Libri – Wilbur Smith colpisce ancora

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il-dio-del-deserto-wilbur-smithLIBRI – Wilbur Smith, è forse uno degli autori che può contare più bestsellers nella propria libreria: ne ha scritti, infatti, ben trentacinque avvincenti bestseller che spaziano dall’Asia all’Africa – forse anche grazie al fatto che ha ben 82 anni!

Da molti quest’autore viene definito il Mestro dell’avventura, e come dargli torto soprattutto dopo la sua ultima prova uscita a Novembre 2014, Il dio del deserto.

Dopo vent’anni da Il dio del fiume, romanzo del ciclo egizio scritto dall’autore nel 1992, l’autore torna a parlarci di quei luoghi magici e “riporta in vita” uno dei sui personaggi più amati: l’eunuco Taita

Come sempre, il destino di un regno è nelle mani del protagonista del libro – nonché narratore principale – il quale, dapprima schiavo e ora uomo, regge nell’ombra le sorti dell’intero regno e deve confrontarsi con nuove, avvincenti, sfide. Taita è infatti lo stretto consigliere del Faraone Tamose e custode delle sue due sorelle adolescenti, le splendide e raggianti Tehuti e Bekatha.
Non c’è più tempo da perdere per Taita ora che il regno non è in pace: la minaccia degli Hyksos, i nemici di sempre, incombe e per poterli schiacciare definitivamente il Faraone si rivolge al suo amico e stratega più fidato.
Il filosofo, poeta ed esperto stratega, ha un piano che vedrà l’Egitto distruggere l’esercito Hyksos e formare un’alleanza con Creta in una sola mossa. Ma ogni coalizione prevede un pegno in cambio e in questo caso il prezzo da pagare per Taita sarà altissimo.
Il consigliere del faraone si trova al centro di un vortice di passione, intrighi e pericoli. Con il futuro dell’Egitto sulle spalle, Taita entra in un mondo dove il confine tra fedeltà e tradimento è torbido come le sabbie del deserto, i nemici malvagi aspettano nell’ombra e la morte si sofferma sui bordi delle tenebre. Saranno sacrificate molte vite e mille pericoli sempre pronti ad attenderlo.
Ma Taita non deve dimenticare di preservare innanzitutto la verginità della sorelle nubili del faraone, il cui splendore è un pericolo per il piano meticoloso del consigliere e per il futuro stesso del paese.

Smith ha elaborato un intricato gioco politico tramite il quale il lettore affronta due culture dell’antichità: quella mesopotamica e quella cretese.

Questa è un’opera pregna di azione: battaglie, strategie di guerra, sangue e grande attenzione ai luoghi e ai personaggi. Tutto ciò per raccontarci in realtà le antiche civiltà del Mediterraneo – Smith è un abile narratore storico, infatti. La città, con le sue forme di governo e i costumi culturali, ci viene narrata attraverso gli occhi del protagonista, seppure con un linguaggio semplice e comprensibile ai più.

Unica pecca forse è il fatto che i personaggi sono abbastanza stereotipatati: le principesse, ad esempio, sono indomabili fanciulle pronte a tutto, capaci di diventare in poco tempo espertissime guerriere, seppur rimanendo delle bambine viziate – così in guerra come in amore. Taita è talmente perfetto, invece, che a volte risulta quasi antipatico, grazie anche alla sua più che evidente arroganza.

Così parla Wilbur Smith del suo protagonista: Tra tutti i personaggi che ho creato, Taita occupa un posto speciale nel mio cuore: parla con la mia voce, vede con i miei occhi.

Detto ciò, però, Il dio del deserto non delude certo le aspettative e si legge tutto d’un fiato, anche se il finale lascia un po’ l’amaro in bocca. Quasi sicuramente, questo finale aperto è stato creato per lasciare spazio al prossimo romanzo che aspettiamo con ansia.

Estratto dal libro: Aton batté le palpebre dei suoi occhietti affondati nei rotoli di grasso, poi sollevò lo sguardo dalla tavola del bao posata fra noi due, volgendolo sulle due giovani principesse della Casa reale di Tamose, che si stavano divertendo a sguazzare nude nelle limpide acque della laguna.
“Non sono più bambine”, commentò con naturalezza, senza alcuna traccia di lascivia. Sedevamo l’uno di fronte all’altro sotto un pergolato coperto di fronde di palma, accanto a una delle lagune del grande fiume Nilo.
Sapevo che l’accenno alle ragazze rappresentava un tentativo per distrarmi dalla sua prossima mossa con le pietre del bao. Aton non ama perdere, quindi non si fa troppi scrupoli riguardo a come vince.

di Arianna Catti De Gasperi

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