A Roma un tavolo tecnico contro la violenza sulle donne

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di Mariacrstina Gioavnnini

Nel mondo, una donna su tre subisce violenza almeno una volta nel corso della vita. Un dato che, in Italia, riguarda 7 milioni di donne tra i 16 e 70 anni. Donne che solo nel 7% dei casi scelgono di denunciare. Forse perché, almeno nel 30% dei casi, la violenza scatta all’ombra delle pareti domestiche, in famiglia, spesso agita dal proprio compagno.

I dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità presentano un quadro di discriminazione e violenza trasversale, senza differenza di età, origine, stato sociale. Un quadro che impone una lettura oltre i confini nazionali, e che vuole i diversi soggetti della comunità internazionale impegnati sullo stesso fronte.

È questo lo scenario di partenza del Tavolo tecnico sulla violenza femminile, organizzato il 10 aprile a Roma  da O.n.d.a. – Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna e dall`Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il tavolo ha presentato le Linee Guida OMS per migliorare l’approccio del sistema sanitario in caso di abusi e ha ribadito l`impegno dell`Italia per la ratifica della Convenzione di Istanbul negli altri Paesi europei. A questo proposito, Francesca Merzagora, Presidente di O.n.d.a., ha sottolineato l’importanza dell’incontro con le parlamentari di Inghilterra e Belgio, e il ruolo guida del nostro Paese nel favorire la ratifica anche in questi altri due Stati Membri dell’Unione Europea.

“In questa lotta per un sistema di tolleranza zero nei confronti della violenza sulle donne – ha spiegato inoltre Marleen Temmerman, direttore del Dipartimento di salute riproduttiva e ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – i Parlamentari possono giocare un ruolo chiave. Grazie ai poteri in tema di legislazione, accountability, promozione e definizione del bilancio, possono far sì che le politiche nazionali siano adeguate alla lotta e prevenzione di questo fenomeno”.

L’Italia ha tempestivamente ratificato la convenzione di Istanbul e considera i diritti delle donne un asse portante dei nuovi obiettivi di sviluppo del Millennio post 2015. Allo stesso modo il nostro Paese sostiene l`adozione di una risoluzione Onu su matrimoni forzati come seguito delle precedenti risoluzioni che davano mandato per informativa sul tema.

Chiudendo con le parole del sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, il fine ultimo di questo impegno è l`uguaglianza di genere: “lo dobbiamo alle donne e agli uomini, ma soprattutto a tutte le vittime e anche alle sopravvissute di una violenza ormai di portata globale”.

 

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