C’è vita al di là delle stelle?

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Un pianeta “abitabile” a due passi dalla Terra e i “segnali” dagli alieni riaccendono le speranze

 È roccioso e orbita attorno alla stella più vicina al nostro pianeta. Si chiama Proxima Centauri b o semplicemente Proxima b e già suscita l’attenzione degli scienziati di tutto il mondo.  Soprannominato Piccolo Punto Rosso (Pale Red Dot), chiaro riferimento a Carl Sagan che aveva definito la Terra come un puntino azzurro (Pale Blue Dot), Proxima b è un esopianeta con una massa di poco superiore a quella terrestre.  Si trova nella fascia di abitabilità di una delle 3 stelle di Alpha Centauri, il sistema stellare più vicino al nostro,  a soli 4,25 anni luce da noi. Entro i prossimi 20 anni potrebbe essere raggiunto dalle sonde della NASA, ma ad oggi, tra gli oltre 3.000 identificati finora al di fuori del Sistema Solare, è in assoluto il “mondo alternativo” più vicino a noi.

La scoperta. Delle tre stelle che formano Alpha Centuari, due sono considerate le principali e sono chiamate Alpha Centauri A e B; la terza è una nana rossa ed è chiamata Proxima Centauri. Invisibile a occhio nudo, quest’ultima dista quasi 2.000 miliardi di chilometri dalla coppia principale e durante i primi sei mesi del 2016 è stata studiata con regolarità da vari telescopi sparsi in tutto il mondo – incluso quello di 3,6 metri di diametro che si trova all’Osservatorio di La Silla in Cile – con uno scopo preciso: interpretare le piccolissime oscillazioni che mostrava la nana rossa. È così che i ricercatori guidati da Guillem Anglada-Escudé, della Queen Mary University di Londra,  hanno capito che le oscillazioni sono dovute alla presenza di un pianeta in orbita attorno ad essa come raccontano nello studio pubblicato su Nature. Un pianeta potenzialmente abitabile che sembra simile al nostro: grande 1,3 volte la Terra e con una temperatura compatibile con la presenza di acqua liquida sulla sua superficie che, però, potrebbe essere fortemente colpita dagli ultravioletti provenienti dalla stella, verosimilmente molto più intensi di quelli che si avvertono sulla Terra per il sole. Se ulteriori ricerche concluderanno che le condizioni della sua atmosfera sono adatte a sostenere la vita, questa è presumibilmente una delle più importanti scoperte scientifiche mai fatte.

Ma la caccia ad E.T. non finisce qui. Un “segnale alieno” è stato captato dagli strumenti degli radioastronomi russi circa un anno fa. Si tratta di un’anomalia notevole che, resa nota nei giorni scorsi, ha fatto letteralmente sobbalzare gli esperti. Gli strumenti sono tutti puntati sul sistema planetario di HD 164595, un astro che dista quasi 100 anni luce nella costellazione di Ercole dalle caratteristiche simili al nostro Sole. A rivelare il fenomeno è stato un potente radiotelescopio che ha tracciato l’anomalia ora al vaglio degli scienziati di tutto il mondo. Nessun tipo di spiegazione fino ad ora è giunta riguardo il segnale ma le ipotesi interpretative non mancano.

Il Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence) ci va con i piedi di piombo però: alcuni anni fa un altro segnale aveva dato speranze che lassù ci potesse essere qualcuno, ma poi si era rivelato un falso allarme. Se il segnale fosse confermato ciò non significa che questo debba essere per forza un segnale di tipo SETI, spiega Seth Shostak, portavoce del SETI americano. Il segnale potrebbe essere anche dovuto al fenomeno del “gravitational microlensing” che occasionalmente amplifica di molto un segnale (radio in questo caso) per via della distorsione relativistica della luce ad opera di un campo gravitazionale, oppure potrebbe essere dovuto a mera interferenza elettromagnetica causata da noi.

“Il segnale rilevato dai russi – spiega sul suo profilo Facebook Massimo Teodorani, astronomo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica – è distribuito su una banda di frequenza estremamente larga, un miliardo di volte più estesa della banda usata tipicamente dal Progetto SETI del mondo occidentale, quindi il segnale, con tutte le sue armoniche, sarebbe diluito e apparirebbe molto debole. Dopo l’annuncio tecnico proprio questi giorni gli astronomi americani dello Allen Array Telescope (ATA) si sono subito messi al lavoro per tentare di confermare il segnale trovato dai russi. E quindi, dato che lavorano a banda molto stretta, dovranno scansionare un intervallo di frequenze molto largo per sperare di trovare il segnale su una banda radio ben precisa: per questa ragione il segnale potrebbe essere meno debole di quanto è apparso al RATAN-600. Per ora gli astronomi americani non possono confermare nulla, e ci vorrà ancora molto lavoro per coprire 1 GHz di banda.”

“Se al contrario, si trattasse davvero di un segnale intelligente allora ci sarebbero altre due possibilità – sostiene ancora Teodorani – se il segnale è intenzionale e miratamente inviato al nostro sistema solare allora proverrebbe da una civiltà di Tipo I (di poco più avanzata della nostra). Mentre se il segnale è non-intenzionale, cioè facente parte di un “broadcasting” che invia segnali in tutte le direzioni, allora proverrebbe da una civiltà di Tipo II (in grado di imbrigliare l’energia della loro stella). Infatti la quantità di energia di cui una ipotetica civiltà extraterrestre disporrebbe si identifica in tipologie di energia crescente andando al Tipo I al Tipo III. Infine per avere una conferma definitiva di un segnale extraterrestre intelligente è indispensabile che più radiotelescopi dislocati in differenti parti del mondo ne diano conferma e non uno solo, e che il segnale sia più o meno persistente nel tempo. Un segnale ricevuto solamente per breve tempo va scartato».

In definitiva, bisogna ancora aspettare e verificare capillarmente se il segnale inviato dalla stella nella costellazione di Ercole ha davvero un origine intelligente. Ma gli orizzonti sono infiniti e sono in molti a credere che prima o poi la conferma dell’esistenza di una vita estra-terrestre ci sarà. Basti pensare al progetto StarShot, che punta a lanciare una flotta di astronavi a vele solari spinte da laser verso la stella Alpha Centauri, vicina di casa del pianeta Proxima b appena scoperto. Il progetto, che fa dei privati i nuovi protagonisti della ricerca della vita al di là delle stelle, è una proposta del miliardario russo Yuri Milner, che è pronto a finanziarlo con 100 milioni di dollari. StarShot è sostenuto anche dal fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, e dall’astrofisico Stephen Hawking. Il lancio è previsto per il 2069: stay tuned!

(di Annalisa Spinelli)

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