Questione morale, M5S: l’Italia nella stretta della PiovraPD

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Mentre infuria lo scontro politico su Nogarin e Pizzarotti, i 5 Stelle presentano PiovraPd: una mappa degli indagati, rinviati a giudizio e condannati tra le fila del Pd. Per la serie “ognuno guardi la trave che ha nel proprio occhio”. Che i tempi delle pagliuzze sono ormai passati.

la piovraGiorni di alta tensione all’interno del Movimento Cinque Stelle. Al centro delle polemiche degli ultimi giorni, Federico Pizzarotti e Filippo Nogarin, rispettivamente Sindaco di Parma e Livorno. Ma i pentastellati non fanno mancare la propria risposta a quanti li accusano di non saper amministrare la res publica e di essere troppo impegnati a risolvere le “faide interne”. Organizzano così la controffensiva, delineando una mappa degli indagati, rinviati a giudizio, e condannati tra le fila del Pd. Per la serie “ognuno guardi la trave che ha nel proprio occhio”. Che i tempi delle pagliuzze sono ormai passati.

E se quella contro il partito di maggioranza è anche una polemica per il numero di indagati, tanto che Beppe Grillo a inizio anno scriveva nel suo blog “Il Pd ha il monopolio immorale” diffondendo l’hashtag #PiddiniCostituitevi, negli ultimi giorni il Movimento torna all’attacco e rilancia con la PiovraPd con tanto di immagine dell’animale i cui lunghi tentacoli che avvolgono l’Italia hanno i nomi delle inchieste, da #MafiaCapitale a #Trivellopoli a #GomorraPd. L’inusuale “infografica”, lanciata dal mentore del Movimento sul blog, è stata presentata dal deputato grillino, Alessandro Di Battista lunedì scorso durante la puntata di Piazza Pulita, il programma condotto da Corrado Formigli e in onda su La7.

“Noi non aspettiamo le sentenze di terzo grado per far fuori chi sbaglia”, sentenzia Di Battista. A difendere il Pd contro gli attacchi del deputato è stato Gennaro Migliore, sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia del Governo Renzi, il quale ha ricordato che il governo ha cercato di contrastare il fenomeno sociale della corruzione e non solo, attraverso l’introduzione di reati quali il disastro ambientale, la reintroduzione del reato di falso in bilancio, il reato di autoreciclaggio, la legge anticorruzione e la riforma sulla prescrizione.

I 5 Stelle rincarano dal blog: “Il Pd negli ultimi anni conta indagati, rinviati a giudizio e spesso condannati a centinaia e senza contare gli uomini piazzati nelle partecipate e nelle aziende parastatali: numeri degni di un’organizzazione criminale. Un primato nazionale. Come il Pd nessuno mai”; soltanto nel 2015 si contano 83 indagati e il nuovo anno si era aperto con il caso di un altro sindaco piddino indagato, Mario Lucini. In quel caso si trattava del presunto spreco di denaro da parte dell’amministrazione Pd per installare le paratie lungo il lago di Como. Dunque, le ipotesi di reato erano la violazione della normativa edilizia e paesaggistica e l’aver turbato la libertà nel procedimento di scelta del contraente.

E ancora: da Napoli a Folì, da Savona a Bologna, da Modena a Calatanisetta. La lunga lista dei primi cittadini e esponenti del partito di maggioranza del nostro governo stilata dai grillini si estende ed è in continuo aggiornamento. Delineando uno scenario sempre più sconfortante.

Tuttavia in questa nuova ondata di furia “iconoclasta”, come già avvenuto negli anni ’90, si rischia di perdere il senso delle parole e delle proporzioni. In barba alle carte deontologiche che faticosamente sono state messe a punto negli anni dall’Odg. Tanto che questa ironica rappresentazione della #PiovraPd è costata a Di Battista una querela da parte di Graziano Cioni, ex assessore Pd alla Sicurezza di Firenze, assolto da pochi giorni dalla Corte di Cassazione dall’accusa di corruzione perché “il fatto non sussiste”. Ma il suo nome figura, come lui stesso denuncia sulla sua bacheca Facebook, nella “piovra” rilanciata da Beppe Grillo sul suo blog che mette in fila tutti gli esponenti del Pd coinvolti nelle inchieste della magistratura. “La piovra si ritorce contro il Movimento 5 Stelle”, come ha scritto l’Huffington Post. L’ex assessore, infatti, ha presentato una querela per diffamazione aggravata nei confronti di Di Battista e di Beppe Grillo, e avrebbe addirittura chiesto un risarcimento di un milione di euro.

Intanto, una inchiesta presentata dal Fatto Quotidiano conta 102 tra sindaci, governatori, consiglieri ed esponenti indagati regione per regione, ribattezzando “la nuova carica dei 102”.

Una “questione morale”, come la chiamava Enrico Berlinguer, che torna- senza mai uscire di scena- nell’ultima vicenda giudiziaria che questa volta vede come protagonista il sindaco di Lodi Simone Uggetti. Arrestato il 3 maggio con l’accusa di aver pilotato il bando di gara per la gestione estiva di due piscine comunali scoperte con la finalità di ottenere consenso politico, Uggetti è stato poi scarcerato venerdì scorso dopo aver trascorso dieci giorni nel carcere di San Vittore. L’esponente Pd che si era autosospeso, giustifica le sue decisioni con la necessità di contenere i costi di gestione delle strutture: “Ho agito per il bene della città, come ho sempre fatto”, ha detto.

Tuttavia nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Isabella Ciriaco, Uggetti viene descritto come “un soggetto autoritario che riesce a imporsi” ed è in grado “di intimidire i testimoni”. E con l’ex sindaco era finito in carcere anche l’avvocato Cristiano Marini, per il pericolo di inquinamento delle prove.

Uggetti avrebbe fatto pressioni sulla funzionaria comunale Caterina Uggè per forzare il bando a favore della Società Sporting Lodi. Dal rifiuto e dall’esposto della funzionaria sarebbero partite le indagini. Iscritti nel registro degli indagati anche l’imprenditore Luigi Pasquini  (procuratore speciale di Sporting Lodi e presidente della Wasken Boys che si era aggiudicata il precedente bando) e Giuseppe Demuro, il funzionario che è diventato responsabile unico del procedimento quando la Uggè decise di segnalato le irregolarità alla Guardia di Finanza e lasciare l’incarico.

(di Anna Piscopo)

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