Parma sull’orlo del fallimento: il momento più basso della storia del calcio italiano

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Crisi Parma
Crisi Parma

Andare allo stadio o sedersi sul divano in attesa che la squadra del cuore scenda in campo, gioire per una vittoria o soffrire per una sconfitta, esaltare i calciatori per una bella giocata o arrabbiarsi per un gol clamorosamente sbagliato. Sognare vittorie di titoli dopo un calciomercato faraonico o contestare la società per non esser riuscita a portare grandi campioni a disposizione dell’allenatore: questi sono i diritti di tutti i tifosi e gli appassionati di calcio. Principi che chi ama questo sport considera sacri, emozioni che rappresentano una parte considerevole della vita di tutti coloro che aspettano il fine settimana per vedere scendere in campo i rappresentanti dei propri colori. Tutti questi diritti sono stati negati ai tifosi del Parma, e di riflesso anche a quelli dell’Udinese, nel corso dell’ultima giornata di campionato. Alla fine la squadra emiliana, impossibilitata a sostenere le spese per permettere alla gara del Tardini contro i friulani di disputarsi rispettando gli standard di sicurezza, non ha perso la partita a tavolino, ma ha visto rinviare il match a data da destinarsi.

Una decisione che per il momento non penalizza nessuno, ma che potrebbe essere solo un modo per rimandare di qualche giorno la fine del Parma, con la conseguente falsificazione del campionato di Serie A. Se entro il 12 marzo la società gialloblù non avrà saldato i suoi 16 milioni di euro di debiti con l’erario, verrà decretato il fallimento e il Parma dovrà probabilmente ripartire dai dilettanti. Una situazione che rappresenta il momento più basso della storia del calcio italiano, non paragonabile neppure allo scandalo di calciopoli, perché in quell’occasione venne alla luce una vera associazione a delinquere, a causa della quale milioni di tifosi venivano ingannati, ma non venivano privati della loro passione. Il ritiro della squadra emiliana dal massimo campionato sarebbe un inedito assoluto. Mai era successo che un club fosse costretto a giocare solo poco più di metà stagione per inadempienze economiche o motivi di altro genere. Tanti gli interrogativi dei tifosi, che si chiedono di chi siano le colpe di questa paradossale condizione. Sicuramente le responsabilità non appartengono ad una sola persona, né solo a Ghirardi, né solo alle precedenti gestioni, neppure tantomeno al nuovo patron Manenti.

Molto facile invece capire chi sono coloro che pagheranno le conseguenze di un’eventuale fallimento. Naturalmente i giocatori, che oltre a non ricevere gli stipendi per quasi un’intera stagione, sarebbero costretti ad aspettare luglio per accasarsi con una nuova squadra e passerebbero mesi senza poter svolgere la loro professione. A pagare le conseguenze sarebbero anche tutti i tifosi parmigiani, che vedrebbero cancellata la loro passione dall’ideale cartina geografica del calcio che conta almeno per qualche anno. Ma ad essere fortemente svantaggiati da un epiligo del genere sarebbero anche tutte le altre formazioni di Serie A con i loro supporters. La regola della federazione dice infatti che tutte le partite che avrebbe dovuto giocare la squadra ritirata darebbero la vittoria a tavolino alle avversarie, con i conseguenti tre punti in classifica. Una soluzione che svantaggerebbe tutti coloro che con il Parma hanno già giocato sia l’andata che il ritorno. La Roma per esempio, proprio due giornate fa, ha pareggiato contro gli uomini di Donadoni allo Stadio Olimpico, un risultato che potrebbe pesare come un macigno sull’epilogo del campionato della squadra giallorossa. La speranza dunque è che Manenti riesca a trovare i soldi per evitare una soluzione che, come visto, avrebbe del catastrofico e non farebbe che rendere ancor più ridicolo il calcio italiano agli occhi di tutti. Una situazione che doveva essere scongiurata dal principio, da quando, all’inizio di questa stagione, Lucarelli e compagni non hanno potuto prendere parte all’Europa League per le difficoltà economiche della società. Ormai invece è troppo tardi e solo i giocatori, insieme a tutti gli appassionati di sport, si apprestano a pagare le conseguenze dell’ennesimo scandalo del calcio italiano.

(Di Giovanni Fabbri)

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