Amarcord, la drammatica storia di Dagfinn Enerly

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Sembrano inossidabili i calciatori, gli uomini di sport in generale. Invece sono vulnerabili esattamente come ogni altro essere umano, subire incidenti, ammalarsi, perfino piangere. A volte, però, alcune situazioni vanno oltre carriere e mestieri, oltre stipendi, fortune e popolarità, a volte il destino fa male e colpisce chiunque, magari democraticamente senza controllare il ceto, ma colpisce.

Dagfinn EnerlyDagfinn Enerly è un calciatore norvegese, di ruolo attaccante, classe 1972, nativo della capitale scandinava, Oslo. E’ un attaccante di movimento, solitamente impiegato sulla fascia destra, ha iniziato a giocare in squadre minori della Norvegia, dallo Skeid (con cui esordisce nella serie A norvegese, la Tippeligaen, e conquista anche la nazionale) al Moss, finchè nel 2001 lo acquista il Rosenborg che in Norvegia è come il Milan o la Juventus, è la squadra più vincente e popolare, e infatti Enerly dal 2001 al 2004 vince tre scudetti su tre con i bianconeri, segnando 6 reti in 46 partite, pur non essendo un titolare fisso. Nella stagione 2004 Enerly si trasferisce al Fredrikstad, squadra che lotta per non retrocedere, e diviene uno dei giocatori chiave della squadra che, infatti, conquista la salvezza e si appresta a giocare anche l’anno successivo nella massima serie. Il 2005 è positivo per Enerly, il Fredrikstad continua a barcollare in classifica e si appresta a disputare l’ultima giornata di campionato contro una diretta concorrente come lo Start; è il 29 ottobre del 2005: Start-Fredrikstad sarà una partita storica per gli ospiti che vinceranno 3-1 guadagnandosi ancora la permanenza nella Tippeligaen, ma sarà anche ricordata per un episodio che segna Dagfinn Enerly, la sua carriera e la sua vita, scuotendo il calcio norvegese, da sempre assorto durante le partite, ammirate fra una fetta di salmone e l’altra. Al quinto minuto di gioco, Enerly si scontra fortuitamente con un compagno di squadra, stramazza al suolo e perde i sensi; in campo tutti si sbracciano per far accorrere i soccorsi, la situazione si da subito sembra grave perchè il ragazzo non rinviene, perchè non muove neanche un muscolo, nemmeno involontariamente. Scene drammatiche che ricordano quelle del giugno 2003 quando durante la Confederetion’s Cup, il camerunense Marc Vivièn Foè era caduto a terra con gli occhi all’indietro e le braccia inermi, morendo qualche ora dopo. Ma non è un malore quello che ha colto Dagfinn Enerly, caduto invece per un violento colpo subìto dopo uno scontro involontario che non si aspettava e che lo ha colto impreparato.

I soccorsi arrivano ed Enerly, sempre incosciente, viene trasportato d’urgenza al più vicino ospedale dove è ricoverato; poche ore ed arriva uno dei responsi peggiori che ci si potesse attendere: Enerly ha subìto la frattura del collo ed è inevitabilmente divenuto paraplegico, nessun movimento delle braccia, nessun movimento delle gambe, l’ormai ex calciatore è destinato alla sedia a rotelle e all’immobilità perenne. La Norvegia è sconvolta, Enerly non era un campionissimo ma pur sempre un ottimo giocatore di Serie A, la sua storia è terribile, al calciatori giungono attestati di solidarietà e messaggi d’affetto da tutto il paese, lui ringrazia con un sorriso fantastico che stona con la sua condizione, ma forse la deride anche.

La moglie, i figli, gli amici, si stringono tutti intorno alla sedia a rotelle di un ragazzo sfortunato e costretto a non poter muovere più un muscolo dopo aver fatto dello sport il suo lavoro e la sua vita. Dopo un anno, Dagfinn Enerly ingrassa notevolmente, i lunghi capelli lisci a caschetto gli incorniciano un viso sempre più rotondo e sempre più sorridente nonostante il destino beffardo ed atroce; dopo un anno ancora, nel 2007, la famiglia rende noto che Enerly ha ricominciato a muovere le braccia, in particolar modo il braccio sinistro nel quale ha riacquistato anche un po’ di forza; niente da fare, invece, per le gambe.

Nel 2006 il Fredrikstad vince la Coppa di Norvegia e festeggia il successo portando Enerly in giro per il campo con il trofeo assieme agli altri giocatori, come se quella coppa l’avesse conquistata un po’ anche lui. L’anno successivo la squadra ritira la maglia numero 8, quella di Enerly, ricordando così per sempre l’ex calciatore di una squadra semi sconosciuta ma orgogliosa e riconoscente verso uno dei suoi protagonisti. La vita di Dagfinn Enerly prosegue nonostante l’handicap e nonostante una carriera spezzata improvvisamente e forse anche banalmente; è un’esistenza difficile la sua, per sè stesso e per chi lo assiste, ci sarà rammarico e rabbia per un destino così atroce, chissà quali pensieri ci saranno nella sua mente prima di addormentarsi ogni sera. Eppure da quel 29 ottobre del 2005, sulla bocca di Dagfinn Enerly c’è comunque un sorriso.

di Marco Milan

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