Doctor Strange: whitewashing e politica

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Fa discutere la riscrittura di un personaggio Tibetano come celtico

È arrivato nelle sale l’ultimo attesissimo capitolo della Marvel, “Doctor Strange”. L’uscita al cinema è stata però accompagnata da non poche polemiche. Ha fatto discutere, infatti, la scelta del cast, macchiata anche qui dall’ombra del white washing.

Il white washing è una pratica non nuova a Hollywood: è l’assegnare ad attori caucasici ruoli di gente di altre etnie o la riscrittura totale di personaggi per renderli più appealing al mondo occidentali. Esempio storico è “West Side Story”, con Natalie Wood che interpreta la protagonista, portoricana nella storia.

Non e una pratica che si è fermata alla Golden age di Hollywood, anzi e presente anche in molti film contemporanei, per esempio Aloha, con Emma stone che interpreta un personaggio in parte asiatico.

In Doctor Strange a essere nel mirino è Tilda Swinton, il cui personaggio, l’Antico, nei fumetti della serie è un mistico tibetano.

Le proteste sono state numerose, specialmente dalle comunità asiatiche, maggiormente colpite da questo fenomeno.

Ha provato a difendere le sue scelte lo sceneggiatore e regista, Scott Derrickson: la riscrittura del personaggio interpretato dalla Swinton è stato un modo per cercare di evitare accuse di razzismo. Infatti, i Marvel studios temevano che un anziano saggio orientale che spiega il misticismo a un orientale fosse troppo stereotipato.

“Per evitare questo ci sono stati vari passaggi- spiega Derrikson – abbiamo prima riscritto il personaggio come una donna. Ma le stesse caratteristiche ne avrebbero fatto una rappresentazione stereotipata dell’anziana donna asiatica, misteriosa e con un doppio fine. Una Dragon Lady”. Una soluzione che ha fatto, a livello di opinioni, più danno che non la storia originale.

L’altra giustificazione della Marvel è stata che il titolo di Antico nel fumetto è una carica che non è occupata solo da un personaggio, ma un titolo onorifico passato di generazione in generazione, per meriti magico e spirituali, senza distinzione di genere o etnia.

Ha fatto discutere anche la spiegazione addotta da Robert Cargill, altro sceneggiatore: rappresentare il personaggio come tibetano avrebbe precluso la possibilità di conquistare il pubblico cinese. Infatti sarebbe stato riconoscere che il Tibet esiste. Proprio questa affermazione ha scatenato vive proteste. In molti cinema, attivisti pro tibetani hanno organizzato sit in e boicottaggi del film.

Tenzin Dorjee, consulente strategico e della ricerca di Tibet Action ha dichiarato: “I tibetani hanno sempre nutrito un movimento nonviolento per assicurare la sopravvivenza della nostra nazione. E adesso arriva la marvel e cancella il Tibet dalla storia originale di Doctor Strange per andare incontro alla finta narrativa di Beijing secondo cui il Tibet non è mai esistito. Usano l’arte per sopprimere la verità e promuovere la censura. È un trend pericoloso per Hollywood.”.

Nonostante tutto le proteste non sembrano aver inciso sugli incassi al botteghino: solo nel primo week end negli Stati Uniti, il film ha sfiorato gli 85 milioni di dollari.

(di Francesca Parlati)

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One thought on “Doctor Strange: whitewashing e politica

  1. Classica boutade che urla al complotto di un’etnia (minoritaria nel mondo ormai e che produce i suoi film) contro le altre.
    Il whitewashing non esiste per il semplice fatto che esiste lo stesso all’opposto. Personaggi neri o asiatici al posto di gente che dovrebbe essere bianca. Thor, Biancaneve e il Cacciatore o Lo Hobbit ne sono un esempio. Ma, caso strano, nessuno ha urlato allo scandalo.
    Della seria… Ipocrisia portami via…

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