La7: da Telecom a Cairo. Storia e prospettive del quasi-terzo polo televisivo

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di Fatima Anna Cesari

La 7 è passata, dallo scorso 4 marzo, dalla gestione Telecom Italia a Urbano Cairo, della Cairo Communication, concessionaria di pubblicità del canale dal 2003. Questo ulteriore cambio di gestione, in pochi anni di trasmissione con il nome la 7, comporterà probabilmente un nuovo profilo del canale e nuove scelte editoriali, pur non rinnegandoi successi degli ultimi tempi.

La 7 nasce ufficialmente nel 2000 da TMC (Telemontecarlo), quando il canale venne venduto alla Seat Pagine Gialle del gruppo Telecom Italia. L’obiettivo fondamentale da raggiungere per questa nuova rete fu da subito quello di creare un terzo polo, che potesse competere con le reti Rai e Mediaset. La 7, ribattezzata Telecenerentola da Stefano Buccafusca, autore del libro omonimo e caporedattore centrale del Tg La7, ha avuto una storia travagliata, cambiando più volte veste e vocazione, fino a trovare la giusta strada nell’informazione, dandosi una più definita identità di rete.

Se pensiamo al vero successo dell’informazione su La 7 non possiamo non citare Enrico Mentana che, approdato come direttore nel 2010, ha eseguito un vero e proprio restyling del telegiornale, portandolo ad ottenere ascolti mai raggiunti prima. La linea editoriale originaria del canale però era completamente diversa. Inizialmente si cercò di catturare il target giovanile, affezionato a Italia Uno, scelse come direttore Roberto Giovalli, che aveva diretto proprio la rete giovane di Mediaset, come direttore del Tg La 7 fu scelto Gad Lerner, che inaugurò la testata con il racconto dei fatti del g8 di Genova. Successivamente nel 2002 l’emittente passò a Marco Tronchetti e dall’anno successivo iniziò il vero e proprio successo di La 7, grazie anche all’arrivo di alcuni conduttori Mediaset e Rai, a cui il pubblico era affezionato, e alla partnership con la Nazionale italiana di rugby, che fece di questa rete un appuntamento fisso per gli appassionati dello sport. Nell’autunno del 2006 il Tg La 7 fu affidato ad Antonello Piroso che poi, dopo l’arrivo di Mentana, ne rimase collaboratore esterno e continuò a lavorare nel canale con (Ah)i Piroso, Niente di Personale e l’esperimento domenicale Ma anche no.

Dopo l’esclusione di Claudio Sposito e Diego Della Valle quali possibili acquirenti, il primo acomunicare il passaggio di proprietà a Cairo è stato uno dei volti della rete, Gad Lerner che ha annunciato la vendita con un tweet: “È fatta, telecom cede la7 a Urbano Cairo“.

Per il momento non è dato sapere come cambieranno i palinsesti ma di sicuro Cairo vorrà preservare i successi della rete, dei veri e propri punti di forza come Servizio Pubblico, Tg La 7, Otto e mezzo, Le Invasioni Barbariche e Crozza nel Paese delle Meraviglie, mettendo da parte per il momento sperimentazioni di nuovi programmi e cercando di consolidare il pubblico già conquistato, potenziando e migliorando le fasce più deboli, tra cui il pomeriggio, soprattutto dopo l’esperimento fallimentare del Cristina Parodi Live.

Le prime dichiarazioni di Cairo dopo l’acquisto sono state innanzitutto positive: “La7 ha dei risultati di ascolto importanti. Il mercato è competitivo ma la rete ha margini di crescita importanti, ha ancora un grande potenziale di ascolti con un target straordinario. E’ l’unica rete che sta crescendo nel primo bimestre dell’anno”. L’impegno della nuova gestione sembra per il momento indirizzato soprattutto a ridurre i costi e potenziare il palinsesto, senza dimenticare anche un canale più recente del digitale terreste, la 7d, che per ora, tolta qualche eccezione, sembra solo un contenitore di repliche e telefilm e che invece potrebbe fare da traino per quel pubblico che ancora non segue il terzo polo e proporre una linea editoriale ben precisa, con l’obiettivo di conquistare il target giovane, o quello femminile.

Come riportato dall’Ansa e da altre agenzie, Cairo ha ribadito di voler mantenere la forte vocazione giornalistica delle rete e di tener conto dei successi della rete e ai risultati ottenuti: “Non c’è molto da fare, qualche intervento mirato, c’è senz’altro qualche momento della giornata in cui si può fare di più ma abbiamo una rete che va preservata, con un target strepitoso. Vogliamo dare un orientamento ancora maggiore al target donne giovani, tra i 25 e i 40 anni“.

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