“È la stampa bellezza”, Beppe Grillo ancora contro i giornalisti

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di Pierfrancesco Demilito

Beppe Grillo, qualche giorno prima del voto, definiva i giornalisti italiani, tutti senza differenze ed eccezioni, una fila “di pennivendoli, di zoccoli dell’informazione, di specialisti della macchina della merda all’attacco del M5S”. Dopo la recente inchiesta dell’Espresso sugli affari del suo autista, invece ha scritto: “Povero Paese con l’informazione peggiore (di gran lunga) dell’Occidente che usa il suo potere per infangare chiunque voglia il cambiamento, la trasparenza, la pulizia morale”.

Il politico genovese (perché comico ha smesso di esserlo tempo fa) non fa differenze, ma spara nel mucchio, fare differenze non conviene al suo Movimento, quello che gli interessa è dividere il Paese in buoni (loro) e in cattivi (tutti gli altri), e spera con questa strategia di riuscire a ottenere il 100% dei seggi parlamentari. Come se in questo Paese non avessimo già avuto un Parlamento monocolore e come se quel periodo non avesse rappresentato il momento più buio della storia italiana.

Fortunatamente non scriviamo questo giornale per far contento Grillo o i suoi fedeli sostenitori, lo facciamo perché crediamo nel valore della stampa libera, ci limitiamo a scrivere per raccontare quello che accade dentro e fuori il nostro Paese, non abbiamo padroni da accontentare e come noi esercitano degnamente la loro professione tanti altri giornalisti italiani.

La settimana scorsa, ad esempio, parlando dello scandalo che ha travolto il Monte dei Paschi di Siena, scrivevamo: “Partiti e politici sono potenzialmente coinvolti nelle vicende MPS vista la forte influenza che esercitavano nelle nomine dei membri del consiglio di amministrazione o comunque della dirigenza della banca…Una storia che non riguarda solamente la vicinanza della Banca al PD oggi, ma anche ai DS e al PDS, ieri”. Come dimostrato, dunque, non siamo soliti fare sconti a nessuno e per questo non li faremo neanche al suo Movimento.

Grillo parla di un’informazione che usa il suo potere per infangare, ma a questo punto la domanda che ci poniamo è: quando l’Espresso e Repubblica (testate notoriamente vicine alla sinistra italiana)  nel 2008 (e non cinquant’anni fa) attaccarono duramente i vertici del PD per la vicenda Fondiaria-Sai, i mezzi d’informazione e la politica non erano collusi? Quando Leonardo Dominici, sindaco Pd di Firenze, si incatenò ai cancelli del gruppo editoriale L’Espresso con un cartello con su scritto “no all’informazione distorta” non c’era complicità tra i giornalisti di quel gruppo e il centrosinistra italiano? La recente inchiesta dell’Espresso pone delle domande e Grillo, invece di limitarsi ad offendere e a gettare tutti i giornalisti italiani in un unico grande calderone, risponda a quei quesiti e se avrà delle risposte convincenti stia pure sicuro che il caso si chiuderà lì. Certo le risposte convincenti, però, bisogna averle.

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