Roma, Almaviva Contact: 632 lavoratori rischiano la cassa integrazione

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di Alessandra Vitullo

Sulcis, Alcoa, Cinecittà, Ilva, Fiat… un altro nome va ad aggiungersi alla lunga e triste lista dei fallimenti dell’industria, della politica, del diritto al lavoro, del nostro Paese, è quello della Almaviva Contact. Sono 632, infatti, gli addetti al call center dell’azienda che rischiano di essere messi in cassa integrazione. I piani alti parlano di inefficienza, assenteismo, calo della produttività… ma il vero motivo dello smantellamento della sede in via Lamaro, a Roma, deve essere ricondotto piuttosto agli incentivi che deriverebbero dalla delocalizzazione dell’attività nel sud Italia.

Jean Paul, dipendente Almaviva, ci racconta: “lo scorso 28 agosto, l’azienda ci ha comunicato l’apertura della procedure per la messa in cassa integrazione di 632 persone, dichiarando la cessazione delle attività. Ma sottolineiamo comunque che le attività non cessano, le commesse in questione sono semplicemente trasferite – Jean Paul prosegue spiegandoci in cosa consista il piano di delocalizzazione dell’azienda –Tim 119 sarà trasferita a Rende, in Calabria, e qui si ritorna sul discorso del costo del lavoro, che qui ti costa 100 e lì invece 50, senza parlare poi degli incentivi che a Roma non ricevono più, perché già presi a tempo debito; stesso discorso vale per la commessa Mediaset, che sarà trasferita a Catania, e per il 1288 che invece sarà trasferito a Palermo.”

Dopo il sit-in dello scorso 28 agosto, il 4 settembre, i lavoratori hanno iniziato il loro sciopero con una marcia di protesta per le strade del X municipio, dove si trova la sede dell’azienda. Accompagnati dalla solidarietà delle rappresentanze politiche, sono riusciti ad ottenere anche un tavolo d’incontro col sindaco Alemanno, previsto per il prossimo giovedì. Il Consiglio della regione Lazio, nel frattempo, ha promosso una mozione a sostegno dei lavoratori.

Nell’ultimo incontro coi vertici aziendali, avvenuto il 13 settembre all’Unione industriali di Roma, Jean Paul ci dice che “sono state esposte le motivazione della cassa integrazione e ci hanno ripetuto le cose che ci hanno sempre detto: che i dipendenti di via Lamaro sono dei fannulloni, che siamo in perdita, che sul sito di Roma c’è un assenteismo molto alto – ed aggiunge – la nostra posizione è che l’azienda ritiri la cassa integrazione perché le motivazioni non sono affatto vere. Parlano di assenteismo, quando in realtà considerano assente chi non va a lavoro per malattia; parlano di inefficienza quando gli strumenti che ci servono per svolgere il nostro lavoro non funzionano, sono bloccati. A volte per aprire le postazioni ci perdiamo un quarto d’ora, venti minuti, e succede quindi che non possiamo loggarci in tempo, così si  finisce in inefficienza.”

Al tavolo d’incontro previsto per giovedì 20 settembre, al quale parteciperanno la Regione, le parti sociali interessate e l’azienda, si deciderà del futuro dei 632 lavoratori. Qualora, infatti, fosse confermata per loro la cassa integrazione, questa diventerebbe effettiva negli immediati due giorni successivi.

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