta di legge di eutanasia legale, dopo aver raccolto oltre 100.000 firme e averla depositata in Parlamento.

La Camera, con i suoi tempi, i suoi meccanismi e le sue infime dinamiche interne, prenderà in esame il provvedimento sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) o Testamento biologico, lontano dall’eutanasia legale e frutto della sintesi delle 16 diverse proposte di legge presentate in commissione Affari sociali della Camera.

Tuttavia il testo, composto da 5 articoli, all’articolo 3 stabilisce che “ogni persona maggiorenne e capace di intendere e volere, in previsione di una propria futura incapacità di autodeterminarsi può, attraverso Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), esprimere (…) il consenso o il rifiuto rispetto a scelte terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, ivi comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali”, un’eutanasia passiva.

Di certo Bagnasco non è stato l’unico a salire sulle barricate. La Lega parla di un testo “improponibile che non vedrà mai la luce” ed è pronta a scagliare una pioggia di emendamenti, che si aggiungeranno a quelli già annunciati dal gruppo di Area popolare, nella persona di Maurizio Lupi.

Se è vero che, secondo l’art. 7 della Costituzione, «lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani», viene da chiedersi perché il legiferare dello Stato italiano debba continuare ad essere sottomesso ad assiomi di una fede che non è religione di Stato, perché i cittadini italiani atei o di qualunque altro credo, debbano accettare di essere governati da principi religiosi che non condividono e che non sono costretti, secondo nessuna regolamentazione a rispettare, perché gli interessi di lobby e di alleanze, le ossequiose tarantelle del do ut des tra la politica e la Chiesa, debbano ancora oggi costringere in uno stallo straziante milioni di esistenze.

(di Azzurra Petrungaro)

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