Elezioni USA: vince Trump e Hillary dice addio alla Casa Bianca
Trump vince le elezioni e stronca i sogni presidenziali di Hillary Clinton. Il magnate newyorkese conquista 279 elettori, che gli permettono di diventare il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti e il prossimo inquilino della Casa Bianca.
È ufficiale, gli americani non vogliono Hillary Clinton alla Casa Bianca, almeno non come Presidente. Questa forse è la verità più profonda che emerge dal risultato delle elezioni a stelle e strisce che hanno incoronato Donald Trump, quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Perché nonostante l’onore al merito che va riservato al vincitore, la grande protagonista è stata lei, la sconfitta: Hillary Rodham Clinton. E su questo ormai non vi è più alcun dubbio. Otto anni fa l’ex first lady era stata battuta dal giovane e rampante Barack Obama che, nella sfida del politically correct aveva vinto sulla preparatissima signora Clinton. Poi dopo un mandato come Segretario di Stato e altri quattro anni in giro per gli States a raccogliere fondi e consensi, Hillary si era presentata di nuovo ai blocchi di partenza sicura, o quasi, di poter vincere.
E in effetti, fino alla fine dell’estate, era stata lei il cavallo su cui puntare. Dopo aver sbaragliato la concorrenza dei colleghi di partito e dopo aver ridicolizzato i candidati repubblicani con i suoi numeri da plebiscito durante le primarie, l’ex Senatore dello Stato di New York era pronta al rush finale, che pareva a molti un’autostrada a quattro corsie, dritta e tutta in discesa. Poi però è arrivato lui, Donald Trump, il miliardario che non ti aspetti, quello che ha recitato in una mezza dozzina di film e ha la fama di donnaiolo, e la situazione ha preso una piega del tutto imprevista.
Mesi di campagna elettorale al vetriolo, accuse reciproche, sgambetti, battute e sondaggi più o meno campati per aria hanno avuto il loro epilogo martedì 8 novembre, giorno in cui gli americani sono stati chiamati a scegliere il successore di Barack Obama alla Casa Bianca. E come nelle più classiche delle tragicommedie, il finale è stato col botto e si è rivelato più sorprendente del previsto.
279 a 228, sta tutto qui l’esito di queste presidenziali 2016, che hanno visto prevalere Donald Trump negli stati chiave, Florida e Ohio in testa, che più di una volta hanno determinato il risultato finale delle elezioni americane. Tuttavia non è stata solo una vittoria di Donald Trump, ma dell’intero Partito Repubblicano, che ha conquistato la maggioranza dei seggi al Senato e alla Camera. Certo possiamo ragionare sul fatto che la signora Clinton ha preso duecentomila voti in più del caro Donald, o che ha vinto in stati importantissimi come la California e New York, oppure de che hanno votato solo 128 milioni di elettori su un totale di 231 milioni di aventi diritto, ma del resto questo è il sistema elettorale USA, che piaccia o no.
Oltre a Hillary Clinton, all’establishment democratico e alle speranze di chi avrebbe voluto vedere la prima donna seduta alla scrivania dello studio ovale, fra i vinti vanno annoverati anche i sondaggisti, che mai come questa volta hanno dato il peggio di sé. Perché nonostante siano stati costruiti fior di modelli matematici, complessi all’inverosimile per ridurre al minimo la percentuale di errore, la componente umana riesce sempre a stravolgere anche i finali già scritti, quelli su cui tutti punterebbero. Ed è proprio quello che è successo negli Stati Uniti, dove dal grande bacino degli indecisi sono usciti i voti necessari per far vincere Donald Trump e per scrivere la parola fine sull’esperienza politica della povera Hillary Clinton. Adesso per l’ex first lady arriverà la parte più difficile, ovvero quella in cui dovrà spiegare ai suoi finanziatori perché non è riuscita battere un miliardario sboccato, un po’ razzista e abbastanza omofobo, che fino a pochi mesi fa sembrava essere la barzelletta d’America.
E invece lui, il magnate accusato di sessismo, tanto poco preparato politicamente quanto bravo a parlare alla pancia del Paese, ha saputo ribaltare i pronostici della vigilia, e contro ogni aspettativa è riuscito a trascinare il Partito repubblicano alla vittoria, a conquistare la Casa Bianca e a gettare il mondo intero nel terrore, il tutto in meno di mezza giornata. Un mito lo definirebbe qualcuno, un pazzo lo qualificherebbero altri. Per vedere da che parte sta la ragione dovremo attendere almeno qualche mese, il tempo necessario affinché la presidenza Trump produca i suoi primi effetti. In ogni modo ci sembra chiaro che molte cose cambieranno alla Casa Bianca, a partire dall’orto, che a occhio e croce non sembra una delle più grandi passioni di Melania Trump, ma per la cui cura in molti avrebbero preferito Bill Clinton.
(di Christopher Rovetti)