Chrysler sul punto di tornare a Wall Street?

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di Francesco Galati

Durante questa settimana Sergio Marchionne, AD del gruppo Fiat, ha paventato la possibilità di un ritorno in borsa per l’azienda americana che gestisce a seguito della vendita della stessa da parte del gruppo GM. Durante il consiglio per le relazioni Italia-USA, tenutosi a Venezia e al quale ha partecipato in qualità di copresidente, Marchionne ha aperto più che una porta per la quotazione a Wall Street del colosso automobilistico americano Chrysler.

Questa possibilità di ritorno nel listino americano è poi fortemente caldeggiata dal Veba, gruppo sindacale americano che gestisce i fondi sanitari e pensionistici del gruppo Chrylser, e che controlla l’azienda stessa con una quota del 41,5%.

La questione è però spinosa poiché la Chrysler potrebbe già presentare le carte per essere quotata in borsa ma questo comporterebbe il riacquisto delle quote in mano al Veba ed è proprio su questo punto che Marchionne ha messo l’accento specificando che una trattativa sul prezzo non si è ancora intavolata e che probabilmente prima della fusione Fiat-Chrysler che dovrebbe avvenire entro dicembre, non avverrà. Marchionne ha anche lanciato qualche (giustificata) frecciatina ai sindacati italiani, specificando come le trattative col sindacato americano siano più semplici in virtù della fiducia che viene riposta nel manager, mentre in Italia la questione è sempre più complessa e simile ad una lotta di classe, che diciamocelo ha un nonsoché di anacronistico.

L’AD Fiat-Chrysler ha poi fatto una panoramica sul mercato automobilistico europeo sostenendo che non si è ancora toccato il fondo e che probabilmente nei prossimi tre-quattro anni il mercato ricomincerà a crescere, permettendo così investimenti e iniezioni di capitale, necessari per lo sviluppo ed il mantenimento delle varie fabbriche.

Per quel che riguarda le fabbriche italiane Marchionne, ha rimarcato l’importanza dei costi da sostenere per il lavoro in Italia, come sicuro fattore penalizzante (come dargli torto del resto), e ha parlato della necessità della cassa integrazione fino a che non ci saranno nuovi investimenti, inoltre ha preso in considerazione il sostegno con aumento di capitale che la famiglia Agnelli tramite il gruppo Exor ha detto possibile.

Il discorso sulla famiglia Agnelli e sulla cassa integrazione riguarda però un altro discorso tutto italiano che poco ha a che vedere con il gruppo Chrysler e l’ottimo lavoro svolto da Marchionne.

 

 

 

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