Cleopatra e Roma, fascino e mistero dell’ultima regina d’Egitto

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di Elena Angiargiu

Vicende politiche e intrighi sentimentali segnano il rapporto tra l’Urbe e l’antica civiltà faraonica in un connubio di arte e storia. Sullo sfondo storico dell’Egitto e di Roma, il carisma di Cleopatra, ultima sovrana della dinastia tolemaica, capace con la sua astuzia e la sua bellezza di influenzare la cultura occidentale, conquistando in passato uomini di potere e oggi affascinando i visitatori di tutte le età per la sua storia controversa e leggendaria.

La mostra “Cleopatra. Roma e l’incantesimo dell’Egitto”, curata da Giovanni Gentili, organizzata e prodotta da Arthemisia Group in collaborazione con DART Chiostro del Bramante, ha aperto i battenti il 12 ottobre e sarà visitabile fino al 2 febbraio 2014. Nove sezioni svelano il legame tra Roma e l’Egitto attraverso 180 reperti provenienti da importanti musei nazionali ed internazionali, con opere inedite come il ritratto di Cleopatra “Nahman”, esposto per la prima volta in Italia, il ritratto di Ottavia rilavorato come Cleopatra e quello della stessa regina, giovanissima, risalente al 51 a.c., visibili per la prima volta al mondo a Roma.

Cleopatra e il fascino esotico dell’Egitto – Le prime sezioni della mostra (Cleopatra. L’ultima regina d’Egitto – La terra del Nilo – I sovrani ellenistici – Gli dei e il sacro nell’Egitto tolemaico) esplorano la variegata realtà sociale, religiosa e culturale della “capitale” del Mediterraneo antico, Alessandria. Un viaggio nei luoghi di Cleopatra VII (69-30 a.c.), regina odiata da Roma e amata dal suo popolo, prima del suo irrompere sulla scena romana (46-44 a.c.), che influenzerà profondamente la cultura dell’Impero.

Ricca la sezione destinata alle meraviglie del Nilo, patrimonio di animali e piante che popolano le sue rive e affascinano il mondo occidentale, come testimoniano pitture e mosaici, tra cui il pregevole fregio nilotico proveniente da Pompei, accompagnato da una serie di manufatti con fiori di loto, ibis, coccodrilli e ippopotami, destinati a decorare giardini, vasche e fontane.

L’arte è centrale nell’Alessandria multiculturale dei Tolomei, sovrani ellenistici e nel contempo faraoni, ritratti sia secondo canoni greci che egizi, come dimostrano la scultura di Alessandro Magno “Guimet” custodita al Louvre, il bronzo inedito di Alessandro Helios, figlio di Cleopatra e Marco Antonio o le numerose statuette in porfido e granito, alabastri, basalti e il vasellame d’alto pregio regale e di uso quotidiano. Dallo splendore al declino dell’Egitto, tradizioni millenarie come la mummificazione convivono con nuovi riti, come il culto di Serapide, dio dall’aspetto simile a Zeus o i ritratti ad encausto dal realismo tipicamente romano in un rispetto delle tradizioni locali, che proseguirà anche dopo la conquista romana.

Cleopatra e l’influenza egizia a Roma – Una sezione dal taglio prettamente storico ripercorre la vita di Cleopatra, donna colta e grande seduttrice, da quando poco più che ventenne conquistò prima Giulio Cesare e poi Marco Antonio, determinando l’espansione di Roma verso Oriente, fino alla celebre battaglia di Azio con la vittoria di Ottaviano Augusto e l’Egitto ridotto a provincia romana e, infine, la sua morte nel 30 a.c. circondata da un fitto mistero, anche se la tradizione ne ha tramandato il suicidio tramite il morso di un cobra, emblema della potenza del faraone, come racconta ai visitatori un video appassionato di Valerio Massimo Manfredi.

Gli “anni romani” sono il tema delle ultime tre sezioni (Cleopatra e Roma. L’Egittomania – Nuovi culti a Roma – Roma conquistata: i nuovi faraoni), che mostrano il rapporto ambivalente tra l’Urbe e l’Egitto, visto come lusso, opulenza e raffinato tenore di vita. Un mondo esotico nel quale c’è ancora spazio per la tradizione e la commistione tra culture: Augusto si adegua ai canoni millenari dei regnanti indossando i panni del nuovo dio-re, adorno del sacro ureo, mentre i suoi successori diffondono i culti isiaci a Roma. Grifi, sfingi, coccodrilli, ma anche arredi, gemme, oro e pietre preziose, tra i quali spicca una splendida armilla a corpo di serpente, sono simboli di una tendenza, l’“egittomania” che, insieme ai grandi temi della propaganda augustea, dilaga nel I secolo d.c. e appare inarrestabile, come il fascino che nei secoli continua ad esercitare la mitica figura di Cleopatra e, più in generale, la civiltà egizia.

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