Ciclismo. Parigi – Roubaix, il campione indiscusso è ancora Fabian Cancellara

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di Andrea Campitelli 

E sono tre. E’ invincibile Fabian Cancellara: il velodromo di Roubaix acclama il suo trionfo e lo consegna all’Olimpo del ciclismo moderno.

“E ora chi fermerà la Locomotiva di Berna”? Questa domanda ha accompagnato la vigilia dell’edizione numero 111 della Parigi – Roubaix, la classica ciclistica più dura e famosa al mondo. Dopo la splendida vittoria in solitaria nel Giro delle Fiandre di domenica scorsa, gli occhi di tutti i corridori e dei cronisti erano puntati su Fabian Cancellara, “Spartacus” per gli amici/nemici. Lo svizzero infatti viste le assenze del re del pavè Tom Boonen per infortunio e del giovane rampante Peter Sagan era il favorito numero uno. Ebbene “Spartacus” non ha deluso le attese.  Un insolito sole per queste zone accoglie i corridori al via e li accompagnerà per tutto il percorso, che misura 257 km e presenta 27 settori in pavè (52 km in tutto) tra i quali due tratti storici come la “Foresta di Arenberg” e il “Carrefour de L’Arbre” che mettono a dura prova ruote e telai delle biciclette, le gambe e l’equilibrio degli atleti. Proprio per la durezza del percorso la Roubaix viene considerata la più massacrante delle 5 “classiche monumento”.  Si parte subito veloce, la media della corsa è alta, l’obiettivo è chiaro: sfiancare il ciclista elvetico e soprattutto la sua squadra. Infatti è proprio il “Team RadioShack” a tenere a bagnomaria e poi a chiudere i vari gruppetti che si alternano in fuga. Ma all’imbocco della temibile “Foresta di Arenberg” la squadra non conta più, da qui in avanti iniziano 85 km tutti contro tutti, o meglio tutti contro “Spartacus”. Sono diversi i corridori che cercano di andarsene ma gli unici che riescono nell’obiettivo sono due belgi Vandenbergh e il pimpante Vanmarcke. I due prendono un vantaggio di 30 secondi sul gruppetto Cancellara, quando a meno 20 km dal traguardo inizia lo show del 32enne svizzero. Parte da solo all’inseguimento dei due attaccanti e l’unico a stargli dietro è il ceco Stybar. In pochi chilometri i due attaccanti vengono raggiunti; siamo alle porte dell’inferno, il “Carrefour de L’Arbre”. Cancellara lo prende in testa e ciottolo dopo ciottolo il pavè si trasforma in rotaia per la Locomotiva. A fare le spese dell’andatura sono Vandenbergh e Stybar che finiscono a terra traditi dal micidiale pavè e dall’eccessivo claore (tasso alcolico?) dei sempre splendidi tifosi. Resiste solo un monumentale Vanmarcke promettente 24enne belga. Finito l’inferno, i due proseguono a braccetto fino al velodromo di Roubaix. 250 km tra ciottoli, polvere, terra e asfalto non sono bastati.  Sarà la pista come spesso è accaduto a decidere chi trionferà. I due accennano addirittura un “surplace” per studiarsi ma dalla pedalata si capisce che per il belga non c’è niente da fare. La volata è vinta dallo svizzero che dopo aver alzato le braccia  si lascia cadere a terra sul prato di Roubaix; stravolto, rimane sdraiato lì dove sono passati tutti i miti del ciclismo.  Sembra rendersi conto anche lui di essere entrato definitivamente nella storia del ciclismo. E’ il terzo successo nella Roubaix per “Spartacus”, seconda doppietta nello stesso anno Fiandre – Roubaix (unico insieme a Boonen). Il suo modo di correre eroico e i suoi innumerevoli successi l’hanno fatto diventare il corridore più amato al mondo e uno dei più forti della storia. E l’interrogativo per il futuro all’arrivo rimane lo stesso della vigilia: “Chi fermerà la Locomotiva di Berna”???

In conclusione un cenno sugli italiani. Non vinciamo dal secolo scorso (1999 Andrea Tafi) e se queste sono le prestazioni dovremo aspettare un altro secolo purtroppo.

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