“La scienza è ovunque. È ciò che ci rende competitivi nel mondo”. Intervista a Claudia Ceccarelli

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di Eloisa De Felice

Da una parte scienza e ricerca, dall’altra società e vivere civile? Da una parte tecnica e tecnologia, dall’altra umanità e vita quotidiana? Assolutamente no! Quest’anno, tra l’altro, una importante istituzione, quale il Cnr, compie 90 anni. Sul come i personaggi del mondo della ricerca e le loro scoperte hanno cambiato la nostra vita e sulle ricadute che la scienza può avere sul nostro
futuro, più o meno immediato, non solo si è discusso, ma se ne sono date anche dimostrazioni pratiche, all’interno dei diversi eventi realizzati durante la Settimana della Scienza. Per fare il punto, abbiamo incontrato Claudia Ceccarelli, Responsabile Ufficio Attività di Comunicazione e Divulgazione del Cnr per l’Area della Ricerca di Roma 2, Tor Vergata.

1) Dottoressa Ceccarelli, nel passato l’Italia può vantare brillantissime menti tecnico-scientifiche, che, fortemente, tutto il mondo ancora oggi ci invidia. Quale è la situazione attuale? Ci può parlare brevemente dei progetti più promettenti che il Cnr sta portando avanti?

È innegabile che il nostro Paese possa vantare personalità che, in vari modi, hanno contribuito a costruire la storia. Basti pensare ai primi presidenti del Cnr: Volterra e Marconi o ad una personalità, di recente scomparsa, come la Montalcini. Queste persone hanno fatto della ricerca  la loro vita. Oggi, la situazione è decisamente più complessa. Molti progetti di ricerca nascono da diversi tipi di collaborazioni anche internazionali. Proprio in questi giorni, per esempio, il Cnr ha firmato un accordo di collaborazione con gli Emirati Arabi per promuovere la cooperazione bilaterale nella ricerca e innovazione soprattutto nei settori agricoltura, biofood, idrico, Ict, energia rinnovabile, chimica, nuovi materiali e trasporti. È difficile selezionare i progetti più promettenti che il Cnr sta portando avanti perché sono numerosissimi e investono svariati ambiti di ricerca. Aspetto, quest’ultimo, che rappresenta la peculiarità del nostro Ente: ovvero la multidisciplinarità.

2) In relazione a questi progetti e alle altre attività condotte dal Cnr, quanto è importante e che ruolo ricopre, per il Sistema Paese, la divulgazione della rete di ricerca-ricercatori e laboratori a tutti gli altri? Ovvero ai cittadini e a tutti coloro che scienziati non sono. E perché?

In Italia, solo negli ultimi anni, con un po’ di ritardo rispetto all’estero, sta crescendo l’attenzione sulla ‘comunicazione scientifica’. Purtroppo, nonostante il Cnr sia il primo Ente di Ricerca, per struttura e anzianità, a livello nazionale, sono moltissime le persone che ancora non lo conoscono o che lo continuano ad identificano con l’università. Tra l’altro, il suo aspetto multidisciplinare, lo rende ancor più complesso e strutturato. Anche per questa ragione, sta crescendo il bisogno di un intervento mirato sul territorio finalizzato a proporre momenti d’incontro tra scienziati e pubblico. L’obiettivo, a questo punto, non è solo di rispondere ad una esigenza di visibilità, ma di sviluppare uno ‘spirito critico’ che aiuti ad accrescere una quanto più giusta e corretta consapevolezza scientifica. Anche perché, fino a non molto tempo fa, la comunità scientifica si rivolgeva, per abitudine, solo alla comunità scientifica. Ma oggi la situazione è notevolmente cambiata e non sono pochi oggi i casi di scienziati che si occupano, tra l’altro, anche di divulgazione. Infine, come altri Enti, il Cnr, sta rispondendo alle nuove esigenze creando anche strutture esclusivamente dedicate agli aspetti di comunicazione e divulgazione.

3) Andiamo nel concreto. A parte la Settimana della Scienza, come incentivare ancor di più  la partecipazione dei cittadini di tutte le età agli sforzi compiuti dai nostri ricercatori e dalla scienza italiana, in generale?

Eventi come questi servono a comunicare che la ricerca scientifica non è un qualcosa di esclusivo , ma parte integrante del Sistema
Paese. I risultati della ricerca li troviamo negli pneumatici delle automobili che utilizziamo tutti i giorni, sulle nostre tavole quando consumiamo i prodotti acquistati al supermercato, nelle nostre case con l’utilizzo degli elettrodomestici. Insomma, la scienza è ovunque. Rappresenta il know how del Paese. È ciò che ci rende competitivi nel mondo. La nostra sfida è quella di stimolare  ‘un’educazione scientifica’ nei cittadini, dando loro la possibilità di entrare negli ambienti dove la ricerca prende vita. È necessario infatti  che i ricercatori stabiliscano un rapporto di dialogo con il pubblico, e che il pubblico, a sua volta avverta sempre più il desiderio d’informarsi sulla ricerca. In questo contesto sicuramente i media giocano un ruolo fondamentale.

4) Infine una considerazione sul mondo della scuola. Perché in Italia la scienza e le materie correlate, come la matematica, appaiono ancora oggi un po’ troppo trascurate, rispetto, ad esempio, ai Paesi del Nord Europa? Come catturare i più giovani a questi ambiti? Tra i tanti lavori possibili, come accattivare le menti più brillanti a dedicare la loro vita alla ricerca?

Tempo fa, durante un meeting conobbi un astronauta. Mi disse: “A sette anni i miei genitori mi portarono a visitare l’osservatorio.
Vedendo le stelle ne rimasi profondamente affascinato. Fu allora che decisi di fare l’astronauta”. Ovviamente non tutto è sempre così definito. Purtroppo, risulta ancora difficile superare quelle resistenze che portano a considerare le materie scientifiche come un aspetto meno rilevante nella formazione culturale, con effetti che inevitabilmente si riflettono nel sistema scuola-ricerca. Anche per questo, il nostro obiettivo fondamentale è stimolare nei giovanissimi un interesse sempre più ampio verso tutti gli ambiti della conoscenza. Stimolare, come dicevo prima, lo ‘spirito critico ’ che aiuti a porsi le giuste domande. Forse questo non risolverà nell’immediato la crisi di certi settori, ma è il modo che stiamo applicando per avvicinare giovani e famiglie alla scienza.

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