Petrolio e royalty, cosa cambia per le regioni e per la Basilicata?

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Le mani nel petrolioNonostante i buoni propositi il decreto legge 12 settembre 2014, n.133 sembra essere studiato ad hoc per garantire sì l’approvvigionamento energetico  e  favorire  la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali (come da testo) ma soprattutto per garantire le coperture alla nuova legge di stabilità e se attingere petrolio in terra e mare significava bypassare enti locali e “comitatini”, calpestare l’ambiente e la salute dei cittadini Renzi è pienamente riuscito nell’ intento. Nell’ articolo della scorsa settimana abbiamo cercato di spiegare- anche ai profani della materia – come le Regioni (e la Basilicata in particolare interessata al raddoppio delle estrazioni petrolifere) avrebbero cambiato volto se lo Sblocca-Italia (ed in particolare il capitoletto dello Sblocca- Energia) fosse stato approvato così come riportato nella bozza del decreto. Ora che il testo del dl 12 settembre 2014, n.133 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale possiamo spiegarne definitivamente i relativi contenuti. Per capire cosa cambia e come cambia l’Italia in materia energetica riteniamo agevole rispondere alle domande del nostro “lettore/interlocutore tipo”.

D: Saranno le Regioni a dare il via alle nuove attività petrolifere sul territorio?

R: I contenuti del capitolo Sblocca-Energia anticipano la riforma del Titolo V della Costituzione e vanno di pari passo con l’obiettivo del governo di accentrare le competenze in materia energetica. Le risorse energetiche sono d’interesse pubblico e vengono espropriate alle regioni per il loro carattere di “pubblica utilità” come stabilisce il decreto del Presidente  della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. Lo spiega l’art.38.

D: Chi potrà rilasciare le valutazioni d’ impatto ambientale?

R: Per i procedimenti in corso che riguardano la valutazione d’impatto ambientale entro il 31 dicembre 2014 la Regione dovrà concludere l’iter. Decorso inutilmente il termine la Regione dovrà trasmettere la documentazione al  Ministero  dell’ambiente  e  della   tutela   del territorio e del mare e darne notizia al Ministero dello sviluppo economico.

Dal 1 gennaio 2015 a rilasciare il titolo concessorio unico, per le attività che riguardano la terraferma, sarà il Ministero dello sviluppo economico sentite  la Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie e  le  Sezioni territoriali dell’Ufficio nazionale minerario idrocarburi e georisorse con solo la generica “intesa” delle Regioni e delle province autonome. Tutto ciò a seguito  di  un  procedimento unico  svolto nel  termine  di 180 giorni tramite un’ apposita conferenza di  servizi, entro cui verrà analizzata anche la valutazione ambientale dei lavori.

D: Cosa comprende il titolo concessorio unico?

R: Il titolo concessorio unico comprende una prima fase di ricerca: 6 anni, prorogabile due volte per  un  periodo  di tre anni (fino ad un massimo di 12), poi, una volta individuato il giacimento riconosciuto tecnicamente ed economicamente coltivabile da parte  del Ministero dello sviluppo economico segue la fase di coltivazione: 30 anni prorogabile una o più volte per un periodo di 10 anni. Con “più volte” insomma è impossibile stabilire il tempo massimo di coltivazione.

D: Cosa cambia per i comuni e come viene modificato l’aspetto del territorio?

R: Qualora le opere di prospezione, ricerca e  coltivazione  di  idrocarburi  e di stoccaggio sotterraneo di gas naturale comportino la variazione  degli strumenti urbanistici, il rilascio dell’autorizzazione ha effetto  di variante urbanistica.

D: Per le attività di ricerca e  coltivazione  di idrocarburi in mare?

R: Il  Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero  dell’ambiente e della  tutela  del  territorio  e  del  mare,  sentite  le  Regioni interessate, può autorizzare, per un periodo non superiore a  cinque anni, progetti sperimentali di coltivazione di giacimenti.  A seguito di un’attività tecnico-scientifica che dimostri l’assenza di effetti di subsidenza sulla costa. Nel caso venissero notati fenomeni del tipo l’attività può essere interrotta e l’autorizzazione decade.

Passando alla Basilicata, aggiornando il nostro pezzo precedente, e interloquendo con il nostro ipotetico “lettore/interlocutore tipo lucano “come cambierà volto la Regione?

D: La Basilicata chiedeva di svincolare dal Patto di Stabilità interno tutte le risorse rinvenienti dalle royalties. Cosa ha ottenuto?

R: I proventi delle royalties derivanti dalla produzione aggiuntiva e quindi “nel limite delle aliquote di prodotto relative alle produzioni incrementali rispetto all’anno corrente” resteranno fuori dal Patto di Stabilità ma per i prossimi quattro anni (un anno in più rispetto al testo precedente). Lo stabilisce l’art. 36 contenente le misure a favore degli interventi di sviluppo delle  regioni  per  la ricerca di idrocarburi.

D: Le risorse potranno essere utilizzate sia per la spesa corrente che per la spesa in conto capitale?

R: Per quanto riguarda la spesa in conto capitale (e cioè gli investimenti produttivi), a stabilirlo, definendone i limiti, sarà la legge di stabilità per il 2015. Intanto potranno essere utilizzate le spese sostenute per  la  realizzazione  degli  interventi  di sviluppo dell’occupazione e delle attività economiche,  di  sviluppo industriale  e   di   miglioramento   ambientale   nonché  per   il finanziamento di strumenti della programmazione negoziata nelle  aree in cui si svolgono le ricerche e le coltivazioni di idrocarburi.

D’altra parte però pare che lo Sblocca Italia abbia aperto una sorta di “finestra”, spiegata nella conferenza stampa “Nero su bianco” come una “tecnicalità”, secondo cui si dovrebbero liberare risorse sulle quote di patto precedenti da poter utilizzare anche per la spesa corrente.

D: Chi stabilirà l’ammontare degli importi?

R: Gli  importi  verranno stabiliti  con  decreto  del  Ministro  dello  sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle  finanze da  emanare  entro  il  31  luglio  di  ciascuno  anno.

D: A fronte del raddoppio delle estrazioni, quanti saranno i barili di greggio estratti?

R: Nella conferenza stampa “Nero su bianco” il Presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, parla di 180 barili come il limite massimo sopportabile dal territorio lucano. Il giornalista Pietro Dommarco su Olambientalista fa notare che «ad oggi, sono stati ufficialmente autorizzati “solo” 154 mila barili al giorno. Ovvero, 104 mila barili per la Val d’Agri secondo gli accordi del 1998 con l’Eni e 50 mila barili per la Valle del Sauro secondo gli accordi del 2006 con la Total». All’appello mancherebbero insomma 26 mila barili. La domanda sollevata da Dommarco sorge spontanea:  Esistono accordi di cui non siamo a conoscenza?

Intanto Pittella specifica che sui barili da estrarre pare che non ci sia ancora nessuna richiesta da parte di Renzi e che è necessaria un’interlocuzione con il governo nazionale.

D: Quali restano le partite ancora aperte?

R: La firma del decreto è stata ormai posta e adesso si spera nel pressing dei parlamentari lucani in fase di conversione in legge e poi lo strumento dei presidenti delle regioni interessate. L’attesa legge di stabilità invece andrà a stabilire i limiti dei proventi che resteranno fuori dal patto di stabilità e che potranno essere utilizzate per le spese in conto capitale. C’è poi la richiesta di modifica del famoso Memorandum e il destino della card carburante che molto probabilmente diverrà una social card.

(di Lucia Varasano)
foto da “Le mani nel petrolio” di Maurizio Bolognetti

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