Vivendi all’arrembaggio di Mediaset

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I francesi di Vivendi cercano di scalare Mediaset e il governo si interroga se intervenire per evitare che l’azienda di proprietà della famiglia Berlusconi entri nell’orbita della società guidata da Arnaud de Puyfontaine. Netto il No dei 5 Stelle

Dopo la moda, le banche e il comparto lattiero-caseario, tocca al settore delle telecomunicazioni finire nel mirino di un gruppo francese. Nello specifico stiamo parlando di Mediaset, l’azienda di proprietà della famiglia Berlusconi, che da pochi giorni sembra essere diventata l’obiettivo della holding francese Vivendi. Il gruppo editoriale guidato da Arnaud de Puyfontaine e di proprietà di Vincent Bolloré sembra essere intenzionato a mettere le mani su uno dei pezzi più pregiati della scuderia Fininvest.

C’è da dire che Vivendi non è certo una società sconosciuta al mercato italiano delle Telecomunicazioni e dell’editoria. Nel 2015, il gruppo francese è riuscito a impossessarsi del 20% Telecom Italia, diventando così l’azionista di riferimento della prima compagnia telefonica italiana. Poco prima, Vivendi era riuscita a mettere le mani su Mediaset Premium, attraverso una serie di azioni un po’ fumose. In realtà dietro tutta la vicenda c’era un accordo disatteso da parte di Vivendi, la quale avrebbe ottenuto Mediaset Premium in cambio del 3,5% delle azioni Mediaset di sua proprietà. Nonostante l’acquisizione della pay-tv del gruppo Fininvest, da Parigi devono aver pensato che anche la stessa Mediaset sarebbe stata un bocconcino appetibile e alquanto facile da fagocitare. Per questo motivo la holding ha continuato a rastrellare azioni Mediaset arrivando a controllare il 20% della proprietà.

Un caso politico?

Eppure questa volta pare che la politica italiana non sia intenzionata ad assecondare ulteriori acquisizioni da parte della società transalpina. Sembra che in Italia siano in pochi coloro che vedono di buon grado l’assalto lanciato dal gruppo Vivendi a Mediaset, con buona pace del libero mercato e di tutte quelle regole sulla concorrenza tante care a Bruxelles e dintorni. E questo anche se l’acquisizione di Mediaset da parte della holding d’oltralpe rappresenterebbe una specie di soluzione dell’infinita questione sul conflitto di interessi che per anni ha infiammato il dibattito politico italiano. Nonostante la ghiotta opportunità per chiudere il tormentone “conflitto di interessi”, ciò che più conta sembra essere mantenere l’italianità di un settore chiave quale quello delle comunicazioni, il quale ha già subito numerose perdite.

Contrario all’acquisizione era il governo guidato da Matteo Renzi e lo è anche quello retto da Paolo Gentiloni, che già si è detto pronto a intervenire nel caso in cui Vivendi decidesse di passare dalle parole ai fatti. Contraria è la famiglia Berlusconi, che dopo Mediaset Premium e le voci circa la possibile cessione del Milan vede minacciato un altro importantissimo pezzo dei suoi affari. Piersilvio Berlusconi, chiamato a commentare la vicenda, si è detto assolutamente contrariato dal tentativo di scalata, smentendo il fatto che questo sia stato concordato fra Vivendi e Mediaset .

Altrettanto negativamente si è espresso AgCom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che ha sottolineato come l’operazione potrebbe essere contraria a quanto previsto dal Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici, nel quale si dice che le imprese di comunicazioni elettroniche che detengono nel mercato italiano una quota superiore al 40%, non possono acquisire ricavi superiori al 10% del SIC – Sistema Integrato delle Comunicazioni (TV, radio, editoria). Vale a dire che Vivendi, già detentrice di una grossa fetta dell’azionariato di Telecom, non potrebbe lanciare la scalata a Mediaset che da sola detiene una quota del 13.3% del SIC.

Scenari

Dunque per molti questa scalata non s’ha da fare. Nemmeno per il leader della lega Matteo Salvini, secondo cui nessuno starebbe muovendo un dito per tutelare gli interessi del gruppo Fininvest di fronte all’arrembaggio dei francesi. Tuttavia va registrato il parere discorde del Movimento 5 Stelle, che ha sottolineato il fatto che non essendo Mediaset un’azienda di interesse strategico per il Paese, l’intervento dell’esecutivo a difesa dell’italianità della società sarebbe del tutto inopportuno e inappropriato.  

Come andrà a finire? Difficile dirlo, certo è che la nota di AgCom potrebbe definitivamente affossare le mire di Vivendi su Mediaset, salvando in questo la società della famiglia Berlusconi. Tuttavia, non è detto che il gruppo francese non cerchi altre strade per mettere le mani sull’azienda italiana, che nonostante la crisi attraversata negli ultimi anni continua a essere un punto di riferimento del sistema radiotelevisivo del nostro Paese.

(di Christopher Rovetti)

 

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