Mafia e agroalimentare, presentato il terzo rapporto “Agromafie” in Italia

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indagini-agropirateriaIl sistema mafioso continua a fare affari nel settore agricolo e agroalimentare: il business delle “agromafie” nel 2014 ha raggiunto 15,4 miliardi di euro, facendo registrare un +10% rispetto all’anno precedente. Il 3° Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, fotografa un comparto che non conosce crisi e anzi, si sviluppa rapidamente, attraverso forme di imprenditorialità criminale che minacciano il Made in Italy provocando danni ingenti all’economia del nostro Paese. Coldiretti, Eurispes e l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura sul sistema agroalimentare, che hanno elaborato il Rapporto, presentato a Roma il 15 gennaio nella sede di Palazzo Rospigliosi, hanno tracciato un’analisi della penetrazione criminale nella filiera agroalimentare, sottolineando il ruolo cruciale della collaborazione tra Magistratura, Forze dell’ordine, associazioni e centri di ricerca nelle attività di indagine, prevenzione e contrasto all’attivismo agromafioso.

Il fenomeno delle “agromafie” – Il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo e il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, illustrando il rapporto 2015, hanno evidenziato il passaggio prima dall’Italian sounding all’Italian laundering, ovvero dall’imitazione o falsificazione di prodotti italiani all’estero fino ai possibili percorsi del riciclaggio di denaro sporco nell’economia sana, poi al money dirting, speculare al riciclaggio e nel quale invece sono i capitali puliti a indirizzarsi verso l’economia sporca. Il gettito stimato in Italia è di 4 milioni di euro al giorno, a danno dell’identità del Made in Italy, ma a vantaggio di organizzazioni criminali che, per motivi “relazionali”, di “natura estetica”e di “natura strumentale”, investono capitali agevolate dalla crisi economica, dalle limitazioni all’erogazione del credito e perfino dai cambiamenti climatici, intaccando la fiducia dei consumatori e la reputazione del Paese. Un campanello d’allarme soprattutto in vista dell’Expo 2015 a Milano, e che rischia di far spacciare per eccellenze italiane prodotti per un valore che potrebbe superare i 60 miliardi di euro.

Gian Carlo Caselli, presidente dell’Osservatorio, da ex procuratore di Torino e Palermo, nel suo intervento ha richiamato più volte il tema della legalità, che porta “sviluppo per tutti”. A parte gli apprezzabili risultati sul versante di controlli, Caselli chiede “il coraggio di puntare alla giustizia” contro la “mannaia della prescrizione”. La replica del Guardasigilli, Andrea Orlando, è di aver realizzato “un intervento contro le prescrizioni con l’aumento di 1200 unità del personale amministrativo e l’acquisto di 5000 computer” per gli uffici giudiziari. Il Ministro, nell’indicare un nesso tra competitività e giustizia, ha assicurato l’impegno a costituire “un gruppo di lavoro al ministero della Giustizia finalizzato alla revisione della normativa sui reati agroalimentari”, insistendo sull’efficacia delle sanzioni di carattere interdittivo e sull’importanza dell’introduzione del reato di antiriciclaggio.

Il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti e il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, hanno ricordato le origini del fenomeno dell’infiltrazione mafiosa nell’agroalimentare, citando casi  risalenti agli anni Ottanta, dalle truffe alimentari ai danni dell’allora Comunità europea all’evoluzione dagli anni Cinquanta ad oggi della Camorra campagna, il cui business mira in modo specifico alla ristorazione. Si tratta di uno dei settori maggiormente appetibili visto che sono almeno 5.000 i ristoranti nelle mani della criminalità organizzata. Un business su cui vigilare attentamente, ha ammonito il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, elogiando l’efficacia dei controlli sulla filiera agroalimentare messi in campo dell’Italia, tra i primi paesi in Europa e nel mondo e forse l’unico ministero europeo ad aver istituito protocolli con i grandi soggetti del web come eBay.

La Rete, usata come “porto franco per la contraffazione”, è uno dei terreni più difficili da controllare, si legge nel Rapporto, anche se il coordinamento tra corpi altamente specializzati – tra cui la Guardia di Finanza, il Corpo Forestale dello Stato e le diverse autorità preposte all’ispettorato – con 720.000 visite ispettive nelle aziende ogni anno, sottolinea Federalimentare, garantisce un sistema di controllo e monitoraggio sicuro dei prodotti alimentari. A patto di “operare in un contesto normativo che valga per tutti in Europa”, ha ribadito il presidente Luigi Scordamaglia, senza penalizzare le imprese alimentari operanti in Italia. Una struttura di coordinamento a livello nazionale e la specializzazione della magistratura sui reati agroalimentari sono decisivi per contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata su tutta la filiera, dal trasporto alla vendita, passando per i mercati ortofrutticoli fino ad arrivare alla grande distribuzione.

(Elena Angiargiu)

Fonte immagine:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/7683

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