La questione IVA mette a rischio il governo delle larghe intese

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di Francesco Galati

Delle aliquote IVA ne avevamo già parlato in precedenza, rilevando in quel caso la possibilità o meno di rimandare l’aumento dell’aliquota che era prevista, così come lo è ancora, per la fine di giugno.
Il tema IVA è controverso, da un lato i maggiori introiti derivanti dal suo aumento andrebbero a soddisfare le richieste dell’UE e dei vari vincoli di bilancio imposti ai paesi membri, non senza una certa cecità che in realtà impedisce il rilancio di economie in difficoltà, e soprattutto all’adozione di misure impopolari che rendono ancora più difficile il processo di ripresa dalla crisi.

E su questo tema il governo sta affrontando una crisi, che potenzialmente potrebbe avere risvolti più pericolosi dell’eventuale conferma dell’ineleggibilità di Berlusconi e del conseguente paventato crollo del PDL, visto che tutti i parlamentari PDL hanno sostenuto che in caso di conferma si dimetterebbero tutti in massa, ricordando – anche se in maniera differente e a parti invertite – la secessione dell’Aventino.

Nel pranzo di venerdì che ha coinvolto il premier Letta e il numero due del PDL Alfano, la questione è emersa in tutta la sua gravità e forza. Da un lato Alfano che tenta di mantenere la posizione della sua compagine e del leader che ha affermato, tra il serio e il faceto, che il non rispetto dei vincoli UE potrebbe essere meno grave di adottare misure come l’aumento IVA, insomma la tanto odiata austerity.

Dall’altro Letta si trova incrociato tra due o tre fuochi: quello dei vincoli UE riguardanti il pareggio di bilancio e il rapporto deficit/PIL, le pretese del PDL e in ultimo quelle del PD che con Franceschini non manca di mettere altra benzina sul fuoco, continuando con la politica canzonatoria che, purtroppo, da anni contraddistingue la politica italiana e che come stiamo provando sulla nostra pelle, non porta da nessuna parte, se non a un governo di larghe intese, dove l’unico partito (o movimento che dir si voglia), che in realtà ha vinto le elezioni si trova a sua volta attanagliato da un fare politica che è in realtà è fare chiacchiera.

Torna in mente la teoria del Rasoio di Occam, la soluzione più semplice, quella con meno ipotesi, è quella da prendere per buona; invece all’italica maniera i nostri politici amano complicare le cose sempre più, anche se va detto che il sistema UE non aiuta più di tanto a semplificare le cose con pretese che in alcuni momenti dovrebbero invece diventare dei richiami al buon senso.
Come già più volte detto l’UE ha bisogno di assumersi delle responsabilità politiche nelle scelte d’economia politica che sono effettuate nell’area UE.

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